Diritti

Come combattere l’influenza negativa dei colleghi ansiosi

Certe persone possono rendere la vita lavorativa frustrante e infelice, ed è bene stabilire dei limiti. Ecco alcune strategie per riuscirci
Credit: Yan Krukau
Tempo di lettura 5 min lettura
23 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Ogni contesto lavorativo ha in sé una serie di meccanismi che siamo abituati a percepire come la naturale scansione degli eventi giornalieri, fino al punto di adottare atteggiamenti emulativi e del tutto meccanicistici del sistema.

Le relazioni negative tendono a rendere la vita infelice, anche quelle relegate al mero posto di lavoro; pertanto, è giusto stabilire dei limiti. I colleghi ansiosi possono a esempio essere un grande fardello da affrontare e, solitamente, tutto ciò porta a una sensazione di estrema ansia, un senso di frustrazione che ci fa pensare a una perdita di tempo prezioso.

Il prototipo del collega ansioso si identifica in un soggetto intrappolato in circuiti di evitamento dell’ansia; nello specifico, persone che tendono a impedire sentimenti spiacevoli e agiscono per prevenire o smorzare quegli impulsi contrastanti che intasano le loro menti durante il turno di lavoro.

L’effetto che ne consegue si ripercuote su tutti i soggetti appartenenti allo stesso contesto lavorativo, provocando anche inefficienze e guasti nella risoluzione dei problemi e nel corretto svolgimento delle attività.

Davanti all’impotenza di avere sempre tutto controllo, esistono però strategie in grado di far fronte alle ansie negative provocate dai colleghi.

Ciclo di perfezionismo

Per riuscire a essere resilienti davanti a una situazione che provoca malessere all’attività lavorativa, e non solo, bisogna cercare di porre sotto analisi il collega ansioso. Un ciclo di evitamento dell’ansia che colpisce frequentemente i collaboratori negativi è quello del perfezionismo, uno scenario che coinvolge la stragrande maggioranza dei colleghi negativi che siamo abituati a incontrare ogni giorno. Essi ambiscono alla condizione di impeccabilità, un impulso ossessivo che si lega a molte ansie come fallire e commettere errori, per poi successivamente essere criticati e di conseguenza sentirsi inutili.

Talvolta però mirare alla perfezione può far insorgere problemi di salute mentale, come una maggiore depressione e una minore efficienza e produttività del lavoro, come riportato dal Wahington Post.

La potenzialità del ciclo del perfezionismo, inoltre, riesce a dirigersi dall’interno verso l’esterno, coinvolgendo indirettamente anche gli altri. Il collega ostile, a esempio, potrebbe trovare sempre difetti nel lavoro altrui scagliandosi verso alcuni colleghi mentre magari altri intervengono con critiche costruttive.

Calo di autostima

L’umore instabile dei nostri colleghi può renderci dipendenti da un altro ciclo di ansia: quello della continua ricerca di rassicurazione. Immersi in una situazione di disagio e dipendenza, quello che secondo il Washington Post è più comune accada, è l’accrescimento di uno scarso livello di autostima. Vedendo il mondo incerto e minaccioso, si ha la percezione di non essere in grado di raggiungere i risultati, né quantomeno di sopportare tali condizioni di subordinamento estremo.

Per non portare al limite l’insoddisfazione, gli ansiosi tendono a ricercare incoraggiamento e confronto negli altri, fino a procrastinare. Questo effetto si riflette su tutti i membri del gruppo di lavoro, provocando di conseguenza una forte sensazione di ansia; più è lungo il tempo di procrastinazione, più sarà in aumento il senso di panico nella gestione degli eventi.

Il risultato? Un abbassamento della qualità del lavoro e dello stato di benessere del collaboratore; talvolta apparire chiaramente sotto pressione davanti ai colleghi portatori di negatività, aumenta il loro bisogno di rassicurazione, che riavvia il ciclo dell’ansia. Lasciar perdere senza intervenire significa prolungare il problema per tutti.

Alcuni rimedi

Rimanere fermi davanti a un ostacolo tanto condizionante quanto invasivo, potrebbe portare a ulteriori conflitti dovuti anche alla perdita di lucidità in alcuni momenti. Il trucco è assicurarsi che l’attenzione sia sulla flessibilità e sull’apprendimento, tanto da efficientare la catena di produttività.

Per andare d’accordo con i meccanismi distorti che operano la mente del collega ansioso, è necessario entrare in confidenza con le sue fissazioni: pianificando sessioni di feedback regolari per revisionare e analizzare da più punti di vista o intervenendo in maniera costruttiva e non giudicante.

Tanto per iniziare, anziché percepire noi stessi come la pietra che i nostri colleghi devono scagliare per raggiungere maggiore appagamento lavorativo, entriamo nell’ottica di diventare un risorsa trasversale per loro e per noi stessi. Invece di diventare schiavi di quelle pressioni forzate abbassando il rendimento, possiamo diventare un partner di brainstorming per tutti i nostri vicini di scrivania.

Come? Aiutando colleghi e colleghe quando commettono errori, spronandoli a escogitare le strategie vincenti per i passi successivi; guadagnando indipendenza e osservando i propri successi. Tutto questo farà crescere il trend delle prestazioni e, solo allora, il lavoro verrà semplificato.

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