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Omofobia: come si presenta?


Il 1° giugno si apre il Mese del Pride. 30 giorni per imparare e condividere storia, cultura, lessico e personaggi Lgbtqai+ ma anche per formare “Le parole dell’orgoglio”, un vero e proprio vocabolario, dalla A di Arcigay alla Z di Zedsexual
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
1 gennaio 2023 Aggiornato alle 09:00

Invertiti, capovolti, anormali, pervertiti, orgiasti, sensibili, quelli così, quelli là, uno di quelli, velati, zie, terzo sesso, rapporti innominabili, lo sfondo omosessuale, la sensibilità a ponente, certi ambienti, lo squallido ambiente, quelli dell’altra sponda, quelli dell’altra parrocchia, frocio, ricchione, finocchio, culo, culattone, culano, culatino, bucaiolo, buso o busone, bardassa o bardascia, buggerone, checca, cupio, garrusu, invertito, urningo o uraniano, femminello, mezzafemmina, pederasta, sodomita, invertito, piglianculo…

Il linguaggio dell’eterosessismo è pieno di termini offensivi che sono stati utilizzati (e talvolta continuano a esserlo) per riferirsi alle persone non-eterocisgender.

Non sono (solo) queste, però, le parole dell’omofobia, ma anche quei termini che, all’apparenza innocui e non offensivi, entrano nel linguaggio e nell’immaginario comune, plasmandolo e contribuendo ad alimentare un’immagine profondamente negativa delle persone e della comunità Lgbtqai+. Oggi ne vediamo 3, che sicuramente hai sentito nominare almeno una volta.

Teoria del gender. A volte semplicemente “gender” o “ideologia gender”: si tratta di un prestito dall’inglese gender theory che, nato alla fine degli anni ‘90 per riferirsi agli studi scientifici di genere – accusati di essere un complotto mirante alla distruzione della famiglia e di un supposto ordine naturale su cui fondare la società – oggi è piuttosto un termine ombrello usato contro i movimenti femministi e Lgbtqai+ per opporsi alle loro lotte ed elaborazioni teoriche.

Se a livello accademico è considerata alla stregua di una teoria del complotto, a livello mediatico viene utilizzata come espediente retorico per attaccare la comunità Lgbtqai+ e invalidarne l’inclusione e le rivendicazioni. Spesso, è utilizzato come argomento fantoccio con toni eccessivi e allarmistici giustificati con la necessità di proteggere i bambini: si dice, infatti, che la teoria del gender vorrebbe insegnare la masturbazione a scuola e che vorrebbe confondere i bambini insegnando loro che non esistono i generi maschile e femminile.

Secondo un sondaggio, nel 2019 la maggioranza degli uomini polacchi sotto i 40 anni credeva che «il movimento LGBT e l’ideologia di genere» siano la «più grande minaccia da affrontare nel 21º secolo». L’anno successivo, un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo di 1.000 polacchi ha rilevato che il 30% di loro credeva in un «un piano segreto per distruggere in parte la tradizione cristiana assumendo il controllo dei media pubblici».

Lobby gay. La lobby gay (anche nota come lobby Lgbtqai+, in inglese anche “gay mafia”) è una teoria del complotto secondo la quale esisterebbero dei gruppi di pressione (lobbisti) che agiscono nell’ombra e che hanno come fine quello di distruggere la famiglia, cancellare le differenze fra uomini e donne, creare una sessualità fluida, educare e plagiare i bambini stravolgendo le leggi naturali e morali e piegando il mondo ai capricci di una minoranza.

Questi gruppi di pressione, che agirebbero nel nome della cosiddetta “ideologia gender”, sono evocati dalla destra radicale e dagli ambienti ultracattolici, ma spesso il termine “lobby gay” viene utilizzato anche per ridicolizzare le richieste del movimento Lgbtqai+ o per riferirsi a supposti privilegi che sarebbero riservati alle persone non-eterocisgender.

Agenda Gay. Il termine “agenda gay” o agenda omosessuale (dall’inglese gay agenda e homosexual agenda) viene utilizzato per riferirsi all’obiettivo di aumentare l’accettazione e l’uguaglianza della comunità Lgbtqai+ attraverso politiche attive, visibilità nei media e cambiamento culturale.

Questa espressione, però, viene utilizzata anche (spesso soprattutto) per riferirsi a una supposta agenda segreta (si parla di hidden agenda) e, quindi, come sinonimo di “piano nascosto dei gay” e si traduce anche in “propaganda omosessuale” o “propaganda gay”.

L’organizzazione GLAAD descrive il termine come “un’invenzione retorica di estremisti anti-gay che cercano di creare un clima di paura rappresentando sinistramente il perseguimento dei diritti civili per le persone LGBT”.

L’espressione “agenda gay” è diventata popolare grazie a una serie di video prodotti dal gruppo religioso evangelico Springs of Life Ministries in California. Nel primo video del 1992, che si chiamava The Gay Agenda, appariva Paul Cameron, cofondatore dell’Istituto per la ricerca scientifica della sessualità a Lincoln, in seguito ribattezzato Family Research Institute, affermando che il 75% degli uomini gay ingerisce regolarmente le feci e che il 70-78% ha avuto una malattia sessualmente trasmissibile. A questo video sono seguiti The Gay Agenda in Public Education (1993), The Gay Agenda: March on Washington (1993) e un lungometraggio intitolato “Stonewall: 25 Years of Deception “(1994): in tutti comparivano contributi di oppositori dei diritti Lgbtqai+ e la serie è stata diffusa da organizzazioni cristiane di destra.

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