Diritti

Til Schweiger: il MeToo è sbarcato in Germania?

Secondo Der Spiegel 50 persone accusano il celebre attore e regista di bullismo, reazioni violente e aggressioni verbali sul set del suo ultimo film. Ma nell’industria cinematografica tedesca non sarebbe l’unico caso
Credit: Henning Kaiser/dpa
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
8 maggio 2023 Aggiornato alle 18:00

Tutto parte da un’inchiesta pubblicata da Der Spiegel a fine aprile e intitolata: “Lo chiamano ‘l’Imperatore’”. A guadagnarsi questo soprannome è l’attore, regista e produttore tedesco Til Schweiger. I fan di Quentin Tarantino lo ricorderanno nei panni del sergente Hugo Stiglitz, «un tedesco che odia i nazisti» - definì così il suo personaggio lo stesso Schweiger -, nel celebre “Inglourious Basterds”. Ma è, soprattutto, uno dei registi tedeschi di maggior successo.

Ora è al centro di numerose accuse di di bullismo e abusi nei confronti dei suoi dipendenti sui set cinematografici dei suoi film.

Tanto che la ministra della Cultura tedesca, Claudia Roth, è stata costretta a intervenire per denunciare il “clima di paura” che domina queste realtà nel Paese, chiedendo un’“indagine esaustiva” su quanto rivelato da Der Spiegel e minacciando di tagliare i sussidi statali alle produzioni cinematografiche che non rispettano le regole di protezione dei lavoratori.

A cinque anni dalla nascita del movimento #MeToo, nato dopo le accuse al produttore cinematografico Harvey Weinstein, Roth ha dichiarato che è finalmente giunto il momento di prestare maggiore attenzione anche alle accuse di abusi nelle industrie creative e culturali in Germania.

Il comportamento scorretto di Til Schweiger è stato denunciato al quotidiano tedesco da più di 50 persone, tra ex e attuali dipendenti della star del cinema: le testimonianze parlano di intimidazioni, bullismo, reazioni violente e aggressioni verbali sul set del suo ultimo film, “Manta Manta - Zwoter Teil”, che parla di una coppia che divorzia dopo 30 anni di matrimonio e di un figlio che vuole seguire le orme del padre e diventare pilota di automobili. L’attore lo ha diretto, ne è stato protagonista e co-sceneggiatore. La sua figura domina la locandina del film.

Secondo quanto emerso, durante le riprese Schweiger si sarebbe presentato sul set in stato di forte ubriachezza, molestando i dipendenti con atteggiamenti aggressivi e intimidatori, prolungando gli orari di ripresa, portandoli allo stremo. Cosa che avrebbe anche provocato incidenti sul set dovuti alla stanchezza e allo stress. Ma alcuni sostengono che queste dinamiche si verificassero già un decennio fa.

Schweiger, 59 anni, nega le accuse. Così come la società di produzione Constantin Film di Monaco di Baviera, con cui ha realizzato la pellicola, che ha ricevuto più di 2,1 milioni di euro in sovvenzioni statali. Martin Moszkowicz, il Ceo della società di produzione e distribuzione cinematografica, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco Faz - Frankfurter Allgemeine Zeitung - in cui spiega che è stata avviata un’indagine interna per analizzare al meglio la situazione.

In un episodio, citato nell’inchiesta e confermato da Moszkowicz, un dipendente della Constantine Film avrebbe cercato di impedire a Schweiger di calcare il set perché era troppo ubriaco. Poi ci sarebbe stata una colluttazione, l’attore avrebbe colpito in faccia l’uomo e le riprese sarebbero state interrotte.

Lo chiamavano “l’Imperatore” perché, secondo le testimonianze, gridava, rimproverava e umiliava i dipendenti. E, col tempo, la sua posizione di potere e il consumo di alcol lo hanno portato a trasformarsi da “bravo ragazzo” a capo tirannico. Inoltre, una giovane comparsa di Manta Manta ha raccontato di essere stata costretta a togliersi il reggiseno per una scena che non prevedeva un topless. Alcuni testimoni hanno deciso di rivolgersi a Der Spiegel proprio in seguito a questo episodio.

Moszkowicz ha spiegato di non essere a conoscenza di questo né degli fatti accaduti, come quello ai danni di un’attrice - rinominata Tina Braun nell’articolo - che avrebbe avuto attacchi di panico e sarebbe finita in pronto soccorso per via della pressione provata sul set di fronte all’atteggiamento aggressivo di Schweiger.

«Se è così, ovviamente è grave e deve essere indagato», ha spiegato il ceo di Constantin Film. Quando gli viene chiesto se sia “normale” che accadano certe cose su un set, risponde di no, e che «l’obiettivo principale è quello di migliorare le condizioni quadro per le riprese in tutto il settore. Penso che da un lato lo stress e la pressione siano un grosso problema. D’altra parte, credo anche che dobbiamo arrivare a un codice di condotta vincolante per tutti. Noi di Constantin Film abbiamo un tale codice morale. Tuttavia, è importante che ciò si applichi a tutto il settore».

Dopo l’inchiesta di Der Spiegel, numerosi altri lavoratori dell’industria cinematografica si sono fatti avanti e hanno dichiarato che l’atmosfera tossica sul set è molto più diffusa dei soli set dei film di Schweiger.

Secondo la ministra Roth, che ha parlato in conferenza stampa a Berlino, «l’industria creativa e culturale è chiaramente soggetta ad abusi di potere, ad aggressioni sessuali e alla violazione delle leggi sulla tutela del lavoro». Per questo ha chiesto un codice di condotta a cui le produzioni cinematografiche dovranno attenersi o rischieranno di perdere i sussidi statali a partire dal prossimo anno.

Roth ha detto che «neanche i geni artistici o presunti tali sono al di sopra della legge. I tempi in cui gli uomini patriarcali abusavano della loro posizione di potere nel modo peggiore dovrebbero essere davvero finiti. Anche se è ovvio che non tutti lo hanno capito».

Un avvocato che rappresenta Schweiger, citato dal Guardian, ha detto che alcune delle «questioni» sollevate erano «sconosciute» al suo cliente, altre «insinuano questioni che non sono accadute». Per la Constantin Film sono «oltremodo incomplete e distorte, e in alcuni casi semplicemente sbagliate». Themis, un centro di consulenza indipendente istituito nel 2018 e finanziato dal Governo tedesco, fornisce mediazione e consulenza alle persone dell’industria creativa che hanno subito abusi sessuali. Ha fatto circa 2.000 consulenze. Ma non ha il potere legale di agire sulle accuse.

Quelle rivolte a Schweiger hanno innescato una discussione sulla necessità di migliorare le condizioni di lavoro sui set cinematografici in Germania. Perché quest’industria è ancora ben lontana dall’essere libera da molestie e violenze sessuali.

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