Futuro

Arriva l’occhio bionico che potrebbe aiutare i non vedenti

Sviluppato da un team di ricercatori delle università di Sydney e del New South Wales, Phoenix 99 è in grado di stimolare la retina dei pazienti ciechi. Grazie a un dispositivo wireless
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14 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

Si chiama Phoenix 99 ed è un occhio bionico progettato per aiutare i non vedenti. Il progetto australiano, condotto da un team di ricercatori della Università di Sydney e del New South Wales, ha però prima coinvolto un insolito gregge di pecore con una vista eccezionale: nel 2021 il piccolo gruppo di mammiferi ha trascorso tre mesi con degli occhi artificiali bionici impiantati chirurgicamente dietro la retina. Prima di testare le persone con problemi di cecità, gli animali sono stati utili a capire se Phoenix 99 potesse scatenare reazioni fisiche avverse.

Dopo la buona riuscita del primo step della ricerca, gli scienziati hanno presentato una domanda per avviare i test su pazienti umani. «Non ci sono state reazioni inaspettate dal tessuto attorno al dispositivo e prevediamo che potrebbe rimanere al suo posto per molti anni», ha affermato Samuel Eggenberger, ingegnere biomedico presso la School of Biomedical Engineering dell’Università di Sydney.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno 2,2 miliardi di persone in tutto il mondo soffrono di una forma di compromissione della vista, che va da un livello lieve alla totale cecità. L’OMS afferma che l’impatto finanziario sull’economia globale, in termini di perdita di produttività, è di oltre 25 miliardi di dollari all’anno.

Phoenix 99, collegato in modalità wireless a una piccola fotocamera a sua volta connessa a un paio di occhiali, è in grado di stimolare la retina del paziente. La piccola telecamera attaccata agli occhiali cattura la scena visiva davanti a chi li indossa, le immagini vengono quindi elaborate in una serie di istruzioni di stimolazione poi inviate in modalità wireless al modulo di comunicazione della protesi.

L’impianto decodifica il segnale wireless e trasferisce le istruzioni al modulo di stimolazione, che fornisce impulsi elettrici ai neuroni della retina: quest’ultimi, trasmessi secondo schemi corrispondenti alle immagini registrate dalla telecamera, attivano i neuroni che inoltrano i messaggi al cervello, dove i segnali vengono interpretati come una visione della scena.

L’augurio, ha fatto capire Samuel Eggenberger, è che le persone che convivono con una profonda perdita della vista a causa di disturbi degenerativi della retina possano, attraverso questa tecnologia, tornare a vedere. Tuttavia, nonostante la perdita di vista riguardi una grande fetta della popolazione mondiale, l’uso di sistemi oculari bionici per aiutare a curare la cecità è un settore ancora agli inizi: con gli sviluppi tecnologici degli ultimi anni, si prevede che entro il 2028 il settore potrebbe valere oltre 400 milioni di dollari.

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