Ambiente

Una marea nera in Thailandia

La fuoriuscita di greggio da un oleodotto sottomarino potrebbe avere pesanti ripercussioni su ecosistemi, pesca e turismo. È un nuovo disastro dopo quelli recenti di Sri Lanka e Perù
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1 febbraio 2022 Aggiornato alle 16:47

Sri Lanka, Perù e ora anche Thailandia. I danni creati da petroliere, oleodotti e incidenti a navi cargo stanno mettendo in sofferenza sempre di più gli ecosistemi del Pianeta e le vite dei residenti che si basano su pesca e turismo. Mentre in Sri Lanka si paga ancora l’altissimo prezzo del disastro ambientale avvenuto mesi fa che ha portato a enormi quantitativi di plastiche e microplastiche sulle spiagge, al largo di Lima in Perù si continua a lavorare per proteggere uccelli e mammiferi dalla fuoriuscita di petrolio della nave della Repsol.

Adesso un nuovo disastro ecologico preoccupa anche la Thailandia, dove al largo della spiaggia di Mae Ram Phueng Beach nella zona di Rayong una pesante fuoriuscita di petrolio legata a un oleodotto rischia di compromettere la salute degli ecosistemi locali.

La scorsa settimana è avvenuto un guasto a un oleodotto sottomarino della Star Petroleum Refining con lo sversamento di circa 50.000 litri di greggio in mare. Subito, centinaia di lavoratori della compagnia petrolifera si sono attivati per bonificare la costa di Mae Ram Phueng Beach, fra le più colpite, e nel frattempo è stata dichiarata emergenza per la zona disastrata, con divieti di balneazione e altre precauzioni.

Secondo quanto riportato dalla marina thailandese la maggior parte della perdita e della macchia di greggio è ancora al largo e solo una piccola parte ha impattato sulle coste. La preoccupazione maggiore - mentre si cerca di bloccare il petrolio con barriere e sostanze di vario tipo - è che la fuoriuscita possa danneggiare i fragili coralli della zona, così come è fondamentale che si riesca a bloccare l’arrivo degli inquinanti a Ao Prao, piccola baia di Koh Samet, popolare isola turistica della Thailandia. Per i locali, se il petrolio raggiungesse quest’area, potrebbe avere un impatto sulla spiaggia e causare gravi danni ai coralli di acque poco profonde e al turismo.

Al momento l’ultima immagine satellitare dell’Agenzia governativa per lo sviluppo della tecnologia geoinformatica e spaziale (GISTDA) mostra come la fuoriuscita di petrolio si è estesa per un’area di circa 70 chilometri quadrati e la chiazza di petrolio è ben visibile dall’alto. Sulla costa, la spiaggia ha incominciato ad annerirsi e si teme ora per le condizioni di diversi organismi marini, dagli uccelli ai piccoli molluschi e crostacei fondamentali negli equilibri degli ecosistemi. Si teme anche, però, per le ripercussioni sulla vita di migliaia di thailandesi: la pandemia ha già messo in ginocchio il turismo e ora per resort e ristoranti questo nuovo incidente, che porterà anche a nuovi divieti di pesca, sarà un “chiodo nella bara” per moltissime attività, dicono i residenti.

Nel frattempo il ministro dell’ambiente Varawut Silpa-archa ha esortato le compagnie petrolifere thailandesi ad aumentare le misure di prevenzione e potenziare le ispezioni e i programmi di manutenzione su terra e mare. Per Greenpeace, dal 1974 a oggi sono oltre 240 gli incidenti che hanno portato a fuoriuscite di petrolio in Thailandia, alimentando un dramma senza fine per ambiente e turismo.

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di Redazione 2 min lettura