Culture

Collina Strada, la nuova voce della moda etica americana

Fondato da Hillary Taymour, è il brand più sostenibile, inclusivo, irreverente e cool del momento. Tanto da conquistare una menzione sul Financial Times
Hillary Taymour
Hillary Taymour
Tempo di lettura 4 min lettura
11 febbraio 2022 Aggiornato alle 17:00

Un brand concepito a Los Angeles, ma cresciuto a New York, con un obiettivo ben preciso: essere completamente sostenibile, trasparente, inclusivo, colorato e cool. Con questa idea Hillary Taymour fonda nel 2009 Collina Strada: il suo brand ecologico nasce anche grazie a una prima collaborazione con un marchio di borse, che le apre gli occhi sulla quantità di pelle animale che viene impiegata nell’industria della moda e degli accessori.

Celebrata oggi persino da un articolo del Financial Times, la stilista propone abiti con stampe colorate ed eccentriche indossati da modelli di diverse etnie ed età, con senso dell’umorismo e irriverenza: la sua è diventata una nuova voce ispiratrice della moda americana.

Nel 2019 il marchio è stato nominato finalista CFDA/Vogue Fashion Fund, nel 2020 è stato selezionato personalmente dal designer di Gucci Alessandro Michele per far parte del Festival del cinema virtuale GucciFest, e nel 2021 ha fatto il suo debutto al Met Gala con la cantante pop Kim Petras.

La sostenibilità è un viaggio”, si legge nella dichiarazione di intenti del brand, oggi conosciuto da una comunità proveniente da vari settori, dalla moda all’arte, dalla musica e persino alla drammaturgia, e attratta dalla solida visione dell’etichetta basata su autenticità, inclusività e sostenibilità.

Uno dei valori più importanti è proprio la produzione responsabile. Le prime esperienze di Taymour l’hanno infatti convinta ad allontanarsi dalle borse in pelle per iniziare a concentrarsi su capi realizzati in piccole quantità a New York City.

Il marchio ha anche una partnership con l’organizzazione no-profit The OR Foundation con sede in Ghana, dove si trova uno dei più grandi mercati di seconda mano con oltre 25 milioni di abiti destinati al riciclo e riutilizzo. Come ha sottolineato Taymour, il 95% dei prodotti di Collina Strada presenta materiali selezionati per il loro minore impatto ambientale, come la “rose sylk”, un tessuto simile alla seta e realizzato dagli scarti naturali di cespugli e steli di rose.

«Il mio obiettivo è insegnare alle persone e divertirmi. E non è possibile farlo senza positività», ha dichiarato Taymour al Financial Times. «Stiamo solo cercando di rendere la moda un po’ meno orribile».

Migliorare la moda, per Taymour, ha significato anche abbracciare un atteggiamento di inclusione contro alcune tacite regole del settore del fashion e delle sfilate: i modelli di Collina Strada sono neri, bianchi, asiatici, sudamericani, hanno dai 18 ai 70 anni e non indossano tutti taglie piccole.

Il progetto della stilista ha permesso di trasformare le sue passerelle nelle più inclusive della New York Fashion Week, senza aver bisogno di fatturati da capogiro: gli impiegati a tempo pieno di Collina Strada sono attualmente 3 e il brand è «sempre stato un po’ redditizio», dice Taymour, ma «nessuno è qui fuori a comprare ville o una Lamborghini».

L’approccio di Collina Strada continua a misurarsi proprio nel reinvestire per migliorare. «Abbiamo sviluppato un tipo di crescita il più organico possibile», conclude Taymour.

Oltre a Collina Strada, negli ultimi anni diversi brand hanno cercato di reinventarsi per far fronte alle sfide dei cambiamenti climatici e trovare una soluzione sostenibile alle produzioni. Il progetto Bottle2fashion di H&M e Danone AQUA ne è un esempio: i rifiuti di bottiglie di plastica provenienti da isole dell’Indonesia sono state trasformate in poliestere riciclato. Nel 2021 bottle2fashion ha raccolto e riciclato oltre 7,5 milioni di bottiglie in PET, diventate poi materiale per una collezione di H&M Kids.

Tornando alle sfilate, a partire dalla Primavera Estate 2020, il brand di lusso Gucci misura e mitiga gli impatti ambientali negativi delle sfilate di moda e ottimizza i processi al fine di renderli più efficienti dal punto di vista ambientale, scegliendo materiali sostenibili, favorendo quelli che possono essere riutilizzati, riciclati o noleggiati, preferendo catering locali, evitando la plastica monouso e donando le eccedenze alimentari, ma anche incrementando l’uso dell’elettricità verde e dell’illuminazione a LED e scegliendo trasporti sostenibili. In più, un ente esterno verifica che il sistema di gestione garantisca i requisiti dello standard di certificazione ISO 20121 per le sfilate.

Infine, per compensare le emissioni di gas a effetto serra prodotte nell’ambito degli eventi, incluse quelle associate agli spostamenti degli ospiti e degli operatori, per ogni partecipante è stato piantato un albero, contribuendo al progetto di riforestazione urbana di Milano “ForestaMI”.

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