Diritti

Gérard Depardieu è (di nuovo) sotto accusa

La rivista indipendente Mediapart ha raccolto le testimonianze di 13 attrici, truccatrici e tecniche del set che accusano l’attore di comportamenti sessualmente inappropriati nel periodo tra il 2004 e il 2022
Gérard Depardieu era stato incriminato il 16 dicembre 2020 in relazione ad accuse di stupro e violenza sessuale legate a una causa intentata nel 2018 da Charlotte Arnould
Gérard Depardieu era stato incriminato il 16 dicembre 2020 in relazione ad accuse di stupro e violenza sessuale legate a una causa intentata nel 2018 da Charlotte Arnould Credit: PhotoXpress/ZUMAPRESS.com
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 aprile 2023 Aggiornato alle 15:00

Tredici donne. Undici film. Diciotto anni. Ma lo stesso modus operandi. Un’inchiesta condotta da Mediapart, una rivista online indipendente di investigazione e opinione francese, rivela che tra il 2004 e il 2022 Gérard Depardieu sarebbe stato autore di aggressioni sessuali e sfoghi sessisti ai danni di 13 donne su set televisivi e cinematografici di alto profilo.

Gli avvocati del celebre attore oggi 74enne originario di Châteauroux, 250 km a sud di Parigi, hanno negato “tutte le accuse suscettibili di essere oggetto di diritto penale”.

Depardieu sta ancora affrontando un’incriminazione per stupro e violenza sessuale dopo la denuncia presentata nel 2018 dall’attrice Charlotte Arnould, classe 1995, che accusava l’amico di famiglia di averla violentata due volte nella sua residenza parigina. All’epoca Arnould aveva 22 anni.

Il caso è ancora aperto, nonostante l’interprete di Cyrano de Bergerac o Asterix e Obelix avesse chiesto di annullare le accuse e chiudere le indagini nel 2020.

Da quelle accuse, registi e produttori hanno continuato ad assumere la star, e l’anno scorso Depardieu è apparso in cinque film, tra cui una nuova versione della serie poliziesca Maigret.

Un elemento ricorrente delle testimonianze raccolte, scrive Mediapart è “l’asimmetria tra, da un lato, donne spesso giovani e precarie, all’inizio della loro carriera, e dall’altro un attore di fama mondiale, la cui sola presenza a volte permette di finanziare un film”.

Sono fatti che non ci stupiscono più (ma dovrebbero, costantemente) dopo il #MeToo e, in particolare, il caso dell’ex produttore cinematografico Harvey Weinstein, che di recente è stato condannato da un tribunale di Los Angeles a 16 anni di prigione nel secondo processo per molestie e stupri. Sta già scontando una pena detentiva di 23 anni dopo la condanna, a New York, nel 2020.

Nell’inchiesta di Mediapart, che si concentra sui fatti che sarebbero avvenuti durante le riprese di 11 film, emerge che i comportamenti sessualmente inappropriati di Gérard Depardieu - comprendono palpeggiamenti indesiderati di giovani attrici, truccatrici e tecniche del set, oltre a commenti osceni e “gemiti persistenti” -, sembrano essere stati ampiamente ignorati dagli altri membri della troupe, in un clima che è stato definito di generale “compiacimento”.

Le testimonianze, riporta Libération, parlano di osservazioni misogine e degradanti, presunte violenze sessuali “il più delle volte sotto gli occhi di tutti”. L’attore, secondo le intervistate, tra cui una donna che aveva 20 anni al momento delle aggressioni, avrebbe instaurato “un’atmosfera sessualizzata e scomoda” sui set, ricca di domande intime e invadenti, “commenti sessuali” spesso accompagnati da “grugniti”. Sotto gli occhi e l’indifferenza di molti colleghi inerti.

Delle 13 donne che hanno testimoniato nell’inchiesta, alcune delle quali l’hanno fatto in anonimato, 3 hanno “consegnato alla giustizia la loro testimonianza, ma nessuna ha sporto denuncia. Secondo Variety, a cui è stata fornita una nota dall’ufficio del procuratore di Parigi, nessuna di queste 13 donne ha intrapreso un’azione legale contro Depardieu: “La Procura non ha ricevuto alcuna nuova querela. Un’indagine formale, avviata nel 2020 a seguito della causa intentata da Charlotte Arnaud, è ancora in corso”. Ma finora nessuna misura detentiva è stata adottata nei confronti dell’attore.

Secondo l’inchiesta, le vittime erano tormentate dal timore che “la loro parola avrebbe pesato poco contro il monumento del cinema francese” e che la loro carriera ne sarebbe uscita rovinata. Era lo stesso atteggiamento dei colleghi a scoraggiarle, quella tendenza a minimizzare la gravità dei fatti attribuiti all’attore sui set, da New York a Parigi: quando si lamentavano, hanno raccontato, qualcuno rispondeva: «Oh ça va, c’est Gérard !». (Oh va bene, è Gérard!)

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