Futuro

L’ansia si può prevedere

Come? Analizzando il volume di materia grigia e bianca presente nelle diverse aree del cervello. Lo studio, pubblicato sulla rivista Sensors, è stato condotto da ricercatori dell’Università di Trento
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15 gennaio 2023 Aggiornato alle 20:00

L’ansia che ci attanaglia e ci tormenta quotidianamente si può prevedere in base al volume di materia grigia e bianca presente nelle diverse aree del nostro cervello. È quello che emerge dallo studio di un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive del centro interdipartimentale di Scienze mediche dell’Università di Trento.

È una ricerca particolarmente distintiva, perché per la prima volta ha utilizzato un metodo per costruire un modello cerebrale predittivo capace di classificare precisamente l’ansia delle persone sottoposte allo studio.

Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale infatti— il cui sviluppo attraversa una strada sempre più fertile — tale modello è in grado di predire molto accuratamente l’ansia che ci travolge. E lo fa persino con persone delle quali si sa molto poco circa il loro stato ansioso.

«Combinando metodi di intelligenza artificiale, cerchiamo di costruire modelli cerebrali predittivi per lo studio delle emozioni sia nella normalità che nella patologia», affermano Alessandro Grecucci e Teresa Baggio, principali esponenti della ricerca.

Grazie al lavoro dei ricercatori, si apre uno spiraglio per creare biomarcatori (indicatori biologici, genetici o biochimici) in grado di preannunciare l’ansia e anche altri disturbi emotivi.

In questo modo è possibile intervenire tempestivamente con trattamenti mirati al singolo individuo.

«L’obiettivo è mettere a punto modelli che, sulla base di caratteristiche morfometriche (che riguardano la composizione e il volume) del cervello, siano in grado di riconoscere il livello di emozioni disfunzionali per poter intervenire tempestivamente con trattamenti più efficaci», sottolineano Grecucci e Baggio.

Lo studio si è svolto nel Clinical and Affective Neuroscience Lab dell’Università di Trento ed ha avuto come investigatore principale il professore Alessandro Grecucci. È stato pubblicato sulla rivista scientifica di bioingegneria Sensors.

Un’interessante tendenza riscontrata nel campione studiato, è quella di provare meno ansia con l’avanzare dell’età. È quindi importante, secondo i ricercatori «studiare l’ansia soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione».

Non a caso, la salute mentale degli adolescenti è posta sotto continua attenzione anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che rileva come l’ansia sia una delle loro principali cause di malattia. È anche per questo motivo che l’Università di Trento sta sviluppando un nuovo prospetto di ricerca concentrato totalmente sul periodo adolescenziale.

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