Diritti

La Cina ha censurato alcuni episodi di “Friends”

Alle autorità non sono piaciuti i riferimenti espliciti al mondo LGBTQ+ e al sesso. E così li hanno tagliati o tradotti in modo diverso dall’originale. I fan sono insorti
Credit: Crediti: Dutton shows per Saul Austerlitz
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15 febbraio 2022 Aggiornato alle 13:00

Le piattaforme di streaming cinesi non sono mai state meno amichevoli di così. Se ne sono accorti i fan di Friends, che hanno notato che la serie che narra le vicende di Ross, Rachel, Phoebe, Chandler e Monica non era più la stessa. Alcuni episodi e scene, infatti, hanno subito la censura delle autorità cinesi, che da fine gennaio hanno inasprito la campagna clean cyberspace (cyberspazio pulito) e rimosso quei contenuti ritenuti malsani per la società.

Alcune parti della storia dei cinque amici di New York non sono piaciute alla Cyberspace Administration of China, che ha creato “un ambiente online sano, festoso e armonioso per gli utenti di Internet”. In occasione del centenario del Partito Comunista Cinese, infatti, sono state introdotte nuove linee guida e politiche per un rimodellamento della cultura tradizionale tra i giovani cinesi.

E così l’episodio in cui Ross Gheller spiega ai genitori il motivo del suo divorzio da Carol bypassa totalmente l’omosessualità della moglie, che nel frattempo ha intrapreso una relazione con un’altra donna, Susan, e non spiega il motivo della rottura. Il dialogo è stato completamente eliminato dal primo episodio. E mancano anche le scene in cui i protagonisti fanno riferimenti sessualmente espliciti, o i sottotitoli esistenti non coincidono con quanto viene detto dagli attori nella realtà.

Scomparsa anche la scena in cui Chandler e Joey, i coinquilini che dividono l’appartamento di fronte a quello in cui vivono Monica e Rachel, si baciano a Capodanno. E se nella versione originale Joey consiglia a Ross, appena lasciato dalla moglie, di andare in uno strip club, in quella rivista gli dice di “uscire a divertirsi”.

I fan si sono scatenati sulla piattaforma cinese Weibo, utilizzando l’hashtag #FriendsCensored 54 milioni di volte, poi censurato anch’esso dal social. Le ricerche per l’hashtag ora danno come risultato una pagina che dice “Questo argomento non è mostrato in base alle leggi e ai regolamenti pertinenti”. Ma i commenti non sono mancati su Twitter, dove la censura non ha potuto fare niente per fermarli.

I diritti della serie, che in Cina prende il nome di “A Chronicle of Old Friends”, erano stati acquistati dai giganti dello streaming Tencent, Bilibili, iQiyi e Youku, che avevano pubblicato gli episodi online l’11 febbraio. Il montaggio “creativo” è arrivato dopo la scadenza degli accordi di streaming che ancora non dovevano sottostare alla regolamentazione cinese che ha intensificato la sorveglianza sui media, censurando i contenuti legati alle tematiche LGBTQ+ e vietando la rappresentazione di uomini effemminati.

Prima dell’intervento della Cyberspace Administration of China, infatti, le piattaforme Sohu e iQiyi avevano tramesso lo show originale, senza “contenuti malsani”. Non ci è voluto molto prima che i fan si accorgessero delle modifiche: la serie è stata utilizzata, nel corso degli anni ‘90 e 2000, da moltissimi utenti per imparare l’inglese e, come spiega il Washington Post, “ha fornito uno sguardo alla vita americana in un momento in cui l’economia e la società cinese si stavano appena aprendo”.

Stessa sorte era toccata a maggio del 2021 alla fortunata Friends: The Reunion, in cui i membri del cast originale Jennifer Anniston, Courtney Cox, Lisa Kudrow, Matthew Perry, Matt LeBlanc e David Schwimmer si sono ritrovati per ricordare i vecchi tempi: in questo caso la censura ha preso di mira le apparizioni di Lady Gaga, Justin Bieber e della band coreana BTS, rimossi dalla puntata perché in passato erano stati accusati di aver insultato la Cina. Pare proprio che il Paese non abbia molti Friends. E, quelli che ha, preferisce censurarli.

Superato l’Oceano Pacifico, invece, il Governo di Cuba ha adottato una strategia differente: quello che era stato il primo albergo LGBTQ+ del Paese, nato nel 2019 e mai davvero avviato, ha finalmente aperto i battenti.

Il Rainbow Hotel ha spalancato le porte a dicembre, là dove i diritti della comunità arcobaleno hanno sempre incontrato l’opposizione delle autorità: molti attivisti ritengono che si tratti di un tentativo dello Stato di mascherare la sua scarsa considerazione dei diritti umani. «Ogni visitatore a Cuba è, ovviamente, il benvenuto qui» - ha detto alla Bbc Jancel Moreno, un attivista cubano LGBTQ+. «Ma inviterei gli ospiti dell’hotel a indagare un po’ sulla repressione che riceviamo come attivisti indipendenti».

Qualsiasi tipo di protesta, raduno o rapporto sui diritti umani, infatti, subisce da sempre il controllo autoritario senza alcun tipo di compromesso. Ma si tratta anche, probabilmente, di un interesse economico: «Se la spinta del governo verso il turismo gay può aiutare a riaccendere gli affari, dice il tour operator Mario Lopez, allora è tutto ok. Gli ultimi due anni sono stati brutali». L’Avana, per esempio, solitamente brulica di turisti, ma nell’ultimo anno il calo è stato del 70%.

Il turismo gay è redditizio e Cuba ha sicuramente bisogno di entrate. Gli attivisti e i giornalisti indipendenti, che in passato hanno subito le repressioni dello Stato e della polizia attraverso esili e sequestri, sperano solo che tutti i visitatori, gay o eterosessuali, si rendano conto della cornice che li circonda: diritti umani quasi inesistenti, spazzati sotto un tappeto color arcobaleno.

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