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Quando muore un simbolo

Lunedì è morto Silvio Berlusconi, un politico molto influente che non metteva tutti d’accordo. E adesso che non c’è più… continuiamo a non essere d’accordo!
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17 giugno 2023 Aggiornato alle 09:00

Questo lunedì è morto un signore, un politico e un simbolo.

Non sono morte tre persone, però, ma una sola, ché il nostro protagonista era contemporaneamente un signore anziano, un politico e un simbolo.

Si chiamava Silvio Berlusconi e sono sicura che anche questa settimana ne hai sentito molto parlare. Bisognerebbe vivere in fondo a una grotta o su un anello di Saturno per non averlo sentito nominare perché tutte le televisioni, i giornali e i Tg ne hanno parlato senza sosta.

Silvio Berlusconi era parecchio anziano, aveva 86 anni ed era un po’ acciaccato, come succede alle persone della sua età. La sua morte fa parte delle cose della vita. Ma siccome Berlusconi non è solo un signore anziano ma anche un politico e un simbolo, la sua scomparsa ha scompigliato un po’ tutti, soprattutto il mondo della televisione e quello della politica, che erano i suoi due grandi campi da gioco.

Quando muore qualcuno che conosciamo, a cui vogliamo bene davvero, a cui possiamo dare i bacini e fare il solletico, siamo tristi, sperduti. È naturale. È naturale quindi che la morte di Silvio Berlusconi abbia intristito le persone che gli volevano bene davvero, coloro che potevano dargli i bacini e fargli il solletico. Sul dolore di chi perde qualcuno a cui dava i bacini nessuno può dire niente. È tristezza vera e va lasciata lì oppure coccolata.

Ma devi aver capito dai toni agitati della gente in Tv che le cose sono più complicate di così. Siccome Silvio Berlusconi è stato un politico molto influente degli ultimi 30 anni, sono stati organizzati dei funerali di Stato nel Duomo di Milano, una cerimonia gigante con un rituale molto serio e preciso. C’erano il Presidente della Repubblica e la Presidente del Consiglio.

Però, oltre ai funerali di stato, il governo, di cui Silvio Berlusconi faceva parte, ha indetto il lutto nazionale e l’interruzione per svariati giorni del lavoro dei politici. Il lutto nazionale è un simbolo forte. Quando tutti i palazzi pubblici mettono la bandiera a mezz’asta, è come se dicessero a tutti: “Sono mogio, lasciami stare”.

Il problema è che un lutto nazionale così lungo non si era mai visto, per nessuno, e Silvio Berlusconi, come ti dicevo, non era solo un politico ma anche un simbolo, e un simbolo, tra l’altro, di cose mica tanto belle.

Silvio Berlusconi ha cambiato il modo in cui si faceva politica in Italia e non l’ha cambiato per il meglio. Pur essendo un politico che lavorava nelle istituzioni, ha sempre fatto come gli pareva. Ha fatto alcune cose gravi per le quali è stato processato, e per una condannato. Anche se le ha sempre molto amate, alle volte gli scappavano commenti davvero poco felici alle ragazze e alle donne che lo circondavano, o che non lo vezzeggiavano. E siccome possedeva tre canali televisivi, chi ci è stato appiccicato tutto il giorno ha corso il rischio di crescere con lo stesso modo di fare.

E ancora adesso, tanti canali televisivi continuano a dire una grossa bugia. Dicono che Berlusconi piaceva tanto alla gente perché ci assomigliava, perché i suoi pregi e i suoi difetti erano quelli di tutti noi, che era un po’ come un papà per il paese. Era simpatico, gli piacevano le ragazze; certo, non era sempre onestissimo, ma chi lo è?

Ecco, a me quando la Tv fa così, mi ricorda quando sono in ritardissimo e devo portare la mia bambina all’asilo e le dico, per fare in fretta: “Vuoi mettere le scarpe rosse o quelle blu?” È vero, le ho dato due opzioni, ma non l’ho lasciata libera di scegliere. Ho scelto io per lei, perché non voglio che esca in ciabatte o a piedi nudi. Però la mia bambina ha 3 anni e quello che voglio, oltre a non fare tardi, è non farle venire un raffreddore.

Quando la Tv mi dice ogni giorno che Berlusconi mi assomiglia, e che io assomiglio a lui, mi sento un po’ come la mia bimba davanti a due finte opzioni. Finisco col convincermi che hanno ragione: dopotutto, non ho altra scelta. Però, per fortuna, ogni tanto anche lei s’impunta e le devo mettere gli stivali da pioggia quando fuori c’è il sole. E mi ricorda che impuntarsi non vuol dire negare la tristezza degli altri ma non aver paura di ragionare con la propria testa.

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