Ambiente

Tpl: dove è più accessibile ed economico?

La risposta arriva dal nuovo report di Greenpeace, che sottolinea l’importanza di rilanciare l’idea di un “biglietto climatico” per promuovere bus e treni e far abbandonare gradualmente l’uso di auto
Credit: Ono Kosuki
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5 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

Combattere la crisi del clima significa anche migliorare accessibilità, costi e servizi del trasporto pubblico locale. Solo con un sistema che funziona si può a esempio permettere a milioni di cittadini europei di preferire trasporti, magari green, anziché auto inquinanti.

Politiche che in buona parte d’Europa - il ricco Lussemburgo su tutti - vengono già applicate ma che in Italia sono ancora decisamente arretrare. Un nuovo rapporto di Greenpeace ci svela proprio questo: in una classifica che analizza le condizioni di circa 30 Paesi per lo più dell’Ue, basata su costi, semplicità e accesso del trasporto pubblico, l’Italia risulta nella parte più bassa del ranking.

Quattro i criteri analizzati: la facilità dei sistemi per l’acquisto di biglietti e la possibilità di avere un “biglietto climatico”, costi e accessibilità per biglietti a lungo termine, gli sconti e i vantaggi per le fasce deboli e infine le aliquote Iva sul trasporto pubblico. Da 1 a 100 ai vari Paesi è stato assegnato un punteggio in base a questi indicatori.

Al primo posto, con 100 punti, c’è il Lussemburgo dei trasporti gratuiti. Seguono Malta (88), Austria (81) e Germania (69). A metà classifica si incontra il Belgio (29) oppure la Danimarca (10) e nella parte finale ecco spuntare l’Italia, con soli 5 punti assegnati. Dietro di noi soltanto Romania, Lettonia, Norvegia, Grecia, Croazia e Bulgaria.

La situazione va un po’ meglio se la osserviamo dal punto di vista delle capitali, sempre facendo fede agli stessi criteri. In questo caso ci sono tre città ai primi posti, tutte con 100 punti, ovvero Tallinn in Estonia, città di Lussemburgo, e La Valletta a Malta. Seguono Praga, Bratislava, Madrid e, a sorpresa, al settimo posto Roma.

Alla nostra capitale, così come altre città, viene infatti riconosciuta l’importanza di agevolazioni per gli anziani e le fasce deboli nel trasporto pubblico, ma ha ancora valori troppo bassi relativi ai costi dei biglietti, giudicati troppo alti per politiche che puntano a implementare l’uso dei mezzi.

Nella parte relativa all’Italia da Greenpeace sottolineano come lo Stivale sia al 21esimo posto sui 30 Paesi analizzati. “Non esiste un semplice sistema di biglietteria, ogni azienda di trasporti ha un proprio sistema” si legge fra le note negative, mentre viene riconosciuto positivamente l’implemento dei treni ad alta velocità, un’alternativa agli aerei”.

Il numero di passeggeri su alcuni voli nazionali italiani è diminuito notevolmente negli ultimi 25 anni anni. Per esempio il numero di passeggeri del volo da Roma a Milano è sceso da circa 2,5 milioni all’anno alla fine degli anni ‘90 a circa 1 milione prima del Covid”, spiegano gli ambientalisti.

Entrando nel dettaglio relativo a Roma, da Greenpeace riconoscono che l’abbonamento annuale per i mezzi a 250 euro è uno dei più economici d’Europa, così come sono importanti alcuni sconti per studenti e anziani, ma “la qualità del trasporto pubblico a Roma non è all’avanguardia, con solo 3 linee di metropolitana, pochi tram e treni urbani e la maggior parte del pubblico trasporto basato su autobus che si muovono in una città molto trafficata e grande. Ci sono ancora molte stazioni della metropolitana che non sono adatte a persone su sedie a rotelle, e gli ascensori generalmente non sono affidabili”.

Allo stesso tempo nelle indicazioni del rapporto si legge però come, dal luglio 2023, i costi per i trasporti pubblici romani aumenteranno: una nota dolente rispetto ad altre città europee dove i prezzi dei mezzi potrebbero scendere o diventare addirittura gratuiti.

Mentre ancora si sta cercando di capire se realmente i mezzi gratis aiutino l’abbandono dell’auto (studi sono in corso su Lussemburgo o Malta), come spiega Herwig Schuster, esperto di trasporti per la campagna Mobilità per tutti di Greenpeace, l’idea chiave dell’associazione ambientalista è che con costi bassi e fissi e un sistema efficiente, allora le cose potrebbero davvero funzionare. In sostanza il costo del trasporto pubblico deve essere inferiore a quello di un’auto e deve valere il prezzo, altrimenti la gente non lo userà.

Per rendere contemporaneamente i costi dei mezzi più bassi e i trasporti efficienti, servono però finanziamenti che non ricadano sempre e solo sulle tasche dei contribuenti. Per questo Greenpeace, da Roma a Madrid e le altre città europee, sostiene c’è “un enorme potenziale” da sfruttare: per esempio usando il denaro dei sussidi ai combustibili fossili o introdurre tasse sui biglietti aerei e sul cherosene per pagare i prezzi ridotti dei biglietti. E ancora: uno dei modi più semplici per ridurre i costi sarebbe “rimuovere l’Iva”.

Solo così “nel giro di un paio d’anni tutti i governi potrebbero essere in grado di introdurre prezzi equi”, si legge nel commento di Schuster.

Ma c’è un altro interessante metodo che già diversi paesi stanno sperimentando: quello di introdurre il “biglietto climatico”. Dopo Austria e altri Paesi, anche Germania e Ungheria dal primo maggio stanno seguendo l’esempio di promuovere un titolo di viaggio a basso costo per il trasporto cittadino che vale sia per i bus sia per esempio per treni regionali e altri mezzi, sia in città che in periferia. Questa, secondo l’associazione, potrebbe essere una svolta positiva per la lotta alle emissioni, un sistema in grado di agevolare davvero l’uso dei mezzi e permettere a molti cittadini di abbandonare l’auto.

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