Culture

Caso Dahl: cambiare il testo dei libri? Non è una novità

Nella maggior parte dei casi, le traduzioni dei bestseller internazionali non rispecchiano al 100% le versioni originali. Ma è giusto riscrivere intere opere per adattarle ai gusti e alla sensibilità di oggi?
Credit: Mikhail Nilov
Silvio Sosio
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Tempo di lettura 6 min lettura
22 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:00

I social, o quanto meno la mia bolla che, essendo io un editore, è piena zeppa di scrittori, lettori e appassionati di libri, è in rivolta. Il motivo è la notizia che le nuove edizioni dei libri di Roald Dahl, edite da Puffin nel Regno Unito, sono state affidate a dei sensitivity reader per rivedere i testi e renderli più inclusivi.

Roald Dahl, gallese, è stato uno degli scrittori di libri per ragazzi di maggior successo del secolo scorso. Autore di una ventina di romanzi e di numerosissimi racconti, i suoi libri sono stati spesso oggetto di adattamenti cinematografici: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Streghe, Matilda 6 mitica, GGG Il grande gigante gentile, solo per citare i più famosi.

Le modifiche apportate ai testi, secondo un articolo del Telegraph - riportato anche dal Guardian - comprendono sostituzioni di parole, aggiunte di piccole porzioni di testo, riscrittura di brevi periodi.

La parola “fat” (grasso, ciccione) è stata completamente rimossa, sostituita con alternative capaci di esprimere un concetto simile: per esempio, il personaggio Augustus Gloop in Charlie e la fabbrica del cioccolato viene ora definito “enorme”. Rimossa anche la parola “brutto”: la signora Sporcelli in Gli Sporcelli non è più “brutta e bestiale” ma solo “bestiale”. In un passo di Le streghe - premio Bancarellino, dal quale è stato tratto l’omonimo film di Zemeckis - nel paragrafo in cui si diceva che le streghe erano calve e indossavano una parrucca, è stata aggiunta una riga per spiegare che “ci sono molte ragioni per cui una donna può indossare una parrucca e non c’è nulla di male”. Un’altra parola che è stata rimossa è “femmina”. In Matilda la signorina Spezzindue non è più una “formidabile femmina” ma “una formidabile donna”.

La figura del sensitivity reader è emersa di recente nell’editoria americana e britannica. Si tratta di lettori specializzati nella valutazione delle opere dal punto di vista del rispetto di minoranze e persone: l’idea alla base è che alcuni termini possono offendere una parte dei lettori. Parole come “ciccione” sono spesso usate con più leggerezza, eppure feriscono.

Questa attenzione ha indubbiamente un aspetto strettamente commerciale – meno persone offendo, meno lettori perdo – ma anche educativo. Rientra in quel grande calderone del politically correct che così spesso viene orgogliosamente disdegnato, ma di cui, vista la scarsa educazione con cui ci confrontiamo ogni giorno, sembra esserci sempre più un disperato bisogno.

Quando i libri sono dedicati a un pubblico di bambini il problema diventa ancora più delicato. Perché se un adulto leggendo Mark Twain può contestualizzare l’opera al suo tempo e valutare che lo scrittore americano trattava le persone nere tutto sommato meglio dei suoi contemporanei, un bambino tra i 6 e i 10 anni – come sono classificati i libri di Dahl – non ha questa capacità di giudizio. E se un personaggio cattivo viene connotato negativamente definendolo “ciccione”, quello che resta al bambino è che la qualità degli esseri umani è inversamente proporzionale al loro peso.

Certo, il libro può essere letto in compagnia di un adulto che spiega bene il problema o può essere accompagnato da un’introduzione o da note a piè di pagina; e del resto quale bambino si lascerebbe sfuggire una nota che gli spiega i valori etici nel mezzo della lettura di un bel testo avvincente?

Ma la domanda naturalmente si pone: è lecito riscrivere opere letterarie per adattarle ai gusti moderni? La risposta, nella mia bolla, è quasi invariabilmente no. Alcuni ritengono che solo gli autori abbiano diritto di modificare il proprio testo (idea che come editore mi fa sorridere) o quantomeno che debbano poter approvare le modifiche (e questo certamente).

È una novità il fatto che i testi vengano modificati per adattarli ai tempi o a nuove sensibilità? Certamente no. Quando Agatha Christie pubblicò uno dei suoi romanzi più famosi Ten Little Niggers, nel 1939, accettò di buon grado che nell’edizione americana il titolo fosse cambiato in And Then There Were None, perché già allora la n word risultava offensiva. Solo nel 1964 anche l’edizione inglese cambiò titolo, sempre col consenso dell’autrice, in Ten Little Indians, che è il titolo con cui lo conosciamo oggi in Italia (Dieci piccoli indiani)

Del resto, se l’alternativa è veder sparire il proprio libro dagli scaffali, perché non acconsentire a qualche modifica? Nessun autore importante è arrivato alla fama senza passare sotto i ferri di un buon editor che l’ha aiutato a sistemare il proprio lavoro e a correggere gli errori: quindi, in genere, gli scrittori hanno un’idea della sacralità del testo molto meno rigida di quanto possano avere lettori o filologi.

È più antipatico, certo, quando l’autore non può pronunciarsi in merito. Roald Dahl è morto nel 1990 e i diritti delle sue storie sono ora di proprietà di una società che è stata acquistata da Netflix, che naturalmente è stata parte del lavoro e lo ha approvato. Sia Puffin che la Roald Dahl Story Company assicurano che le modifiche, discusse con l’agenzia Inclusive Minds, che si occupa di linguaggio inclusivo nella letteratura per ragazzi, sono “piccole e decise con molta attenzione”.

Per noi, tra l’altro, questo fenomeno accade in continuazione senza che ce ne rendiamo conto, perché i bestseller anglofoni vengono tradotti e poi ritradotti, e ogni traduzione viene adattata ai tempi. La frase di Matilda citata prima, la “formidable female”, nell’edizione italiana (Salani 1995) è tradotta “un donnone davvero colossale”. Ma in realtà anche sui testi originali è sempre avvenuto: Puffin assicura che i testi vengono regolarmente rivisti a ogni nuova edizione con piccoli adattamenti al linguaggio corrente.

La domanda se sarà ancora possibile leggere ancora la versione originale di Dahl, mi sembra quindi mal posta, perché nemmeno le edizioni precedenti erano la versione originale. Per trovarla occorre cercarsi la prima edizione, e se è vero che Dahl è morto da poco e quindi bisognerà aspettare ancora quasi quarant’anni per poter avere edizioni filologicamente corrette parallele a quelle ufficiali che la ripropongano esatta parola per parola, è anche vero che esistono le biblioteche.

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