Diritti

Domani si vota in Turchia e per Erdoğan potrebbe mettersi male

Per i sondaggi la vittoria al primo turno dell’opposizione guidata dal CHP di Kilicdaroglu sarebbe più vicina, nonostante la mossa del presidente uscente di aumentare del 45% gli stipendi dei lavoratori pubblici
A woman runs in front of the picture of Turkish presidential candidate Kemal Kilicdaroglu
A woman runs in front of the picture of Turkish presidential candidate Kemal Kilicdaroglu Credit: EPA/SEDAT SUNA
Tempo di lettura 4 min lettura
13 maggio 2023 Aggiornato alle 17:00

Il primo turno delle elezioni più importanti della storia della Turchia, anche se non è dato sapersi se si tratterà di quello definitivo, è alle porte.

I cittadini turchi che vivono all’estero hanno già votato nelle ambasciate lo scorso fine settimana, mentre gli elettori interni si preparano a farlo domenica 14 maggio, per scegliere chi sarà il futuro presidente ed eleggere i membri del parlamento.

Più di sessanta milioni di elettori si sono registrati per partecipare a questa tornata elettorale, e l’affluenza alle urne in Turchia di solito varia tra l’80 e il 90%, numeri ben più alti di quelli che vediamo, per esempio, in Italia. Questo significa che più di cinquanta milioni di cittadini turchi avranno in mano il destino dei risultati.

In 21 anni di governo, l’AKP, il partito del presidente in carica Erdoğan, non è mai stato così vicino a una potenziale sconfitta. Come scritto dalla giornalista Evren Balta su Middle East Now, la transizione della Turchia verso un sistema super-presidenziale effettuata nel 2018 è strettamente correlata a una maggiore possibilità che i vertici perdano il potere.

Il passaggio ha causato un sostanziale cambio nella politica turca, dando al sistema elettorale una logica maggioritaria che incoraggia la costruzione di coalizioni tra i partiti, consentendo più possibilità ai più piccoli di aggirare l’elevata soglia di sbarramento elettorale della Turchia.

A pochi giorni dalle elezioni, Erdogan ha calato un asso dalla manica, che potremmo anche definire una sostanziosa mancetta elettorale: l’aumento dello stipendio del 45% ai 700 mila lavoratori occupati nel settore pubblico.

Tra i temi cardine del partito di opposizione, il cosiddetto Tavolo dei 6, vi sono dover garantire le libertà democratiche, ripristinare il vecchio sistema parlamentare con nuovi sistemi di “checks and balances” al fine di rafforzare le istituzioni ed evitare l’ascesa di nuovi Erdogan, e riportare al potere la competenza per poter gestire in maniera più consona la crisi economica dovuta all’inflazione alle stelle e ai devastanti danni dei terremoti di febbraio.

I riscontri positivi dal punto di vista economico sono sempre stati tra i motivi del successo dell’AKP, ma proprio a causa di questa crisi, gli ultimi sondaggi dicono che la coalizione di Erdogan sia in calo rispetto ai voti ottenuti nel 2019.

Una vittoria al primo turno dell’opposizione guidata dal CHP di Kilicdaroglu, a cui serve ottenere il 50% + 1 dei voti, sembra essere più vicina a causa dell’improvviso ritiro della candidatura del terzopolista Muharram Ince, ex candidato del CHP nel 2018 che adesso è stato invitato da Kilicdaroglu a unirsi all’opposizione e il cui nome rimarrà tuttavia nella lista.

L’HDP, la terza forza parlamentare accusata strumentalmente di avere legami con il terrorismo del PKK, si presenterà alle elezioni con il logo della sinistra verde, ma sosterrà Kilicdaroglu come candidato presidente.

Se negli scorsi mesi la strategia di Erdogan poteva sembrare quella di adottare un profilo più basso, come riportato dal giornalista Mariano Giustino su twitter, nelle ultime settimane i toni si sono alzati fino al tentativo di criminalizzare l’opposizione, ritenendola «sostenitrice del PKK e di uno stile di vita Lgbtq+ che distruggerebbe la struttura della famiglia tradizionale».

Alla violenza del dibattito politico è seguita la violenza in campo. Circa 200 persone sono state infatti arrestate nella città di Erzurum, nell’est della Turchia, per aver lanciato sassi contro il comizio elettorale di Ekrim Imamoglu (CHP) - sindaco di Istanbul, candidato come vicepresidente di Kilicdaroglu – causando 7 feriti. A seguito degli incidenti, come riportato da Al Jazeera, Imamoglu ha accusato la polizia presente sul luogo di aver permesso che questo assalto avvenisse.

Leggi anche
Parità di genere
di Chiara Manetti 4 min lettura
La polizia turca mette in sicurezza l'area davanti il Consolato Generale di Svezia durante una protesta a Istanbul, il 23 gennaio 2023.
Esteri
di Alice Dominese 3 min lettura