Wiki

Allerta meteo, si attiva il Mose

Precipitazioni e vento si stanno abbattendo sull’Italia. Soprattutto su zone fragili, come Venezia. La cui laguna è protetta da uno speciale sistema di paratoie. Come funziona?
Credit: ANSA/ANDREA MEROLA 
Tempo di lettura 7 min lettura
22 novembre 2022 Aggiornato alle 20:00

L’allerta meteo è scattata in Italia. Il ciclone Poppea è arrivato e per questo la protezione civile nazionale ha emesso una grave allerta meteo, addirittura rossa per alcune regioni. Le condizioni di maltempo stanno riguardando gran parte del Paese, nove regioni, con attenzione alle regioni centro-meridionali e nord-orientali.

Le piogge diffuse e abbondanti e il vento forte potrebbero portare a forti mareggiate sulle coste. I fenomeni meteo, impattando sulle diverse aree del Paese, potrebbero determinare delle criticità idrogeologiche e idrauliche.

In questo quadro lo sguardo va sicuramente ad alcune zone più esposte e delicate di altre del territorio italiano, come Venezia e tutte le sue bellezze lagunari. Questa volta la zona ha aspettato la tempesta perfetta con il Mose.

Nel 2019 anno in cui si verificò una situazione simile, questa struttura non esisteva e i danno furono ingenti. a oggi, il Mose con 78 paratoie ha retto l’acqua alta di Venezia, che martedì mattina ha raggiunto i 173 centimetri sul medio mare in Adriatico ed è stata fermata con successo dalle paratoie del Mose, in funzione dalle 2 della notte precedente sulle tre bocche di porto. Ma non è finita qui: la marea è prevista su livelli eccezionali anche nei prossimi giorni.

Il Mose supera un nuovo test

Nella notte le barriere del Mose a tutte le bocche di porto erano sollevate, il sistema a protezione della città quindi, oggi più che in altre circostanze, ha avuto una rilevanza fondamentale nella tutela di Venezia, dei suoi abitanti e dei suoi edifici, senza questa struttura l’82% del centro urbano sarebbe stato allagato.

In laguna sono stati registrati, a Punta della Dogana, solo 62 centimetri di marea, con un dislivello ben superiore a un metro.

Il Centro maree del Comune continuerà a monitorare la situazione ancora per giorni. Il cambiamento del vento da sud a nord, potrebbe portare a un ulteriore innalzamento del livello dell’acqua in Adriatico.

Le paratoie del Mose quindi saranno sollevate anche nei prossimi giorni, quando sono previsti altri picchi di marea: 140 centimetri alle 10.30 di mercoledì e alle 10.10 di giovedì. Per questo il Mose resterà alzato fino all’una di notte per poi essere rialzato alle 6.30 della mattina, in vista del picco previsto per le 10.30 di mercoledì 23 novembre.

Come e quando viene costruito

La parola Mose è acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico e rappresenta un sistema di dighe mobili per la difesa di Venezia e della sua laguna dal fenomeno dell’acqua alta.

Il Mose è formato da quattro barriere collocate alle bocche di porto della laguna composte da settantotto paratoie mobili e tra loro indipendenti, incernierate al fondale su un lato e azionate dalla variazione della propria galleggiabilità attraverso l’immissione e l’espulsione di acqua e aria.

La storia effettiva del Mose comincia nel 1980 quando il ministro dei lavori pubblici Franco Nicolazzi incaricò un gruppo di esperti di redigere il cosiddetto “Progettone”, un insieme di opere finalizzate alla difesa della laguna di Venezia dall’acqua alta, che prevedeva l’utilizzo di paratoie a spinta di galleggiamento.

Nel 1988 abbiamo un prototipo in scala reale del Modulo sperimentale elettromeccanico, abbreviato con l’acronimo Mo.S.E.. Nel nome è evidente il riferimento biblico riferito a Mosè, quando divise le acque del mar Rosso toccandole con il suo bastone, assicurando un passaggio all’asciutto al popolo ebraico in fuga dall’Egitto.

I primi provvedimenti relativi invece alla salvaguardia della laguna di Venezia e dei suoi monumenti risalgono già alla seconda metà degli anni ’30, quando erano ormai troppo evidenti i danni causati agli edifici veneziani dal maltempo e dall’acqua alta. Si ricorda in particolare l’alluvione del 4 novembre del 1966 che sommerse la laguna con 194 cm sul mareografo di Punta della Salute e le città di Venezia e Chioggia furono gravemente danneggiate.

