Economia

Case, Ance: ristrutturare in chiave energetica e antisismica

Secondo l’Associazione nazionale dei costruttori edili, un primo passo per avvicinarsi alle linee guida Ue relative alle abitazioni green è decarbonizzare gli edifici. Spesso, però, gli interventi sono costosi
Credit: crazy motions
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1 giugno 2023 Aggiornato alle 11:10

La Commissione Finanze della Camera ha accolto in audizione i rappresentanti di alcune associazioni dei lavoratori per l’esame del disegno di legge di delega fiscale. La materia è stata analizzata da Vanessa Pesenti, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance), la quale ha sottolineato la necessità di “sfoltire” i quasi 700 bonus erogati dallo Stato tramite l’eliminazione di quelli meno significativi e il ridimensionamento di quelli più idonei all’interesse pubblico.

L’intervento alla Camera è servito all’Ance per comunicare i primi dettagli di una più vasta proposta che si prefissa l’obiettivo di raggiungere le linee guida prefissate dall’Ue relative alle case green e di rendere sostenibile l’impatto degli incentivi sulle finanze pubbliche.

Il primo passo per il rispetto delle direttive del Parlamento europeo consiste in un’azione in tema di decarbonizzazione degli edifici e misure per ridurre le bollette energetiche, con lo scopo di contrastare i cambiamenti climatici. Con questi obiettivi, si esorta alla ristrutturazione di interi edifici in chiave energetica e antisismica.

Sostenere questi interventi è economicamente dispendioso, in particolare per le famiglie a basso reddito che non dispongono dei fondi necessari per iniziare i lavori e di una capienza fiscale per richiedere le apposite detrazioni. Per sopperire a queste difficoltà, Ance evidenzia come sia fondamentale sostenere adeguatamente la domanda di abitazioni nuove o incisivamente ristrutturate in chiave energetica, che oggi invece sconta una tassazione molto più elevata di quella che si rivolge al mercato dell’usato.

Una policy applicabile mediante la resa strutturale della detrazione Irpef del 50% dell’Iva pagata sull’acquisto di immobili aventi una classe energetica di fascia alta, consentendo le agevolazioni anche ai contribuenti meno agiati, evitando di escluderli dai benefici che difficilmente riceverebbero senza un aiuto statale.

In definitiva, la revisione del quadro normativo fiscale è un’occasione per stimolare gli investimenti nella messa in sicurezza e nella riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare.

Nell’intervento alla Camera, Vanessa Pesenti fa riferimento al Superbonus 110 e a come questa agevolazione fiscale abbia generato, per vari motivi, spese molto più ingenti di quelle previste originariamente. Sottrarsi agli sprechi e razionalizzare i costi a carico dell’Erario sono pratiche che difficilmente hanno trovato una corretta attuazione durante l’erogazione dei bonus statali; tuttavia, il loro impiego andrebbe a smaltire il peso fiscale che affetta il Paese.

La pianificazione delle agevolazioni, tramite lo stanziamento annuale di appositi fondi di copertura e l’utilizzo di meccanismi di controllo dei costi, renderebbe sostenibile nel tempo l’impatto degli incentivi sulle finanze pubbliche e permetterebbe allo Stato di essere al corrente dell’avanzamento reale della spesa.

Inoltre, la vicepresidente ritiene che la riforma del Superbonus 110 e di altri bonus edilizi sia il miglior metodo per l’Italia per rispettare gli obiettivi europei e diminuire il gap con gli altri Stati membri.

L’esame della delega ha lasciato spazio ad altre riflessioni. Per esempio, l’Ance definisce la proroga dello split payment, ovvero il processo di scissione dei pagamenti dell’Iva all’Erario, come “una doccia fredda che peserà sulla situazione finanziaria delle imprese di costruzioni, già alle prese con gravi problemi di liquidità dovuti ai ritardi nell’erogazione delle compensazioni per il caro materiali”.

Questa misura era stata originariamente applicata allo scopo di combattere l’evasione Iva; tuttavia, si è rivelata obsoleta a causa dell’introduzione della fatturazione elettronica.

In conclusione, il dibattito delle associazioni dei lavoratori con la Commissione Finanze auspica l’innesto per una resa strutturale di una riforma fiscale in modo da ottimizzare il rapporto fisco-contribuente, sia per le famiglie sia per gli imprenditori.

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