Economia

Proroghe e trattative della Legge di Bilancio: facciamo il punto

Domenica le votazioni alla Camera sugli emendamenti della manovra. Per l’approvazione del Senato, si deve attendere fino al 29. Pensioni, superbonus e smart working al centro delle discussioni
Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nella Sala del Mappamondo di Montecitorio nel corso dell'audizione alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato in merito al disegno di legge di previsione bilancio dello Stato 2023 e per il triennio 2023-2025, il 2 dicembre 2022.
Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, nella Sala del Mappamondo di Montecitorio nel corso dell'audizione alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato in merito al disegno di legge di previsione bilancio dello Stato 2023 e per il triennio 2023-2025, il 2 dicembre 2022. Credit: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
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15 dicembre 2022 Aggiornato alle 16:00

Si avvicinano le votazioni alla Camera sugli emendamenti della Legge di Bilancio previste per questa domenica: la manovra dovrebbe quindi arrivare in aula intorno al 20 dicembre e ottenere l’approvazione del Senato per il 29 Dicembre. Sicuramente la scadenza da rispettare è quella del 31 dicembre: si rischia altrimenti di dover attivare l’esercizio provvisorio.

Un rischio concreto che porterebbe a una situazione di stallo: lo stato può, difatti, effettuare operazioni e spese unicamente di ordinaria amministrazione. A questo si aggiungerebbe una perdita di credibilità nel contesto internazionale che l’Italia non può permettersi.

Pensioni minime, superbonus, smart working, Pnrr e pagamenti con il pos sono alcuni dei temi più caldi degli ultimi giorni e le cui decisioni sono particolarmente attese.

Il partito di Berlusconi preme ormai da mesi sull’innalzamento delle pensioni minime a 600 euro. L’obiettivo, come dichiarato dallo stesso leader, è quello di raggiungere la soglia minima di 1.000 euro per la fine della legislatura. Tuttavia, a oggi sembrerebbe prossimo un compromesso facendole salire a 590 euro. Una proposta che non è apprezzata da tutti: «Si comincia a dare un segnale importante già facendole salire a 570 euro» ha affermato Durigon, esponente della Lega, in seguito all’aumento delle pensioni per l’inflazione e all’1,5% aggiunto dalla manovra. Il problema centrale, secondo i tecnici del tesoro, rimane l’identificazione di adeguate fonti di copertura che permettano la realizzazione della manovra e il sostenimento dei costi.

Nell’ambito del superbonus le associazioni di categoria lanciano l’allarme: oltre 50.000 aziende edili non riescono a cedere i propri crediti. Il Governo lavora su diverse ipotesi per lo sblocco di circa 40 miliardi di crediti: si pensa di compensare i crediti nel cassetto fiscale delle banche con modelli di F24 per imposte e contributi, una soluzione che sembrerebbe essere poco gradita dall’Ue. Altra opzione sul tavolo è l’acquisto di una parte dei crediti dalla Cassa Depositi e Prestiti. Le associazioni di maggioranza chiedono, inoltre, una riapertura dei termini di comunicazione di inizio lavoro. Realistica è la proroga del superbonus fino al 31/12 applicando, però, maggiori controlli sugli amministratori che certificano la data di assemblea del condominio. Questo permetterebbe di usufruire fino alla fine dell’anno di un aliquota del 110% e non del 90% come previsto per le delibere successive al 25 Novembre.

Anche lo smart working sarà, probabilmente, oggetto di proroga. Al momento possono usufruire del lavoro da remoto i soggetti fragili o coloro che hanno un figlio under 14 , opportunità che terminerà con la fine dell’anno, ma che potrebbe essere prorogata fino al 31 Marzo 2023.

In merito al Pnrr la situazione sembra aver trovato una sua quadra, è attesa una riunione nella quale si certificheranno i ritardi e si agirà con la creazione di un decreto legge per velocizzare i passi successivi e raggiungere gli obiettivi Europei entro il secondo semestre del 2023. Certo è che le recenti modifiche al Piano di Ripresa da parte del Lussemburgo e della Germania, quest’ultima ancora in fase di valutazione, potrebbero far concretizzare le recenti affermazioni del premier Meloni sulla revisione dello stesso.

Infine sembra destinato a fallire l’innalzamento a 60 euro del limite per cui è obbligatorio accettare i pagamenti con il pos. Un rimbalzo continuo: dapprima si era proposto l’annullamento dell’obbligo, poi ridotto a 30 euro e adesso raddoppiato. Sembrerebbe certo un ulteriore dietrofront del Governo a giudicare dalle recenti affermazioni di Meloni: «la soglia dei 60 euro per me è indicativa, può essere anche più bassa». A farle eco il leader della Lega Salvini, che afferma: «30, 50 o 60 euro, non è quello, a me interessa sancire il principio che il cittadino deve essere libero di pagare come ritiene».

In prima linea nel contrasto alla disposizione, che si accompagna allo stop alle sanzioni per chi rifiuta, vi è Banca d’Italia la quale non nasconde le preoccupazioni per questo innalzamento. Il quale potrebbe costituire un limite agli obiettivi anti-evasione fissati con l’Unione.

Non ci resta che attendere le decisioni definitive, sperando che questa siano assunte nei tempi previsti così da evitare ritardi che potrebbero aggravare la situazione già fragile del nostro Paese.

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