Diritti

Scambio di accuse tra il Vaticano e l’avvocata della famiglia Orlandi Laura Sgrò

Nella mattina di ieri la legale è stata convocata dal Promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi per chiarimenti circa le dichiarazioni rilasciate da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, durante la trasmissione Di Martedì
L'avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, è stata sentita ieri in Vaticano circa le pesanti accuse mosse durante la trasmissione Di Martedì
L'avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, è stata sentita ieri in Vaticano circa le pesanti accuse mosse durante la trasmissione Di Martedì Credit: ANSA/ GIUSEPPE LAMI
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16 aprile 2023 Aggiornato alle 07:41

Martedì scorso Pietro Orlandi ha rivelato in diretta tv i dettagli del lunghissimo incontro svoltosi in Vaticano tra lo stesso Pietro, l’avvocata Laura Sgrò e Alessandro Diddi. Nella nota trasmissione condotta da Giovanni Floris, Orlandi, dopo aver fatto sentire un audio che riporta un colloquio tra il giornalista Alessandro Ambrosini e l’affiliato alla Banda della Magliana Marcello Neroni in cui si sente il pregiudicato, tra un bip e l’altro, dire frasi molto pesanti nei confronti di Wojtyla come: “Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile…” ha affermato “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…” aggiungendo “Certo, se nel ’93 si parlava della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più su di quei cardinali”.

Le affermazioni, ovviamente, hanno suscitato reazioni veementi. Nei giorni successivi sono usciti articoli e interviste che, oltre a rigettare le “accuse infamanti” si sono scagliati contro chi “mette in dubbio la moralità di un santo”. Tra le più nette c’è l’intervista del cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario personale di Giovanni Paolo II. «È appena il caso di dire – ha dichiarato il porporato - che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali». Durissima poi la nota di Andrea Tornielli, Direttore Editoriale del Dicastero della Comunicazione del Vaticano. “Il tutto – ha scritto su Vatican News il 14 aprile scorso - è stato presentato come indiscrezione credibile, accompagnata da qualche sorrisino ammiccante, come se si parlasse di un segreto di Pulcinella. Prove? Nessuna. Indizi? Men che meno. Testimonianze almeno di seconda o terza mano? Neanche l’ombra. Solo anonime accuse infamanti”.

“Non ho mai detto che Papa Wojtyla era un pedofilo – si è difeso Pietro Orlandi nel corso della trasmissione “Quarto Grado” di Rete 4 nella serata di venerdì 14 aprile - Le mie parole sono state strumentalizzate per fare titoli di giornale e per infangare e questo mi dispiace. Non ho mai accusato direttamente Giovanni Paolo II di pedofilia e sfido chiunque a dire il contrario. Papa Francesco ha detto al promotore di giustizia che lui non vuole fare sconti a nessuno e che vuole analizzare tutto – ha poi aggiunto nel corso dell’intervista – Sa che c’era quest’audio di questa persona che accusava Paolo Giovanni II che circola dal 9 dicembre e nessuno dal 9 dicembre si è mai indignato. Ho ritenuto opportuno riportare l’audio senza i famosi bip al promotore di giustizia, ho chiesto di ascoltarlo solo al fine di poter approfondire meglio”.

Alla luce di questo terremoto, avvenuto proprio all’indomani della prima vera svolta nella penosa vicenda quarantennale, la convocazione cioè di Pietro Orlandi e l’avvocata Sgrò in Vaticano martedì 11 aprile per essere sentiti dal promotore Diddi, quest’ultimo ha ritenuto sentire la Sgrò e la ha invitata per un colloquio nella mattinata del 15. La conversazione è stata brevissima ma fin dai minuti successivi, si è capito che non era andata bene. In una nota pubblicata poco dopo sempre su Vatican News, veniva riportata una pesante critica nei confronti dell’avvocata e di Pietro Orlandi: “Accuse a Wojtyla – recita il titolo - Pietro Orlandi e l’avvocata Sgrò si rifiutano di fare nomi” e il sommario: “Il fratello della ragazza scomparsa non ha indicato le fonti delle informazioni al Promotore di Giustizia. Ci si attendeva che lo facesse l’avvocato, che nei mesi scorsi aveva più volte lamentato di non essere stata ancora convocata: ma ha sorprendentemente scelto di opporre il segreto professionale”. “Dall’avvocata Laura Sgrò – ha rincarato Diddi all’Agi - una battuta di arresto enorme nel cammino per la verità. C’è poco da pensare: in questi mesi abbiamo lavorato sulle piste da approfondire e ora, dopo quanto successo, io non so come andare avanti”.

