Culture

Proteste Lgbtq contro The Closer, Netflix si scusa

Lo show di Dave Chappelle è accusato di alimentare pregiudizi e stereotipi sull’identità di genere. Proteste da parte dei dipendenti della piattaforma di streaming
Dave Chappelle
Dave Chappelle
Laura Marsala
Laura Marsala public editor
Tempo di lettura 2 min lettura
21 ottobre 2021 Aggiornato alle 18:37

“Team trans” “Team trans”! Tra applausi e canti decine di dipendenti di Netflix hanno manifestato ieri a Los Angeles contro The Closer, la stand up Comedy scritta e interpretata dal comico Dave Chappelle online proprio sulla più importante piattaforma di streaming.

Lo show è stato accusato di alimentare pregiudizi e stereotipi contro la comunità Lgbtq ed è diventato subito protagonista dei dibattiti culturali sulla transfobia, la libertà di parola e l’attivismo dei dipendenti. Inoltre, a incentivare le proteste contro Netflix anche il licenziamento di tre dipendenti per aver divulgato informazioni riservate sullo spettacolo, tra cui Terra Field, ingegnere informatico senior, reintegrata la scorsa settimana.

Il co-Ceo di Netflix, Ted Sarandos, ammette le sue colpe e dichiara a Variety “Ovviamente la narrazione ha un impatto reale nel mondo reale. Un impatto che può essere estremamente positivo ma può anche essere negativo. Chiaramente ho rovinato la comunicazione interna all’azienda, avrei dovuto gestirla con più umanità. Voglio dire che avevo un gruppo di dipendenti che stavano provando un grande dolore per via di una nostra decisione. E questo doveva essere capito prima di agire e io non l’ho fatto”.

Interviene anche Elliot Page, attrice dichiaratasi transgender un anno fa, con il tweet “Sto con i dipendenti di Netflix trans, non-binari e BIPOC che combattono per ottenere storie trans migliori e un ambiente lavorativo più inclusivo” corredato con l’hashtag #NetflixWalkout che ieri è stato trend topic su Twitter.