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Libri: istruzioni per l’uso

Orecchie sì o no? Sottolineare si può? Cosa dice di te la tua libreria e il suo ordine? Da Officine Il Saggiatore arriva una una piccola grande guida per bibliofili professionisti e dilettanti
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
12 marzo 2023 Aggiornato alle 13:00

Si possono fare le orecchie ai libri? E sottolinearli? Se sì, rigorosamente a matita (sottile eh) o – orrore, orrore – anche con penna, evidenziatore e pennarello? Strappare i libri è un peccato mortale?

A tutte queste domande, che dividono bibliofili dai tempi di Gutenberg, prova a rispondere Il Piccolo Galateo illustrato per l’uso corretto dei libri. Questo volume pubblicato da Il Saggiatore (158 p. 15€), mini solo nel formato, affronta alcune delle più divisive questioni su cui l’umanità sia stata chiamata a confrontarsi, partendo da un assunto che nessun amante della lettura potrà contestare: i libri hanno un’anima.

In pochissime pagine, i testi di Marco Didimo Marino e le illustrazioni di Marco Maldonsto ci accompagnano in un viaggio nel meraviglioso mondo dei libri e del rapporto intimo e viscerale che li lega agli umani da cui si lasciano adottare, aiutandoci a imparare qualcosa che, dopo migliaia o milioni di pagine, ancora non conosciamo: farsi capire da loro, per gioire, piangere, ringraziare insieme.

Tutto trova una risposta attraverso citazioni – letteralmente – letterarie, curiosità, digressioni storiche, aneddoti e mini-approfondimenti: in che ordine disporli (alfabetico? Cromatico? Per genere?), in che posizione leggerli e sì, persino come non leggerli.

L’ergonomia del lettore, ovvero i modi in cui leggiamo – un po’ relax e un po’ equilibrio, ma anche un po’ contorsionismo-kamasutra, del resto qualcuno che di libri se ne intendeva diceva che una notte d’amore è un libro letto in meno – ci ricorda che, almeno in questo campo, tutte le posture sono consentite senza timore di giudizio, anche se ce ne sono tre più comuni delle altre. Diffuse, ma non prive di errori: per questo, il Galateo ci insegna come realizzarle da veri professionisti del reading time.

Soprattutto, però, questo piccolo volume dedica un capitolo all’“onore e alla vergogna” dei libri non letti. Quella pila che tutti i lettori hanno e che li guarda male ogni volta che escono per andare in libreria o tornano a casa con un nuovo bagaglio di mondi da scoprire.

Sembra un dettaglio, ma in un momento storico in cui le persone condividono ostentatamente online il numero di libri letti e il volume delle pagine complessive, quando riduciamo la nostra esperienza come lettori alla capacità bulimica di macinare titoli e titoli, uno dietro l’altro, per allungare la lista e vantarci dei numeri a due o tre cifre dei testi che abbiamo letto in dodici mesi – quando per essere considerati lettori forti ne bastano 12 – ricordarci il valore dei libri che non leggiamo, di quell’anti-libreria che ogni lettore inevitabilmente ha, è ricordarci che leggere non è un’attività performativa.

Che il verbo leggere, oltre a rifiutare l’imperativo, come ci ha insegnato Pennac, rifugge anche i nostri tentativi di ingabbiarlo in una serie di cifre. E che la crescita infinita, delle pagine come dell’economia, è qualcosa che dovremmo smettere di inseguire.

Per questo, descrivendo la vertigine che ci coglie di fronte alla lista dei desideri, quel sentimento di trovarsi di fronte all’abisso che tutti i lettori hanno provato, il galateo si fa zattera per cercare di insegnarci a navigare lo sconfinato mare di libri che ci circonda. Un mare variopinto e pieno di voci, di cui questo piccolo libro ci ricorda la magia.

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