Diritti

L’ex ministra della giustizia corre per le presidenziali francesi

È ufficiale: Christiane Taubira si candiderà alle elezioni del prossimo aprile. L’intento è scuotere le forze politiche di sinistra e farle convergere, possibilmente, su un unico personaggio. Il nome di Taubira potrebbe essere quello giusto
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
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17 gennaio 2022 Aggiornato alle 21:00

“Mi sto impegnando davanti a voi perché, come voi, aspiro a un governo diverso”, ha dichiarato Taubira davanti ai suoi sostenitori riunitisi a Lione. L’ex ministra della Giustizia di Hollande denuncia una vera e propria “assenza di dialogo sociale”. Il suo programma politico ancora non è ben delineato: ieri, nel discorso che annunciava la sua candidatura, nel quartiere della Croix-Rousse, Taubira ha fatto leva su tre punti: lavoro, sanità e ambiente.

Ha parlato di “collera”, di “giustizia sociale”, di aumento del salario minimo, di assegno di 800 euro per i giovani universitari per 5 anni e ha definito l’ecologia “la sfida del secolo”.

Taubira ha assicurato, inoltre, che si sottometterà al verdetto della cosiddetta “primaria popolare”, un’iniziativa lanciata da un gruppo di cittadini e militanti. Su un portale online dedicato, gli utenti iscritti (circa 120mila persone) potranno votare tra il 27 e il 30 gennaio, esprimendo un giudizio – da “insufficiente” a “molto bene” - su ciascuno dei 7 candidati dei partiti di sinistra. Mentre Anne Hidalgo (Ps), Jean-Luc Mélenchon (France Insoumise) e Yannick Jadot (Verdi) se ne sono tirati fuori, altri come Mélenchon, Hidalgo e Jadot, seppur controvoglia, sono scesi in capo. Tra di loro, la favorita è senza dubbio Christiane Taubira.

Da sempre considerata nel panorama politico francese un battitore libero, per l’autonomia di pensiero e la capacità di prendere posizione, anche in aperto contrasto con il proprio schieramento, continua a portare avanti le sue precise battaglie. Ha dato il proprio nome alla legge approvata nel 2001 che riconosce come crimini contro l’umanità la tratta degli schiavi. È stata relatrice della normativa che ha introdotto nel 2013 il matrimonio omosessuale in Francia.