Dalle prime leggi del 1937 che puntavano al mantenimento della laguna tramite la pulizia dei canali e il consolidamento degli edifici, nel 1973 fu varata la prima legge speciale per Venezia, che dichiarò il problema della salvaguardia della città di chiaro interesse nazionale. La legge indicava gli obiettivi e i criteri degli interventi da attuare e definiva i soggetti istituzionali e le relative competenze: lo Stato per la salvaguardia fisica e il riequilibrio ambientale del bacino lagunare; la Regione per la prevenzione dell’inquinamento delle acque e i comuni di Venezia e Chioggia per lo sviluppo economico e sociale, il restauro e il risanamento conservativo delle strutture urbane.

Il 14 maggio 2003, si dà avvio al Mose che rientra in un progetto più ampio di riqualificazione della laguna e di difesa in previsione di maree superiori a 110 cm. Ci sono però anche le ombre in questo percorso quando nel 2014, nell’ambito di un’inchiesta anticorruzione da parte della magistratura italiana, sono scattati 35 arresti e 100 indagati eccellenti tra politici di primo piano e funzionari pubblici, per reati contestati come la creazione di fondi neri, tangenti e fatturazioni.

A seguito di queste vicende giudiziarie, che hanno coinvolto imprese e organi dirigenziali del Consorzio Venezia Nuova a cui era stato affidato il Mose, fu lo Stato a intervenire per consentire il proseguimento dei lavori e la conclusione dell’opera. Nel dicembre 2014 l’Anac propose la gestione straordinaria del consorzio.

Il Mose è stato testato effettivamente per la prima volta il 3 ottobre 2020, dando esito positivo. La consegna dell’opera finita e collaudata, è programmata per il settembre 2023; fino ad allora verrà attivato per test o, come il caso delle ultime ore, in presenza di previsioni di maree superiori a 130 cm rispetto allo zero mareografico di Punta della Salute.

Come funziona il Mose

Importante spiegare con queste situazioni di allerta meteo come funziona il Mose concretamente. La laguna e il mare sono uniti da tre bocche di porto dove la marea affluisce e defluisce con cicli di 12 ore. Quando succede, come in questo caso, che la marea è troppo intensa, oltre i 110 centimetri, dal fondo delle tre bocche si alzano le barriere mobili. Una a Chioggia, dove c’è un porto per la pesca, una a Malamocco dove sono situate grandi petroliere, traghetti per il Levante, portacontainer e le ormai poche crociere e due barriere nella larga bocca del Lido.

Le operazioni di sollevamento non sono da sottovalutare, sono condotte da squadre d’emergenza comandate dalle sale comando dove ci sono ingegneri meccanici, fisici, ingegneri informatici, sugli impianti i tecnici ad alta specializzazione che avviano valvole, percorrono le gallerie sotto il fondo del mare, attivano i dispositivi. Nella sua ancor breve vita il Mose ha avuto un paio di momenti più complicati, i primi di dicembre 2020, quando la struttura aveva lavorato senza interruzione per tre giorni, e dal 28 dicembre al 2 gennaio, con sei giorni d’acqua alta.

Mose e controversie

Il Mose non è mai stato esente da critiche e controversie, le principali sono quelle portate avanti dagli ambientalisti, dall’associazione Italia Nostra e da alcune forze politiche, per i costi di realizzazione, gestione e manutenzione dell’opera sostenuti dallo Stato italiano, ritenuti molto più elevati rispetto ad altri sistemi come quelli dei Paesi Bassi e Regno Unito. Le critiche riguardano anche l’impatto ambientale negativo dell’opera alle bocche di porto, interessate da una complessa attività di livellamento (le dighe richiedono che il fondale sia perfettamente piano) e rafforzamento dei fondali lagunari per accogliere le paratoie, ancorate al suolo attraverso migliaia di piloni di calcestruzzo armato situato a diversi metri sottoterra.

Le critiche vertono anche molto su un’eventuale scossone nell’equilibrio idrogeologico e nel delicato ecosistema lagunare. Una critica sul fronte ecologista è stata mossa nei confronti del mancato ricambio delle acque della laguna con afflusso di nutrienti marini proprio in occasione delle alte maree; in realtà l’impatto ambientale è in qualche modo minimizzato solo nel caso di alte maree eccezionali superiori ai 110 cm. Cosa che in questo momento si sta verificando consentendo di impedire e arginare una quasi certa inondazione della città.

Leggi anche
Infrastrutture
di Riccardo Liguori 3 min lettura
Burano
Educazione
di Riccardo Liguori 4 min lettura