Futuro

In Svezia i genitori sono pagati per prendersi cura dei figli

Nel Paese scandinavo le mamme e i papà che restano a casa per occuparsi dei bambini malati ricevono l’80% dello stipendio. Dallo Stato
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
19 gennaio 2022 Aggiornato alle 07:00

Si legge “Vordavbarn” ed è una parola così comune in Svezia che gli anglofoni che abitano nel Paese scandinavo la usano come verbo: “He is vabbing”, letteralmente “Si sta prendendo cura dei bambini”. Il Vård av Barn, detto anche Vab, è la politica statale che permette ai genitori di stare a casa dal lavoro per occuparsi dei propri figli malati ricevendo comunque una retribuzione. Dalle assicurazioni sociali, non dal luogo di lavoro. A febbraio è una pratica così diffusa che il mese è stato rinominato “vabruari”. E così i genitori svedesi, a differenza di molti altri nel mondo e in Europa, non hanno la necessità di prendere ferie o congedi retribuiti, lavorare da casa, o ancora andare a caccia di parenti o amici che possano tenere i piccoli al posto loro. Basta compilare qualche scartoffia online.

Il programma governativo è attivo dal 1974​, anno in cui il Paese è diventato il primo al mondo a introdurre un congedo parentale retribuito neutrale rispetto al genere. Il Vab viene totalmente gestito attraverso l’applicazione delle assicurazioni sociali: quando il genitore rimane a casa per prendersi cura di un bambino, lo stato gli garantisce poco meno dell’80% dello stipendio abituale, detraendo un tetto massimo di circa 105 euro al giorno. La retribuzione varia a seconda dell’età del figlio malato e i giorni totali concessi sono 120 all’anno per bambino, finché non compie 12 anni. Ma la convenzione può durare anche fino ai 16 anni, in quel caso ci vuole anche un certificato medico (che serve anche dopo giorni consecutivi di Vab). La svolta, oltre al programma in sé, è che i genitori possono anche nominare membri della famiglia, amici o vicini di casa, o ancora rivolgersi a servizi esterni che possono ricevere la Vab al posto loro.

Si tratta di una delle più famose politiche svedesi dedicate alle famiglie, insieme al congedo parentale e all’assistenza all’infanzia sovvenzionata. La Svezia ha capito come incentivare i suoi cittadini a mettere su famiglia e, soprattutto, a trattenere talenti provenienti da ogni dove per fare figli su suolo svedese, anche se il Vab comporta sfide evidenti per le aziende in termini di turni e progetti da interrompere e riprendere una volta finita la pausa. E anche in termini di denaro: nel 2020 i giorni di Vab sono aumentati di 2 milioni rispetto all’anno precedente, toccando quota 8,3 milioni. E sono costati 1,7 miliardi di corone svedesi, l’equivalente di 15 milioni di euro.

Il Vab è anche visto come uno dei motivi principali per cui la Svezia ha il più alto tasso di occupazione femminile nell’UE - le svedesi che non hanno lavoro né lo cercano sono il 19%, contro il 43% italiano - ma ha portato alla luce una serie di problematiche durante la pandemia. Come il fatto che ne usufruiscano più donne. Cosa riconducibile, secondo la sociologa dell’Istituto svedese per la ricerca sociale Katarina Boye, agli stipendi maschili più alti nel settore privato. O il fatto che molte aziende discriminino i genitori che usano il Vab più di altri: una ricerca pubblicata nel 2015 ha mostrato che più giorni sono stati presi, più la crescita salariale è stata scarsa. I papà che facevano regolarmente il Vab portavano a casa uno stipendio inferiore del 2% rispetto ai loro colleghi con un numero medio di giorni di Vab. Per le madri, il calo era della metà.

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