Culture

Tutti i grandi scrittori sono stati piccoli una volta (e se ne ricordano)

L’autrice emergente Chelsea Banning si è lamentata su Twitter perché nessuno è andato al suo firmacopie. Margaret Atwood, Stephen King e tantissimi altri le hanno risposto “benvenuta nel club”
Credit: Orlando Schwarz
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 dicembre 2022 Aggiornato alle 14:00

Immagina di essere unǝ autorǝ emergente e che nessuno venga alla presentazione del tuo primo libro. Ora, immagina di lamentarti di questa cosa con i tuoi follower su Twitter e che, mentre controlli le notifiche, inizino a spuntare tra i commenti nomi come quello di Margaret Atwood, Stephen King, Jonathan Coe, Christopher Moore. Immagina che gli autori dei libri che fanno bella mostra di sé nella tua libreria ti accolgano in un caldo abbraccio virtuale ricordando le loro presentazioni fallimentari.

Questa non è la trama di un nuovo racconto, ma un fedele resoconto di quello che è successo a Chelsea Banning, una ragazza dell’Ohio autrice del romanzo fantasy Crowns and Legends.

Il 4 dicembre ha scritto un laconico tweet per lamentare la scarsissima partecipazione del pubblico a uno degli incontri con l’autore per promuovere il libro: “Solo 2 persone sono venute al mio firmacopie ieri, quindi sono rimasta piuttosto delusa. Tanto più che 37 persone hanno risposto ‘parteciperò’ all’evento. Sono po’ turbata, onestamente, e un po’ imbarazzata”.

Quello che sicuramente non si aspettava quando ha premuto “invio” è che sarebbe stata sommersa di commenti – quasi 2.000 mentre scriviamo – e che molti di questi sarebbero arrivati proprio da autori e autrici di fama mondiale che hanno voluto ricordarle che, un tempo, erano proprio come lei: scrittorǝ emergenti le cui presentazioni venivano disertate.

Uno dei primi a rispondere è stato lo scrittore e fumettista Neil Gaiman, autore di American Gods, che l’ha consolata dicendo: “Terry Pratchett e io abbiamo fatto un firmacopie a Manhattan per Good Omens a cui non è venuto nessuno. Quindi sei due persone sopra di noi”.

Entra nel club. Ho fatto un firmacopie a cui non è venuto nessuno, tranne un ragazzo che voleva comprare dello scotch e pensava che fossi la commessa :)” gli ha fatto eco Margaret Atwood, una delle scrittrici più premiate al mondo e autrice di alcuni delle opere più famose e apprezzate, tra cui Il racconto dell’ancella.

“Al mio primo firmacopie per SALEM’S LOT, ho avuto un cliente. Un ragazzino grasso che ha detto: Ehi amico, sai dove sono dei libri nazisti?” ha ricordato poco dopo il Re della letteratura horror Stephen King, con i suoi oltre 80 titoli pubblicati e più di 500 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Ma quella di Salem’s Lot non deve essere stata l’unica presentazione con più organizzatori che pubblico, stando a un tweet di una donna che ricorda “Sono andata a un firmacopie per Stephen King nel 1978 nel centro di Minneapolis. Ero l’unica lì”.

Anche Jonathan Coe, una delle voci più celebrate della narrativa inglese contemporanea, ha voluto unirsi al momento dei ricordi imbarazzanti: “Una volta sono stato invitato a un festival di scrittori di gialli. Colin Dexter era in onda contemporaneamente. Solo una persona si è presentata per me. Abbiamo chiacchierato per un po’ e gli ho detto quanto fossi felice che fosse venuto. Disse: In realtà sono Ian Rankin e avrei dovuto presentarti”.

Non è andata meglio nemmeno a Christopher Moore, autore bestselling del NY Times: “Ho fatto un firmacopie in una libreria a Berkeley, secondo libro, credo. Nessuno si è presentato. NESSUNO. Il proprietario ha chiuso a chiave le porte e mi sono seduto sul pavimento in un corridoio e ho letto un passaggio al proprietario, al suo impiegato e al ragazzo che è stato così gentile da accompagnarmi lì (un amico)”.

La lista è lunga, ma potrebbe continuare ancora e ancora. Sono decine, infatti, gli autori e le autrici che hanno voluto condividere le loro grandi e piccole delusioni con Chelsea, per ricordarle che deve essere fiera di se stessa e del libro che ha scritto (e che è stato pubblicato!).

Per ricordarle – e ricordarci – che non c’è niente di male nell’insuccesso. Che possiamo fallire oggi ed essere grandi domani. Oppure no, e va bene lo stesso.

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