Economia

Tassi d’interesse: Bce al rialzo, mentre Fed ci ripensa

Per la prima volta dopo più di un anno le due grandi banche centrali cominciano a viaggiare su binari differenti
Credit: Monstera
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20 giugno 2023 Aggiornato alle 14:00

La Banca Centrale americana decide di mantenere i tassi invariati nella fascia del 5-5,25% dopo ben dieci rialzi consecutivi da marzo 2022. Una mossa sul solco della prudenza, alla luce di un andamento crescente dell’economia (+1%), che tuttavia non tranquillizza del tutto la Fed. L’indice dei prezzi nei dati sulla spesa personale infatti potrebbe arrivare al +4,7% entro fine anno, con prezzi al consumo che si piazzano al 4%, il doppio della percentuale perseguita dalle principali banche centrali.

Motivo per cui «quasi tutti i partecipanti considerano probabili ulteriori strette quest’anno», commenta il presidente Jerome Powell durante la conferenza stampa, secondo cui la sosta potrebbe rappresentare un momento di riflessione per preparare nuove decisioni di politica monetaria che possano contrastare l’incedere dell’inflazione.

Sullo stesso tracciato si posiziona anche la Banca centrale del Giappone (BoJ) ,che decide di mantenere una politica monetaria fortemente espansiva composta di tassi di interesse negativi al -0,1%.

Così come anche la Banca centrale cinese (Pboc), che abbassa il tasso di riferimento dei prestiti a medio termine al 2,65% per incoraggiare le banche a fornire finanziamenti a condizioni più vantaggiose, nel segno di un forte ottimismo verso l’economia cinese. Ottimismo che, con questi tassi così contenuti, si tende a costruire, dando impulso all’economia nazionale.

Se negli Usa i falchi tornano momentaneamente al nido, in Europa continuano a battere le ali sui mercati con un nuovo aumento dello 0,25% dei tassi di interesse. Il discusso metodo di lavoro della Bce - che riunione per riunione esamina l’andamento dei dati economici per determinare la propria mossa futura - rende ogni incontro del Consiglio direttivo una vera e propria incognita per analisti e investitori, che tuttavia anche questa volta vedono un rialzo di 25 punti base.

Se però dall’altra parte dell’Oceano si progettano restrizioni, qui la situazione futura potrebbe far emergere novità più benevole.

Fra i tanti ottimisti, lo stesso membro del Comitato esecutivo Fabio Panetta annunciava al quotidiano francese Le Monde che il percorso restrittivo della politica monetaria europea non ha ancora raggiunto l’obiettivo principale, «ma non siamo lontani».

In un comunicato ufficiale la Bce afferma che stando alle proiezioni macroeconomiche, «gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023», ma subirà una graduale riduzione che la farà planare dal 3% del 2024 fino al tanto ambito 2,2% sul finire del 2025. Sulla politica restrittiva dunque «non siamo ancora a destinazione» secondo la chairman Christine Lagarde, vista la forte incertezza che proviene dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni geopolitiche che via via appaiono sullo scacchiere internazionale. «È molto probabile che continueremo ad alzare i tassi di interesse a luglio» continua Lagarde «a meno che non ci sia un cambiamento concreto del nostro scenario».

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