Economia

Caro-vacanze: 1 italiano su 3 non partirà

Quest’anno 38 milioni di europei resteranno a casa, rinunciando ai viaggi estivi a causa dell’aumento dei prezzi. Lo Stivale è il quinto tra i Paesi più colpiti: 6 milioni di lavoratori non riescono a sostenere i costi
Credit: Amy Shamblen
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27 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Estate, tempo di vacanze. Ma non per tutti. Perché nonostante il caldo torrido, sono milioni i lavoratori che quest’estate non potranno permettersi una settimana di ferie fuori casa. E, secondo l’analisi della Confederazione europea dei sindacati (Ces) basata sui dati raccolti da Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione europea), ben 38 milioni di lavoratori europei (pari al 19,5% del totale) si troverebbero in questa condizione.

I prezzi delle vacanze, e in particolare dei pacchetti turistici, sia in Italia che all’estero hanno subito un’impennata senza precedenti, rendendo difficile l’accesso alle ferie per molte famiglie. Secondo i dati di Eurostat, tra gennaio e maggio, sarebbero aumentati del 12,4% nell’Ue (è l’incremento più significativo dal 1996), superando l’aumento del 11,5% già registrato nel 2022.

Il prezzo medio di un pacchetto turistico di minimo 4 notti in Europa si aggirerebbe intorno ai 2.967 euro, in crescita rispetto al 2018, quando i vacanzieri spendevano circa 600 euro in meno per un soggiorno della stessa durata. In Italia, invece, una famiglia interessata ad acquistare un pacchetto vacanze dovrebbe pagare mediamente 1.319 euro.

Si tratta di un onere eccessivo per molte famiglie, soprattutto considerando che in 14 Stati Ue su 27 questa cifra è maggiore dello stipendio mensile di un lavoratore che guadagna il salario minimo. E non dimentichiamo che, in alcuni Paesi europei, il salario minimo può essere addirittura inferiore a 5 euro l’ora, penalizzando così la pianificazione delle ferie. In Italia, invece, manca ancora una legge specifica che definisca i parametri del minimo salariale.

La Romania è in cima alla classifica Eurostat con il 43% dei lavoratori esclusi dalle ferie, seguita da Grecia (37%), Ungheria (34%) e Croazia (31%). L’Italia si posiziona al quinto posto tra i Paesi più colpiti, con il 30,75% dei lavoratori impossibilitati a concedersi una vacanza per problemi economici: percentuale doppia rispetto a quella registrata in Francia e Germania (pari al 13%).

E così, 1 italiano su 3 quest’anno rinuncerà alle gite fuori porta, per un totale di 6 milioni di lavoratori, senza considerare i disoccupati o i precari nel nostro Paese. Anche chi riesce a partire si trova a dover affrontare un caro-vacanze sempre più pesante, con un aumento del 14,1% nel prezzo della villeggiatura in Italia rispetto all’anno precedente.

Vale la pena ricordare i risultati del recente rapporto Employment Outlook dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), secondo cui, nel 2022, i salari reali nei Paesi dell’area sono diminuiti del 2,2% rispetto al periodo pre-Covid, con l’Italia che ha sperimentato la maggiore contrazione, pari al 7,5%.

Inoltre, come sottolineato dal segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri, in molti settori, inclusa l’industria del turismo, si registrano profitti notevoli, ma i rinnovi dei contratti collettivi sono fermi.

Un calo del potere d’acquisto che ridefinisce nettamente le priorità delle famiglie più in difficoltà, costrette a ridurre le spese extra per fronteggiare i crescenti rincari dei beni e servizi considerati essenziali, impedendo così anche solo di pensare alla pianificazione di una vera e propria vacanza.

L’aumento dei prezzi dei viaggi insieme al calo dei salari reali mette a rischio la possibilità per molte famiglie di godersi un periodo di riposo e svago. E se questa problematica non verrà affrontata urgentemente, è probabile che il numero di lavoratori impossibilitati a usufruirne continuerà ad aumentare.

Questa sfida richiederà sforzi congiunti da parte di istituzioni, datori di lavoro e sindacati per garantire salari adeguati in considerazione dell’aumento del costo della vita. Sforzo che, forse, potrebbe ripagare aziende e manager con un aumento della produttività dei propri dipendenti una volta rientrati dalle vacanze.

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