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Chi è Pierfrancesco Majorino?

Classe 1973, è stato assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano ed europarlamentare. Piccola bio del candidato del centrosinistra alla presidenza della Lombardia
Credit: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI
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21 novembre 2022 Aggiornato alle 12:00

La sua candidatura ha entusiasmato i “puristi” di sinistra e messo a tacere chi nel Pd sognava l’alleanza con la “centrista” Letizia Moratti. Pierfrancesco Majorino è il candidato del centrosinistra alle regionali in Lombardia.

Classe 1973, Majorino è milanese doc. La sua passione politica inizia già negli anni Novanta quando è uno dei leader dei movimenti studenteschi. Nel 1998 si fa notare dall’allora ministra della Solidarietà sociale Livia Turco che lo vuole nel Consiglio del suo dicastero. Qui il giovane Majorino si occupa di politiche giovanili. Proprio alla sua generazione è dedicato il suo primo libro “Giovani anno zero”, edito nel 2000.

L’esperienza romana dura poco. Majorino rientra a Milano e inizia il cursus honorum. Diventa segretario dei Ds (genitore del Pd ed erede del Partito comunista) di Milano. In questa posizione critica le politiche della destra anche nel settore della cultura. Nel 2003 attacca la proposta di Forza Italia di non permettere al controverso cantante Marylin Manson di esibirsi in concerto a Milano. «Le istituzioni dovrebbero evitare di decidere che musica far ascoltare ai giovani», sono le sue parole.

Tre anni dopo entra in consiglio comunale, dove dal 2008 al 2011 è capogruppo del Pd. La sindaca a cui Majorino si ritrova a fare opposizione è Letizia Moratti. Tra i banchi di Palazzo Marino Majorino duella anche con un futuro illustre collega. Si tratta di Matteo Salvini che da consigliere comunale chiede di riservare alcuni vagoni della metropolitana a donne e milanesi. La reazione di Majorino è la richiesta di adottare una sorta di boicottaggio per tutte le iniziative del futuro leader del Carroccio.

Nel 2011 a Milano cambia il vento. L’onda arancione porta alla vittoria il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia. Majorino diventa assessore alle Politiche sociali. In una delle sue primissime uscite pubbliche rassicura la comunità Lbgtq+: «L’istituzione di un registro delle coppie di fatto da parte del Comune di Milano è un fatto scontato». L’attenzione a queste tematiche è dimostrata anche dall’istituzione di una mail per segnalare le discriminazioni in città.

La rottura con la stagione della destra è sancita dallo slogan «meno ronde, più aiuti». Majorino lo fa capire chiaramente annunciando di non volere istituire ronde sui mezzi pubblici, ma aumentare i fondi per i senzatetto. Nel frattempo si avvicinano le Comunali del 2016. L’assessore critica l’idea di Berlusconi di candidare «un manager». Ma anche nel centrosinistra c’è una stella nascente che proviene da quel mondo. Giuseppe Sala corre al primarie. Majorino lo sfida. «Mi candido per batterlo, ma rispetterò qualsiasi risultato». Alla fine vince Sala alle primarie e poi alle Comunali. Majorino resta in sella comunque al ministero delle Politiche sociali. Qui le sue posizioni pro moschee lo portano a subire anche minacce di morte.

Ma i suoi orizzonti ormai sono più ampi di quelli milanesi. Nel 2019 è candidato alle Europee. Sala gli fa un attestato di stima pubblica e accusa il Pd di «non valorizzarlo» abbastanza nella lista. Valorizzato o no, alla fine Majorino viene eletto con 93.175 voti. Si dimette quindi da assessore e vola a Bruxelles. Qui si batte per una politica europea più solidale sui migranti e contro i sovranisti. Ma il richiamo dalla Lombardia torna a farsi sentire.

Le Regionali si avvicinano. Il presidente uscente Attilio Fontana è ricandidato dal centrodestra. La sua ex assessora Letizia Moratti va con Azione e chiede il sostegno del Pd che risponde picche, ma non riesce a trovare un nome. Fino a quando Majorino non torna in scena. La sua storia coerente dentro la sinistra lombarda sembra la risposta perfetta per un elettorato smarrito come quello Pd. Ora la sfida sarà convincere il resto dei lombardi.

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