Ambiente

Perché la Spagna è sotto accusa per le “fragole della siccità”

Gli attivisti verdi tedeschi hanno invitato a boicottare l’acquisto dei frutti rossi di provenienza andalusa. La produzione intensiva starebbe danneggiando la riserva idrica della Doñana, patrimonio Unesco
Credit: Allec Gomes
Tempo di lettura 3 min lettura
9 giugno 2023 Aggiornato alle 13:00

Sarà crisi tra Spagna e Germania per colpa delle fragole? La notizia ha fatto il giro del mondo perché il contenzioso riguarda una delle più grandi coltivazioni europee di frutti rossi che fornisce il 30% del mercato Ue e produce l’11% del Pil della provincia di Huelva, in Andalusia.

Sotto accusa sono finiti i pozzi illegali che gli agricoltori della zona hanno realizzato per fare fronte alla mancanza d’acqua degli ultimi anni (da qui la definizione di “fragole della siccità”), sottraendola alle riserve del Parco naturale della Doñana dichiarato riserva della biosfera Unesco dal 1980 e Patrimonio dell’umanità nel 1994. Insieme alla richiesta di ampliare di 800 ettari la superficie di coltivazione, sempre ai danni della riserva naturale di 122.000 ettari che si estende tra le province di Huelva, Siviglia e Cadice e ospita in diversi momenti dell’anno migliaia di uccelli migratori.

La produzione di fragole richiede grandi quantitativi d’acqua e una coltivazione ancora più intensiva non farebbe che aggravare la sete di approvvigionamento idrico per soddisfare le richieste dei mercati internazionali.

L’impatto ambientale e insostenibile di queste estrazioni illegali in Andalusia era già finito nel mirino della Corte di Giustizia della Ue nel 2021: la Spagna era stata condannata per non aver impedito la realizzazione dei pozzi e non aver protetto, con misure adeguate, il prezioso habitat naturale di quella zona.

Oggi lo scontro si è “aperto” su due fronti: quello politico interno al Paese iberico, tra la ministra dell’Ambiente socialista Teresa Ribera e il governatore conservatore andaluso Juan Manuel Moreno Bonilla, e quello con i gruppi verdi della Germania che hanno lanciato una grande campagna di boicottaggio ai danni delle fragole spagnole.

Il mercato tedesco assorbe da solo più del 30% della produzione di frutti rossi andalusi (con un consumo di 113.000 tonnellate) e l’impatto sull’economia spagnola sarebbe rilevante. Secondo il Wwf, per produrre un chilo di fragole si utilizzano 300 litri di acqua. E in una zona di grande siccità, si fa presto a capire quante gravi conseguenze ambientali possa avere una produzione così intensiva.

Gli attivisti tedeschi hanno promosso una raccolta firme sulla piattaforma Campact, raccogliendone oltre 165.000, invitando le catene di supermercati Lidl e Aldi a non comprare più i prodotti coltivati nella regione andalusa e i consumatori a non acquistare le fragole spagnole. Non solo: una delegazione di parlamentari tedeschi si è recata in questi giorni nella provincia di Huelva per valutare i rischi ambientali nell’area protetta.

Il contenzioso politico interno però continua: il presidente andaluso Bonilla vorrebbe legalizzare i pozzi già aperti e proteggere i produttori locali e i 100.000 posti di lavoro che il commercio delle fragole garantisce alla regione.

La nuova legge dovrebbe annullarne una precedente, del 2014, che aveva limitato l’estensione dei terreni agricoli proprio a causa della povertà di risorse idriche. Il governo spagnolo si è invece detto “molto preoccupato” per il boicottaggio e ha accusato Bonilla di danneggiare gli agricoltori che coltivano rispettando le leggi e l’ambiente.

Secondo un’inchiesta di El Diario, tra le promesse del governo andaluso ci sarebbero alcune opere idrauliche che eviterebbero di usare le acque di falda e opere per desalinizzare l’acqua di mare. Ma niente è stato ancora avviato.

Leggi anche
attivismo
di Martina Micciché 5 min lettura
clima
di Sergio Ferraris 4 min lettura