Immediata la replica della legale che in una nota inviata a Paolo Ruffini, prefetto del dicastero della comunicazione, ad Andrea Tornielli e a Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa Vaticana si dice sorpresa per una serie di affermazioni che “non corrispondono al vero”.

“Il mio assistito Pietro Orlandi – continua - è stato ascoltato per ben otto ore I’11 aprile dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, al quale ha presentato una corposa memoria corredata da un elenco di 28 persone, chiedendo motivatamente che siano presto ascoltate. Pietro Orlandi, inoltre, si è reso pienamente disponibile a fornire ogni altro chiarimento a richiesta dello stesso Promotore di Giustizia. Per quanto mi riguarda, questa mattina sono stata convocata dal Promotore di Giustizia, dal quale mi sono prontamente recata. Il Promotore mi ha mostrato una mia istanza dell’11 gennaio nella quale Pietro Orlandi e io, in qualità di avvocato della famiglia Orlandi, chiedevamo un incontro per presentare le prove in nostro possesso. Ho chiarito, come era già chiaro, al Promotore che evidentemente la persona che doveva essere ascoltata era il solo Pietro Orlandi e che questo era già avvenuto qualche giorno fa”.

“Per quanto riguarda una mia personale audizione come persona informata sui fatti – ha poi aggiunto mettendo in luce quella che secondo lei e la famiglia è una scorrettezza grave - essa è evidentemente incompatibile con la mia posizione di difensore della famiglia Orlandi e dell’attività in favore della ricerca di Emanuela che sto svolgendo. Questo è quello che ho pacificamente rappresentato, come avevo già fatto telefonicamente e via mail, al Promotore di Giustizia e a tutti i presenti”. “Diddi che è un’avvocata – ha dichiarato Pietro Orlandi a La Svolta - dovrebbe sapere che la Sgrò non può essere chiamata e verbalizzare come testimone perché oltre al fatto che ogni avvocato deve mantenere il segreto professionale, se verbalizzasse da testimone non avrebbe potuto essere più la mia legale”.

La vicenda, quindi, dopo un improvviso rasserenamento, torna nel plumbeo in cui è stata confinata per 40 anni. Le dichiarazioni di Orlandi andrebbero certamente verificate più a fondo visto che riportano affermazioni molto pesanti e che queste provengono da fonti, a quanto risulta al momento, non accertate. Ma al tempo stesso non possono far dimenticare una latitanza assoluta del Vaticano sulla questione della scomparsa di una sua giovanissima cittadina che, secondo tantissimi elementi venuti alla luce in questo infinito quarantennio, porterebbero in un modo o nell’altro proprio al perimetro interno alle Mura Leonine. A che livello, con quali persone e modalità, per quanto tempo e perché il Vaticano sia implicato è tutto da dimostrare, ma che sia coinvolto è certo, prova ne è che Papa Francesco ha finalmente, dopo 40 anni, deciso di aprire una inchiesta interna. Per quanto avventate possano essere state le dichiarazioni di Orlandi, non possono di colpo cancellare una assenza di collaborazione, nascondimenti, depistaggi che ora, risentito, il Vaticano non può negare. Quella verità che Diddi e Papa Francesco hanno dichiarato di voler accertare “senza sconti” deve finalmente venire a galla.

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