Diritti

Terapia psicologica: quali sono i pregiudizi?

Unobravo ha ideato la campagna UNDRESSED, per invitare le persone a “spogliarsi” delle barriere che ostacolano l’espressione di emozioni e stati d’animo. Ne parla la Ceo e founder Danila De Stefano a La Svolta
Danila De Stefano, CEO & Founder di Unobravo
Danila De Stefano, CEO & Founder di Unobravo Credit: Unobravo
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 9 min lettura
1 giugno 2023 Aggiornato alle 12:15

Il mese di maggio, dedicato alla consapevolezza della salute mentale, si è ormai concluso. Ma questo non vuol dire che non sia necessario parlarne ancora, e ancora, e ancora. Secondo la recente indagine condotta da Ipsos, su 16 Paesi l’Italia è uno dei più colpiti su questo fronte: solo il 18% degli intervistati dichiara uno stato di pieno benessere, mentre il 48% si sente solo e il 56% avverte un senso di stress.

Eppure, parlare di terapia è ancora un tabù nel nostro Paese. Ecco perché realtà come Unobravo, piattaforma ideata e fondata nel 2019 dalla psicologa clinica Danila De Stefano, trovano sempre modi diversi per invitare le persone a spogliarsi dei pregiudizi che circondano la terapia psicologica.

A maggio il servizio di psicologia online ha lanciato UNDRESSED (che significa, appunto, “spogliatə”), una campagna con cui ha “vestito” le vie di Milano con 900 t-shirt appese ad altrettante grucce, ognuna con stampato un cliché diverso: “Perché dovrei raccontare i fatti miei a uno sconosciuto?”; oppure: “Se ho bisogno di sfogarmi, vado in palestra”. O ancora: “Ma figurati, non sono mica matto!”.

De Stefano racconta a La Svolta nascita, crescita ed evoluzione della campagna multi-canale con cui Unobravo, anche quest’anno, ha voluto essere in prima linea per sensibilizzare ed educare circa l’importanza di prendersi cura del proprio benessere psicologico.

UNDRESSED è stata una campagna “unbranded”: perché questa scelta?

Fino al 24 maggio, giorno dell’unveiling ufficiale, Unobravo ha agito nell’ombra. Per noi era importante che il messaggio della campagna fosse universale e non legato a un marchio specifico. Non volevamo che l’iniziativa venisse percepita come una mossa pubblicitaria finalizzata a promuovere Unobravo, anzi, desideravamo lanciare messaggi collettivi e universali e offrire alle persone uno spunto di riflessione importante, incoraggiandole a prendere parte a una rivoluzione gentile di liberazione dai pregiudizi e dallo stigma. Durante la campagna abbiamo veicolato 2 messaggi chiave: “spogliarsi dei pregiudizi” e “mettersi a nudo”. Crediamo, infatti, che questi 2 passi siano imprescindibili affinché ciascuna persona possa acquisire maggiore consapevolezza di sé e iniziare un percorso verso il pieno benessere psicologico.

Nella 1° fase di UNDRESSED abbiamo, quindi, invitato le persone a spogliarsi dei pregiudizi e dei cliché, pubblicando contenuti sulla pagina Instagram dedicata e con la guerrilla con cui abbiamo invaso di magliette e grucce le strade di Milano. Abbiamo potuto giocare con l’effetto sorpresa, generare hype e prepararci, così, al gran finale: la UNDRESSED EXPERIENCE, l’evento che si è tenuto il 27 e 28 maggio a Milano, in cui le persone hanno potuto esprimere liberamente pensieri, emozioni e stati d’animo registrando una nota vocale di 1 minuto all’interno di un “confessionale” posizionato in Largo la Foppa, nel cuore di Milano.

Ma abbiamo pensato anche a chi non vive nel capoluogo lombardo: fino al 10 giugno sarà, infatti, possibile registrare e condividere i propri messaggi vocali su undressedexperience.it. Le frasi più significative andranno a costituire un audio-racconto e dei contenuti social: condividendo questi contenuti pubblicamente vogliamo far sì che coloro che ne fruiranno possano sentirsi più inclusi, compresi e meno soli. Quando entriamo in contatto con qualcuno che condivide le nostre stesse difficoltà o emozioni, ci sentiamo immediatamente rassicurati nel sapere di non essere gli unici ad affrontare determinate sfide o situazioni. Questo ci permette di auto-accettarci di più e stare meglio con noi stessi.

Cosa è emerso dalle note vocali che avete raccolto a Milano? Hanno partecipato in tanti all’iniziativa?

In soli 2 giorni siamo riusciti a coinvolgere oltre 1.600 persone. In più di 1.300 sono passati a trovarci a Milano, altri, invece, hanno vissuto l’esperienza online. Tra sabato e domenica, abbiamo raccolto oltre 680 messaggi. Siamo certi che nei giorni a seguire ne riceveremo moltissimi altri: non vediamo l’ora di finire di raccoglierli tutti e di dare vita al nostro audio-racconto.

Tanti dei messaggi che abbiamo ricevuto sono straordinariamente intensi e carichi di emozioni. Questa esperienza ha avuto un forte impatto su coloro che hanno partecipato. All’uscita dalla room, sono stati in molti a ringraziarci per aver dato loro l’opportunità di vivere un’esperienza liberatoria. Altri, invece, erano un po’ più costernati, come è normale che sia dopo un’esperienza toccante o emotivamente attivante. È un po’ come ci si può sentire al termine di una seduta di terapia: alcuni provano subito una grande sensazione di benessere, per altri, invece, risulta un po’ più difficile lasciarsi completamente andare da subito. Mettersi a nudo non è semplice e ognuno ha i suoi tempi, ma l’iniziativa ha suscitato una moltitudine di reazioni ed emozioni.

