Economia

Cattivissima Bce

La Banca centrale europea ha alzato nuovamente i tassi: l’obiettivo è “raffreddare” l’economia per contenere l’inflazione. Si poteva fare diversamente?
Christine Lagarde durante una conferenza stampa dopo la riunione del consiglio direttivo della Bce a Francoforte sul Meno, ottobre 2022. Credit: EPA/RONALD WITTEK
Christine Lagarde durante una conferenza stampa dopo la riunione del consiglio direttivo della Bce a Francoforte sul Meno, ottobre 2022. Credit: EPA/RONALD WITTEK
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19 dicembre 2022 Aggiornato alle 09:00

La strana ossessione italiana per le Banche Centrali ha prodotto di nuovo i suoi effetti, con una serie di dichiarazioni politiche strambe che hanno viaggiato da sinistra a destra e tutte - più o meno - sullo stesso tenore.

Prima di addentrarci nel dichiarazionificio italiano, ci vuole qualche spiegazione e gli esperti ci perdoneranno se qua procediamo a una semplificazione estrema e tecnicamente non precisissima.

Le decisioni della Bce sui tassi hanno un impatto diretto sulle nostre vite: pesano sugli interessi di mutui e finanziamenti alle famiglie e alle imprese, ma anche sul debito pubblico italiano, spingendo al rialzo i rendimenti.

Perché la Bce sta stringendo i cordoni della borsa? Perché c’è un’inflazione molto alta e per contenere l’aumento dei prezzi il metodo è quello di “raffreddare” l’economia.

Un esempio semplice. I prezzi delle case salgono perché c’è una richiesta molto alta, la quale è spinta da vari fattori, dei quali il primo è che il mutuo mi costa poco. Se alzo il costo del mutuo, ci sarà meno domanda di case e i prezzi si fermeranno o scenderanno.

Perché la Banca Centrale interviene sull’inflazione? Perché l’inflazione è una brutta bestia: come si dice spesso una tassa regressiva, perché colpisce prevalentemente le fasce più deboli della popolazione. Lo Statuto della Bce prevede che il suo principale obiettivo sia mantenere l’inflazione intorno al 2%, mentre ora viaggiamo intorno al 10. Negli anni scorsi la Banca Centrale ha fatto ancora di più: a partire dalla gestione Draghi ha iniziato a comprare titoli di Stato per tenere a bada lo spread, facendo un favore ai Paesi più indebitati come l’Italia.

Cosa è successo la settimana scorsa? Che la Bce ha deciso di alzare ancora i tassi e ha annunciato una riduzione degli acquisti di titoli. E la politica italiana l’ha presa male, dal ministro della Difesa Guido Crosetto che ha parlato (ironicamente) di «regalo di Natale all’Italia deciso con leggerezza» al vicepremier Matteo Salvini che ha definito la mossa «incredibile e preoccupante»; dal ministro degli Esteri Tajani secondo il quale «non ha senso» al Pd Andrea Orlando che definisce le scelte «ricette vecchie» e auspica un sistema diverso.

Ehi, ma un sistema diverso c’è e lo stanno sperimentando in Turchia. Là il presidente Erdogan si è convinto, contrariamente a quanto insegnato da tutta la storia e la teoria monetaria, che per contrastare l’inflazione i tassi vanno tenuti bassi. Dato che generalmente i fatti non si fanno piegare dalle idee strampalate, l’inflazione turca viaggia intorno all’80%, divorando i risparmi dei cittadini.

Ora, per quanto riguarda l’Europa si può discutere di quanto l’aumento dei prezzi sia spinto da fattori esterni (prezzi delle materie prime) e quanto da fattori interni (surriscaldamento dell’economia) e di lì dibattere di quale sia la strategia migliore sempre in un ambito di rialzo dei tassi. A Christine Lagarde, presidente della Bce, si possono imputare molti errori: la scarsa tempestività nelle decisioni, la poca trasparenza nelle scelte, l’incapacità di dare una prospettiva che vada oltre le riunioni mensili. Ma per fortuna conserva l’indipendenza che i banchieri centrali turchi hanno perso da tempo.

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