Queer-bashing: cosa significa?
Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ e formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Con il termine queer-bashing (talvolta anche gay bashing) si indica un attacco, un abuso o un’aggressione commessi contro una persona che è percepita dall’aggressore come Lgbtqai+, e
include sia la violenza che il bullismo contro queste persone. Il termine copre sia la violenza e il bullismo nei confronti di persone Lgbtqai+, sia di persone che non lo sono ma che l’aggressore percepisce come tali.
Le aggressioni fisiche a volte includono violenze estreme o omicidi motivati dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dall’espressione di genere della vittima.
I giovani Lgbtqai+ hanno maggiori probabilità di denunciare il bullismo rispetto ai giovani non Lgbtqai+, in particolare nelle scuole.
Le vittime possono sentirsi insicure, con conseguente depressione e ansia, compreso un aumento dei tassi di suicidio e tentato suicidio. Gli studenti – e più in generale le persone – Lgbtqai+ possono provare a “passare” (in inglese si utilizza il termine passing) per eterosessuali per sfuggire al bullismo, portando a ulteriore stress e isolamento dai supporti disponibili.
Alcuni Stati hanno approvato leggi contro il bullismo, la violenza e i crimini di odio motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. In Italia, nonostante a partire dagli anni ‘80 si sia cercato a più riprese di introdurre una norma ad hoc, non è ancora presente e il Ddl Zan, l’ultima proposta di legge che andava in questa direzione, è stata bocciata al Senato.