Economia

Rieccoli, i voucher!

Dopo la loro cancellazione nel 2017, ritornano nel mondo delle prestazioni occasionali i ticket da 10 euro l’ora per tutelare i lavoratori e contrastare l’evasione. Con particolare attenzione al settore agricolo
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30 dicembre 2022 Aggiornato alle 18:00

La legge finanziaria 2023 fa tornare in vita i buoni lavoro.

Detti anche voucher, sono un sistema di pagamento utilizzabile dai datori di lavoro per remunerare prestazioni di lavoro di tipo occasionale e accessorio, che essendo svolte in modo saltuario non sono riconducibili agli ordinari contratti di lavoro.

I buoni lavoro sono nati allo scopo di contrastare il lavoro nero con il Decreto Legislativo 10 settembre 2003, n. 276 o “Legge Biagi”, dal nome del giuslavorista e suo promotore Marco Biagi, che proprio un anno prima della sua approvazione venne assassinato dai terroristi delle Nuove Brigate Rosse.

Durante il governo Prodi del 2008, hanno subito un’importante modifica che ne ha precisato i limiti e l’utilizzo soprattutto per il settore agrario.

Come funzionavano? Il voucher del valore di 10 euro veniva acquistato dal datore di lavoro sul sito dell’Inps. Così datore e lavoratore venivano iscritti all’Inps e all’Inail, in modo da permettere al lavoratore di vedersi accreditato lo stipendio netto (8 euro per singolo voucher) e versare la rimanente parte come contributi previdenziali Inps, assicurazione Inail e costi di gestione del servizio. Il numero di voucher scambiati passò dai 2 milioni del 2009 a ben 15 milioni nel 2011, per poi raggiungere i 134 milioni nel 2015.

Dopo diverse riforme e modifiche, nella primavera 2016 la Cgil (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) ha depositato 3,3 milioni di firme per abolire, attraverso referendum, diverse norme del Jobs Act - riforma del lavoro emanata durante il governo Renzi - tra cui proprio i voucher.

Poco prima del referendum abrogativo, nel 2017 il governo Gentiloni intervenne con un decreto che ne modificava la sostanza a tal punto da fermare la procedura elettorale. Dalle “ceneri” dei buoni lavoro è nato il Libretto Famiglia, strumento finalizzato alla retribuzione delle prestazioni di lavoro occasionale non professionale composto da titoli di pagamento sempre del valore di 10 euro, ma con procedimenti più complessi e ulteriori limitazioni rispetto alla normativa precedentemente adottata.

Avanti veloce di 6 anni: fra le novità della nuova finanziaria del Governo Meloni, appena approvata in Senato, spunta proprio il ripristino dei voucher lavoro.

La loro reintroduzione, per la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, servirebbe a regolarizzare la condizione di tutti i soggetti che compongono l’universo del lavoro occasionale.

L’articolo 63 della Manovra interviene infatti sull’articolo 54 bis del decreto emanato nel 2017, raddoppiando il tetto del reddito complessivo annuo entro cui possono esser utilizzati questi buoni (da 5.000 a 10.000 euro lordi). Si introduce il divieto di ricorso ai voucher per soggetti che hanno alle proprie dipendenze più di 10 lavoratori subordinati a tempo indeterminato, a eccezione delle aziende alberghiere e delle strutture ricettive che operano nel settore del turismo.

La misura comporterebbe vantaggi sia per il prestatore, il cui compenso è esentato da ogni imposizione fiscale e non incide sul suo stato di disoccupato/inoccupato ed è cumulabile con i trattamenti pensionistici, sia per il committente, che può beneficiare di prestazioni occasionali senza contratto e con una copertura assicurativa Inail in caso di incidenti.

Il nuovo voucher targato Meloni ammonta a 10 euro all’ora (di cui 7,5 netti), e si rivolge ai comparti HO.RE.CA. (industria alberghiera), servizi alla persona, lavoro domestico e - inserite con emendamento solo il 21 dicembre - a discoteche, nightclub e tutte le strutture analoghe.

Inoltre, potranno essere assunti solo pensionati, disoccupati, percettori di ammortizzatori sociali o reddito di cittadinanza, studenti under 25 e detenuti ammessi al lavoro esterno.

Alla lista dei settori interessati si aggiunge anche l’agricoltura, a cui tuttavia la Legge di Bilancio dedica particolare attenzione.

In passato, i soli voucher nel comparto della vendemmia passarono dai 535.000 del 2008 a ben 1,3 milioni nel 2016, con una diffusione per tutto il mondo agricolo pari a 2 milioni fino al 2017.

Per le attività lavorative di natura occasionale svolte nell’ambito delle attività agricole di carattere stagionale, infatti, i voucher sono utilizzabili per un periodo non superiore a 45 giorni nel corso dell’anno solare e per ogni giornata lavorativa saranno corrisposti al lavoratore almeno 3 buoni lavoro, sempre rispettando il compenso minimo dei voucher, che dovrà essere pari alla retribuzione oraria individuata dal contratto collettivo di lavoro stipulato dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Lo strumento è ancora in forma sperimentale e potrà essere utilizzato nel biennio 2023-2024, anche se il Governo è al lavoro per la predisposizione di un’unica busta paga in modo da semplificare ancora di più la retribuzione per la prestazione di 45 giorni.

Inoltre, prima dell’inizio del rapporto di lavoro, il datore dovrà acquisire un’autocertificazione, fornita dal lavoratore stesso, che attesti la propria condizione soggettiva, e sarà obbligato a comunicare l’instaurazione del rapporto al competente centro per l’impiego. Qualora la prestazione superi il limite temporale indicato dalla legge il rapporto di lavoro occasionale si trasformerà automaticamente in contratto a tempo indeterminato, con multe pari a 500 (fino a 2500) euro per ogni giornata di lavoro di violazione delle norme di settore.

I sindacati osservano le novità con riserva ma senza particolari proteste: «Non c’è nessuna liberalizzazione generalizzata - commenta Onofrio Rota, segretario generale della Fai Cisl - ma rimangono perplessità sulle modalità operative di funzionamento dello strumento rispetto al quale attendiamo chiarimenti».

Più fiduciosa Confagricoltura, che rappresenta i datori di lavoro del settore, il cui vicepresidente Sando Gambuzza ritiene i voucher «uno strumento utile, ma non risolutivo dei problemi del mercato del lavoro agricolo».

La reintroduzione dei voucher fa sorgere dubbi circa la loro effettiva portata semplificativa, ma sicuramente rappresenta un altro forte intervento del Governo Meloni nel mondo del lavoro.

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