Bambini

Altroconsumo: bisfenolo presente anche nei prodotti per bebè

Copertine, bavaglini, massaggiagengive: l’associazione dei consumatori italiani ha trovato sostanze nocive in oggetti per bambini di uso quotidiano, grazie a un’analisi su 179 campioni
Credit: Elīna Arāja
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
12 maggio 2023 Aggiornato alle 10:15

Lattine, capi di abbigliamento, oggetti in pelle, ma anche contenitori di plastica per l’infanzia contengono i bisfenoli: sostanze che non dovrebbero essere presenti (o, comunque, in quantità minime) perché nocive per gli esseri umani e l’ambiente. L’inchiesta pubblicata da Altroconsumo, la più grande associazione di consumatori italiana, rivela che i parametri indicati a livello europeo non sono sufficienti a tutelare i consumatori, specialmente i più piccoli e vulnerabili: i bambini.

I bisfenoli sono un gruppo di composti chimici utilizzati nei materiali plastici, nelle resine che proteggono gli oggetti, nel pellame e nella carta termica (quella degli scontrini). In particolare, alcuni sono interferenti endocrini, ossia sostanze che alterano gli equilibri ormonali del nostro organismo. C’è per esempio il bisfenolo A (o Bpa), classificato dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa) come sostanza estremamente preoccupante (Svhc) a causa della sua capacità di interferire con il sistema ormonale.

Questi composti, quindi, dovrebbero essere limitati, o in determinati casi persino vietati, soprattutto se si tratta di prodotti per l’infanzia o destinati al contatto con il cibo. L’indagine condotta non solo da Altroconsumo ma anche da altre organizzazioni di consumatori europee, che hanno esaminato in laboratorio decine di prodotti diversi, aveva come obiettivo capire quanto le sostanze sono presenti negli oggetti di uso quotidiano, soprattutto in quelli utilizzati dai bambini.

Su 179 campioni prelevati tra prodotti tessili (tra cui copertine, calzamaglie, bavaglini e scarpine da bebè), oggetti di plastica come borracce ma anche massaggiagengive per la dentizione dei neonati e occhiali da sole per bambini, oltre che generici alimenti e bevande contenuti in lattine di ferro e in alluminio rivestite, ben 79 (il 44%) contenevano bisfenoli considerati preoccupanti, o finivano per rilasciare una o più di queste sostanze in quantità elevata durante il loro utilizzo, per esempio attraverso il contatto con la bocca o la pelle di chi li usa.

Come spiega l’organizzazione, non si tratta di oggetti fuori legge in tutti quei casi in cui i prodotti risultino conformi alle normative vigenti e non rappresentino un pericolo immediato per la salute dei consumatori. Ma il rischio derivante dall’utilizzo di oggetti in plastica o abbigliamento sintetico o dal consumo di bevande e alimenti in scatola (contenenti queste stesse sostanze) è concreto e può causare dei danni effettivi. Più del 60% dei prodotti in plastica analizzati da Altroconsumo e dalle altre organizzazioni, dagli occhiali da sole per bambini ai massaggiagengive, rilascia da 1 a 6 tipi di bisfenolo diversi, compreso il famigerato Bpa.

Più nello specifico, il 64% dei prodotti tessili presentava almeno 3 tipi di bisfenolo diversi: nel 14% dei casi la presenza di Bpa supera il limite considerato sicuro dal Comitato scientifico europeo per la sicurezza dei consumatori. Anche gli alimenti in conserva e le bibite in lattina (l’alimentazione è la fonte principale di esposizione ai bisfenoli) non sono da meno: tutti i contenitori analizzati li contenevano.

L’indagine rende evidente l’urgenza di una normativa più completa, in grado di garantire un livello più basso di esposizione a queste sostanze, specialmente per i consumatori più piccoli. L’Ue ha adottato in passato diversi regolamenti per limitare l’uso dei bisfenoli nei prodotti di consumo.

In base al regolamento Reach (registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche) il loro impiego è sempre soggetto a autorizzazione. Nel 2011, il Bpa è stato vietato nella produzione di biberon e nel 2016 la Commissione europea lo ha limitato nella carta termica usata per gli scontrini fiscali. Tuttavia l’uso di altri bisfenoli, come Bps e Bpf, non è oggi limitato dal diritto Ue, anche se la tossicità di queste sostanze non è molto diversa, tanto che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ne sta rivedendo la regolamentazione.

Nel 2021, l’Echa ha proposto una restrizione all’uso di Bpa, Bps e altri bisfenoli nella carta termica, nonché in alcuni tipi di prodotti di consumo, come i materiali a contatto con gli alimenti e i dispositivi medici, ma la proposta è ancora al vaglio della Commissione europea.

Il Beuc, la rappresentanza in Europa di diverse organizzazioni di consumatori tra cui Altroconsumo, a seguito dei risultati dell’inchiesta, ha chiesto regole più stringenti per tutte le categorie di prodotti, non solo per alcune, e ha lanciato un appello affinché tutti i bisfenoli siano soggetti a una disciplina normativa.

Per ridurre al minimo l’esposizione al bisfenolo A, agli altri bisfenoli e, più in generale, ai plastificanti presenti nei prodotti, l’Istituto superiore di Sanità e gli esperti di Altroconsumo forniscono alcuni consigli. Per quanto riguarda i bambini molto piccoli, occorre fare attenzione ai giochi di plastica e controllare che non li mettano in bocca. Infine, riguardo l’esposizione da contatto attraverso i tessuti, meglio scegliere indumenti realizzati con fibre naturali, come cotone, lana o seta, che hanno meno probabilità di contenere Bpa o altri bisfenoli.

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