Diritti

Il gender gap non risparmia nemmeno la musica

Secondo il nuovo rapporto dell’Annenberg Inclusion Initiative dell’Università della California, le donne sono ancora sottorappresentate nell’industria musicale, nonostante i piccoli traguardi raggiunti
Credit: EPA/ ETIENNE LAURENT
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
2 febbraio 2023 Aggiornato alle 15:00

«Quest’anno ci sono buone notizie per le artiste. Ma non esageriamo: c’è ancora molto lavoro da fare prima di poter dire che le donne hanno pari opportunità nell’industria musicale». Le parole di Stacy L. Smith, autrice di Inclusion in the Recording Studio? parlano di un problema ancora attuale, purtroppo: la sottorappresentazione delle donne nella musica.

Il sesto rapporto sull’industria musicale realizzato dalla USC Annenberg Inclusion Initiative e sponsorizzato da Spotify, una delle più famose piattaforme al mondo di musica in streaming, ha esaminato il genere di artisti, cantautori e produttori in tutte le 1.100 canzoni incluse nelle classifiche Billboard Hot 100 Year-End Chart, dal 2012 al 2022. Emerge che, in media, negli 11 anni analizzati, le donne costituiscono il 22,3% degli artisti esistenti, il 12,8% degli autori, e il 2,8% dei producer. C’è un problema evidente di gender gap.

“L’indagine ha anche analizzato la frequenza con cui le donne sottorappresentate (appartenenti a minoranze etniche, ndr) hanno lavorato in questi tre ruoli”, spiegano, oltre a valutare tutti i candidati ai Grammy Awards che hanno ricevuto riconoscimenti nelle categorie “Disco dell’anno”, “Album dell’anno”, “Canzone dell’anno”, “Miglior nuovo artista” e “Produttore dell’anno” nello stesso periodo, nonché il cantautore o la cantautrice inaugurale della categoria “Anno”.

I numeri emersi mostrano un leggero miglioramento rispetto al 2021: l’anno scorso il 30% degli artisti nella classifica di Billboard erano donne, mentre gli uomini costituivano il 69,4% e gli artisti non binari meno dell’1%. Un aumento di circa 7 punti percentuali (nel 2021 erano il 23,3%) e una crescita significativa dal 2012. Si tratta di un numero superiore alla media del periodo preso in considerazione, 22,3%: percentuale che si traduce in un rapporto di 3,5 artisti uomini per ogni artista donna.

In termini di etnia, il rapporto ha rilevato che il 50% di tutti gli artisti nella classifica Hot 100 di fine anno nel 2022 provenivano da gruppi razziali/etnici sottorappresentati: una diminuzione rispetto al 2021, che aveva registrato un 57,2%, e una crescita rispetto alla media tra il 2012 e il 2022, 48,1%. Le donne appartenenti a questa categoria se la sono cavata leggermente meglio nel 2022, costituendo il 65% di tutti gli artisti di gruppi razziali/etnici sottorappresentati. Nel 2021 erano il 55%.

In termini di autrici di testi, le donne hanno rappresentato circa il 14% dei crediti di scrittura di canzoni su Hot 100 sia nel 2022 che nel 2021. In totale, le donne hanno rappresentato solo il 12,8% degli autori valutati negli ultimi 11 anni, con un rapporto di 6,8 autori uomini per ogni donna. Una cifra esponenziale. Lo studio ha anche esaminato il numero di canzoni che includevano una donna tra gli autori: tra il 2012 e il 2022, più del 50% delle canzoni non ne riportava una, mentre il 43% ne aveva una o più di una. Ma solo meno dell’1% non ha registrato autori uomini.

Per quanto riguarda le donne Bipoc, che includono afroamericane, ispaniche e asiatiche, nel 2022 hanno ottenuto più crediti di scrittura di canzoni rispetto alle donne bianche, anche se il numero totale delle donne cantautrici di questa categoria nel 2022 è diminuito rispetto all’anno precedente.

Il numero più basso in assoluto, però, si registra tra le produttrici di musica: nel 2022, erano solo il 3,4% nella classifica Hot 100 di fine anno. Una cifra simile alla media registrata dal 2012, quando solo il 2,8% delle canzoni accreditava donne tra le produttrici. «Finché gli artisti, sia donne che uomini, non assumeranno cantautrici e produttrici donne, i numeri non si muoveranno», ha dichiarato Smith. «Non si tratta solo di permettere a un artista di accreditarsi su una canzone, ma di individuare i talenti e assumere donne in questi ruoli. Solo così potremo assistere a un cambiamento».

Per quanto riguarda i Grammy, il più prestigioso riconoscimento in ambito musicale al mondo, che quest’anno sarà presentato dalla cantautrice Olivia Rodrigo, nel 2023 il 15,2% dei nominati nelle sei categorie principali erano donne, mentre nel 2022 erano il 14,1%. La media dal 2012 al 2022 è a quota 13,9%. Significa che l’86% - sembra ancora più grave questa cifra, vero? - erano uomini.

Quest’anno le donne avevano una maggiore probabilità di essere nominate per il “Miglior artista esordiente” (50%) e per la “Canzone dell’anno” (33,3%), ma la percentuale scende per il “Disco dell’anno” (15,1%), così come per “l’Album dell’anno” (12,2%).

Nella nuova categoria “Cantautore dell’anno”, invece, le donne hanno occupato il 60% dei posti in nomination. È interessante notare come, tra le donne nominate negli ultimi 11 anni, il 51,5% era bianco, mentre il 48,5% apparteneva a gruppi razziali/etnici sottorappresentati. E nel 2023 la percentuale si è alzata ancora, raggiungendo il 61,5% delle donne nominate.

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