Diritti

Afghanistan: sono tornate le fustigazioni pubbliche

12 persone accusate di “crimini morali” sono state frustate, dopo che il leader talebano Haibatullah Akhundzada ha ordinato di applicare in maniera più rigida la sharia
Credit: Oliver Weiken/dpa
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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28 novembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Mercoledì 14 persone, 3 donne e 11 uomini, sono state fustigate pubblicamente in uno stadio di calcio a Pul-i-Alam, nella provincia di Logar dell’Afghanistan orientale, su ordine di un tribunale talebano. L’accusa era di “crimini morali” come furto, adulterio e rapporti omosessuali.

Ai condannati sono state inflitte tra le 21 e le 39 frustate, che un funzionario riferisce essere il massimo imponibile. All’evento, riporta la stessa fonte citata dall’agenzia di stampa Associated Press, avrebbero assistito centinaia di persone, alle quali sarebbe stampo imposto il divieto di scattare foto o eseguire riprese video.

Secondo quanto riferito alla Bbc dal portavoce talebano Omar Mansoor Mujahid, in seguito alla punizione corporale le donne sono state liberate, mentre alcuni uomini sono stati incarcerati. L’11 novembre altre 19 persone sono state frustate nella provincia nord-orientale di Takhar, ricordando da vicino le misure del regime in vigore nell’Emirato Islamico dell’Afghanistan durante il primo governo talebano dal 1996 al 2001.

«La fustigazione pubblica di donne e uomini è un ritorno crudele e scioccante alle pratiche della linea dura da parte dei talebani. Viola il divieto assoluto di tortura e altri maltrattamenti ai sensi del diritto internazionale e non dovrebbe essere eseguito in nessuna circostanza», ha dichiarato Samira Hamidi, attivista di Amnesty International per l’Asia meridionale.

«I talebani continuano a ignorare le critiche diffuse mentre si fanno beffe dei principi fondamentali dei diritti umani in un allarmante scivolamento in quello che sembra un cupo promemoria del loro governo di trent’anni fa – ha aggiunto – Queste punizioni oltraggiose sono solo un altro passo verso la legalizzazione di pratiche disumane da parte del crudele sistema giudiziario dei talebani e manifestano il completo disprezzo delle autorità de facto in merito alla legge internazionale sui diritti umani».

Il 14 novembre il leader talebano Haibatullah Akhundzada ha ordinato ai giudici di applicare in maniera più rigida la sharia, il codice di leggi sacre su cui si fonda il diritto islamico che prevede anche la lapidazione, la decapitazione e la mutilazione. «La legge della sharia è l’unica soluzione per i problemi in Afghanistan e deve essere attuata», ha ribadito il vice governatore di Logar, Enayatullah Shuja, in seguito alla fustigazione.

Dopo essere tornati al potere nell’agosto 2021 in seguito al ritiro delle truppe statunitensi, i talebani avevano annunciato una svolta moderata, ma al contrario hanno perseguito una stretta sui diritti umani attraverso detenzioni arbitrarie, torture, esecuzioni extragiudiziali, persecuzioni delle minoranze etnico-religiose e durissime restrizioni contro donne e ragazze.

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