Economia

Smart working: soluzione contro le ondate di calore?

È l’ipotesi della ministra Calderone; in Spagna e Grecia, intanto, stop al lavoro nelle ore più calde. Anche la Germania propone una “pausa” per prevenire malori tra operai e dipendenti
Credit: Anna Shvets
Tempo di lettura 4 min lettura
25 luglio 2023 Aggiornato alle 19:00

A causa delle forti ondate di calore che stanno colpendo l’Italia, il Ministero del Lavoro sta valutando l’idea (dove possibile e necessario) di adottare lo smart working per proteggere i lavoratori dalle alte temperature.

La proposta, promossa dalla ministra del Lavoro Marina Calderone, è stata presentata nel corso della riunione con le unioni sindacali e le associazioni datoriali. Al momento, però, non esiste un veicolo normativo in cui inserirla, come spiega la stessa Ministra, notando però che ciò «non vuol dire che non si possa individuare»

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ha sottolineato la gravità della situazione: «Serve un protocollo per cassa integrazione e smart working per i lavoratori, come durante il Covid-19 - ha affermato - Pensare di dover mettere a rischio la propria vita perché si va al lavoro è qualche cosa che devi fa riflettere tutti, non è un tema solo delle associazioni datoriali, è un tema dei sindacati ed è un tema del Governo».

Di simile approccio è la presidente confederale della Cgil Francesca Re David: «Bisogna agire con urgenza: bisogna allargare a tutti i lavoratori e le lavoratrici la cassa per ondate di calore. Mi auguro che all’incontro la ministra Calderone arrivi con le risorse necessarie per consentire ai lavoratori di fermarsi e non lavorare: per fermarsi c’è uno strumento ed è quello di allargare a tutti la cassa», mentre il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra parla di «disegnare, attraverso la contrattazione collettiva, una organizzazione del lavoro che rimoduli gli orari e le prestazioni di lavoro, per evitare di collocare i lavoratori nelle ore più calde e spostarli in orari in cui le temperature sono più favorevoli».

In Spagna, in seguito alla morte di un operaio a Madrid per un colpo di calore, il Governo ha vietato dallo scorso giugno il lavoro all’aperto durante le ondate di caldo estremo, fissando temperature minime e massime legali. Inoltre, il 18 luglio è stato approvato l’Osservatorio sulla Salute e il Cambiamento Climatico, che indagherà gli effetti del forte calore sulla salute umana.

«Importante capire come prepararsi a estati più calde - ha affermato la ministra spagnola per la Transizione Ecologica Teresa Ribera - Dobbiamo studiare cosa succede al nostro corpo in risposta agli effetti del cambiamento climatico».

In Grecia, invece, per affrontare l’anticiclone Cleo, è stato dichiarato lo Stato di emergenza e i principali siti turistici sono stati chiusi nelle ore di punta. Il Ministero del Lavoro ha disposto la sosta obbligatoria per i lavoratori nelle ore più calde e lavoro a distanza per chi fa parte delle categorie più vulnerabili e, quindi, più a rischio. Un approccio molto simile a quello studiato dal Governo italiano.

In Germania è stato proposto un piano promosso dall’Associazione tedesca dei medici del servizio sanitario pubblico (BVÖGD), che prevede nelle ore più calde della giornata una pausa per prevenire malori tra operai e dipendenti, mentre altre associazioni propongono obblighi per abbigliamenti leggeri e sistemi per abbassare l’impatto delle alte temperature.

Secondo l’analisi epidemiologica condotta dall’Istituto di Barcellona per la Salute Globale, in collaborazione con l’Istituto nazionale della sanità francese e pubblicata su Nature Medicine, i morti riconducibili alle alte temperature estive nel 2022 in Europa sono stati 61.000; di questi, più della metà sono stati over 79 (36.848 decessi). La maggior parte dei decessi (18.010) è stata registrata in Italia.

Queste ondate di calore saranno sempre più intense nei prossimi anni. L’Organizzazione Mondiale Meteorologica annuncia che, al 98%, 1 dei prossimi 5 anni sarà il più caldo mai registrato sulla Terra, mentre al 66% è probabile che si supererà la temperatura di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale. Saranno decisive le politiche ambientali dei vari Paesi, con occhi puntati soprattutto su Usa, Cina, India, Giappone e Russia, che nel 2021 sono stati responsabili del 67,8% di produzione di anidride carbonica nel mondo.

Leggi anche
Lavoro
di Costanza Giannelli 4 min lettura
Spopolamento
di Alexandra Suraj 3 min lettura