Siamo molto felici di aver contribuito, ancora una volta, alla lotta allo stigma. Speriamo che, anche grazie alla campagna UNDRESSED e in generale alle varie iniziative messe in campo da Unobravo, sempre più persone possano iniziare a prendersi maggiore cura del proprio benessere psicologico.

Quali sono i pregiudizi che ancora ruotano attorno ai temi di salute mentale e alla terapia psicologica?

Nel 2023 la terapia viene ancora di frequente associata alla cura di gravi disturbi e patologie: si tratta, invece, di uno strumento prezioso per conoscersi meglio e prendersi cura di sé. Per questo molte persone, nonostante vivano una situazione di malessere e sofferenza, esitano a richiedere aiuto e aspettano di raggiungere il limite massimo di sopportazione prima di farlo.

Rispetto ad altri Paesi, in Italia non c’è ancora una vera e propria visione olistica del benessere, che coinvolga sia il corpo che la mente. C’è scarsa consapevolezza dell’importanza di prendersi cura della propria salute mentale e mancano politiche di prevenzione adeguate e mirate. Inoltre, nel nostro Paese persiste ancora una mentalità machista, specialmente tra gli uomini, che fa sì che le persone provino vergogna o credano sia sbagliato mostrarsi fragili e vulnerabili. C’è, poi, molta paura di ammettere le proprie difficoltà per pudore e timore del giudizio altrui. Dalla mia esperienza personale, ho notato che nei Paesi anglosassoni c’è molta più apertura verso questi temi. Quando ero nel Regno Unito, c’erano vere e proprie campagne di sensibilizzazione per incoraggiare le persone a segnalare eventuali disagi e a chiedere aiuto, con onestà e senza vergogna.

Rispetto al passato, possiamo dire che il tema della salute mentale è al centro del dibattito pubblico? Cosa manca per renderlo davvero “credibile” agli occhi dei più scettici?

Sicuramente sì, rispetto al passato è diventato centrale nel dibattito, sia pubblico che istituzionale. A causa dei lunghi periodi di isolamento sociale e dei diversi effetti provocati dalla pandemia, sempre più persone hanno iniziato infatti a comprendere l’importanza di prendersi cura della propria salute mentale e cercare aiuto quando necessario. Tanti hanno sperimentato una maggiore ansia, depressione e stress, in alcuni casi anche a causa della perdita del lavoro, e si è venuto a creare un sentimento diffuso di incertezza verso il futuro. Ciò ha portato a un aumento della consapevolezza sulle risorse disponibili e alla necessità di garantire l’accesso a servizi di sostegno psicologico. Tuttavia, nonostante questo cambiamento nella percezione e nell’attenzione sul tema, ci sono ancora molti ostacoli che limitano l’accesso alle cure.

Complice anche il dibattito politico del Bonus Psicologo, è evidente che sono sempre di più coloro che sentono la necessità di un percorso di psicoterapia. Gli psicologi svolgono, infatti, un ruolo cruciale nell’offrire sostegno, strumenti e spazi di dialogo grazie a cui facilitare il processo di scoperta personale e di cura della salute mentale. Un’indagine che abbiamo condotto di recente con YouGov ha confermato questa maggiore apertura verso la terapia: l’89% degli intervistati ha affermato di essere aperto ad andare da uno psicologo o psicoterapeuta e, tra questi, 4 persone su 10 hanno dichiarato di star seguendo un percorso di terapia o di averlo già concluso.

Per abbattere definitivamente lo stigma e normalizzare l’accesso alla terapia, è fondamentale portare l’attenzione su questi temi e non perdere mai occasione di informare, sensibilizzare ed educare. Solo così sarà possibile creare anche in Italia una cultura del benessere a 360°, che si focalizzi in egual misura sia sul corpo che sulla mente.

In che modo Unobravo contribuisce a normalizzare l’accesso alla terapia e renderla più inclusiva e accessibile?

Da sempre Unobravo ha l’ambiziosa missione di contribuire ad abbattere lo stigma e a normalizzare il ricorso alla terapia, dando a chiunque la possibilità di effettuare un percorso psicologico da remoto senza scendere a compromessi con la qualità. Sin da subito abbiamo adottato una politica di prezzo calmierato agli utenti: ciò ci permette di rendere sempre più accessibile un servizio che spesso risulta purtroppo proibitivo a causa dei costi elevati e a consentire anche ai più giovani di avere un sostegno psicologico adeguato.

Con Unobravo il paziente ha la possibilità di effettuare la terapia dalla comodità del divano di casa o da qualunque altro posto in cui si trovi: questo rende più flessibile la gestione degli appuntamenti, senza doversi necessariamente spostare per raggiungere il proprio terapeuta. Moltissime persone, altrimenti, non potrebbero accedere a servizi psicologici a causa di orari di lavoro difficili, dell’eventuale assenza di servizi in zona (ad esempio, chi vive nelle periferie) e tanto altro.

Inoltre, dopo aver compilato un semplice e innovativo questionario sul nostro sito, il paziente viene associato al terapeuta Unobravo più adatto per le proprie esigenze, richieste o difficoltà. L’utente ha la possibilità di conoscere il terapeuta durante un primo colloquio conoscitivo, gratuito e senza impegno, e decidere in autonomia se continuare o meno la terapia con il professionista assegnato. Un aspetto assolutamente non secondario in quanto, molto spesso, i pazienti si scoraggiano di fronte a una seduta che non soddisfa le loro aspettative o a una mancata affinità con il terapeuta. Altre volte, invece, semplicemente non sanno a chi rivolgersi.

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