Futuro

Così l’LSD può curare la depressione 

I ricercatori americani sono riusciti a isolare le molecole allucinogene della celebre droga. Aprendo la strada a una nuova terapia contro il male oscuro che affligge 280 milioni di persone nel mondo. Senza effetti collaterali psichedelici
Credit: Mishal Ibrahim
Tempo di lettura 3 min lettura
28 gennaio 2022 Aggiornato alle 17:00

Sostanze psichedeliche per curare la depressione? Sì, ma senza allucinazioni. Negli ultimi anni i ricercatori hanno iniziato a modificare le strutture chimiche di LSD e psilocibina, estratta da alcuni funghi allucinogeni, per creare delle sostanze analoghe che conservano l’utilità medica ma non provocano allucinazioni.

Queste droghe stimolano visioni di cose percepite come reali, ma che in realtà sono immaginarie. Il loro uso clinico, quindi, richiede un monitoraggio più intensivo da parte dei medici, cosa che fa aumentare i costi del trattamento rendendo questi farmaci poco pratici per un uso terapeutico diffuso. I ricercatori, però, in uno studio pubblicato su Science, hanno annunciato di essere riusciti a separare le molecole responsabili degli effetti antidepressivi da quelle che provocano allucinazioni. Hanno poi creato dei nuovi composti che sembrano attivare i circuiti cellulari del cervello che aiutano ad alleviare la depressione senza innescare visioni e illusioni. Si tratta di una sperimentazione studiata solo nei topi, per ora. Ma se questi psichedelici modificati funzionassero anche negli esseri umani, potrebbero dare il via a una nuova famiglia di medicinali.

Secondo il farmacologo Bryan Roth, della University of North Carolina School of Medicine, «questo lavoro susciterà molto interesse». Non è la prima volta che si studiano gli effetti terapeutici della psilocibina per curare alcune malattie psichiatriche come la depressione, di cui soffrono più di 280 milioni di persone nel mondo, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’ipotesi degli scienziati è che i pazienti abbiano un deficit di serotonina, la sostanza chimica spesso denominata “ormone della felicità”. Gli antidepressivi ne aumentano i livelli nel cervello. E lo stesso fanno LSD, psilocibina e altri composti psichedelici quando si legano ai recettori della serotonina. Anzi, secondo gli studiosi avrebbero effetti più efficaci delle terapie utilizzate oggi per combattere la depressione. Gli studi hanno dimostrato, per esempio, che una singola dose di psilocibina può offrire sollievo dalla depressione per svariati mesi. E, nel 2020, uno studio clinico sull’ ecstasy, nota nei laboratori come 3,4-metilendiossimetanfetamina, ha dimostrato che può alleviare il disturbo da stress post-traumatico.

Osservando i topi coinvolti nella sperimentazione, i ricercatori hanno prestato particolare attenzione al freezing, la risposta alla paura che si manifesta attraverso brachicardia e immobilizzazione, e ai movimenti della testa. Dopo vari test, sono stati trovati due composti, in particolare, che non provocavano alcuna reazione preoccupante, ma si comportavano come gli antidepressivi più efficaci. IHCH-7079 e IHCH -7806 non sono i primi composti che dimostrano il potenziale terapeutico non allucinogeno degli psichedelici: la lisuride, per esempio, è un farmaco utilizzato per curare il morbo di Parkinson e l’emicrania ed è stato commercializzato per la prima volta negli anni ‘70. Il composto, però, ha vari effetti collaterali come la nausea e la bassa pressione sanguigna. Anche nel 2020 il chimico David Olson, dell’Università della California ha scoperto un composto psichedelico chiamato tabernanthalog che ha effetti antidepressivi nei roditori. La Delix Therapeutics, una società co-fondata da Olson, sta lavorando per commercializzare i suoi composti e i relativi farmaci sperimentali non allucinogeni come trattamenti per la depressione e altre condizioni. I primi studi clinici dovrebbero iniziare entro la fine dell’anno. E aprire nuove frontiere nel mondo dell’assistenza psichiatrica.