Ambiente

Biennale Tecnologia, l’energia protagonista

La nuova edizione della rassegna, “Princìpi – Costruire per le generazioni”, si terrà a Torino dal 10 al 13 novembre. Tre le tavole rotonde dedicate alla transizione energetica. Tra gli ospiti, Giorgio Graditi di Enea
Credit: Dal video youtube “Idrogeno e decarbonizzazione: il ruolo di ENEA. Intervista a Giorgio Graditi
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8 novembre 2022 Aggiornato alle 12:00

La transizione ecologica è un percorso avviato e da cui «non si torna indietro».

A dirlo a La Svolta è Giorgio Graditi, Direttore del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di Enea e responsabile dell’Accordo di Programma con il MiTE per lo sviluppo di un piano di ricerca e sperimentazione su smart grid, idrogeno e materiali avanzati per l’energia.

Graditi sarà ospite al tavolo “Presente e futuro dell’energia” a Biennale Tecnologia, la rassegna organizzata dal Politecnico di Torino per offrire alla cittadinanza uno spazio di confronto aperto, plurale e inclusivo in cui scienza, economia, informazione e cultura si rincorrono. Aperta a tutti in modo gratuito, avrà luogo dal 10 al 13 novembre.

In attesa di questo appuntamento, al via dunque tra pochissimo, abbiamo conversato con Graditi sullo stato di avanzamento della transizione ecologica, tra rinnovabili da installare, nuovi vettori energetici, investimenti in ricerca e nuove figure professionali da creare.

Partiamo dell’accordo di programma sottoscritto con il MiTE (ora Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica). 35,8 milioni di euro per la ricerca su tre direttrici: smart grid, idrogeno e materiali avanzati per l’energia. Come si colloca questo accordo nel percorso di transizione ecologica intrapreso in Italia?

L’accordo si inquadra nell’ambito di Mission Innovation, iniziativa di cooperazione multilaterale globale nata a Parigi a valle della Cop21 che ha come obiettivo quello di accelerare i processi di innovazione delle tecnologie clean per la decarbonizzazione. In questo contesto è stato sviluppato un piano operativo d’azione su tre asset fondamentali.

Quello delle smart grid (sistema di reti elettriche che utilizza la tecnologia digitale per monitorare e gestire il trasporto di elettricità da tutte le fonti di generazione), asset indispensabile per garantire equilibrio tra produzione e domanda a fronte dell’integrazione di quantità sempre più rilevanti di fonti rinnovabili nel sistema energetico, nonché la necessaria flessibilità e resilienza. Quello dell’idrogeno, nuovo vettore energetico per la decarbonizzazione del sistema produttivo e dei trasporti. E infine quello dei materiali avanzati per l’energia, focalizzato sullo sviluppo di una piattaforma accelerata per la loro selezione e che tocca anche questioni legate sia alle materie critiche sia alla geopolitica degli approvvigionamenti.

Questo accordo intercetta pienamente il percorso della transizione ecologica, ne raccoglie i bisogni e intende contribuire ad accelerare ricerca e innovazione, nonché a sviluppare infrastrutture che fungano da dimostratori per sperimentare e validare nuove tecnologie.

Qual è lo stato di salute di questa transizione?

È essenziale evidenziare che la transizione è un processo graduale che deve basarsi su principi di sostenibilità economica e sociale e di equità. Ricordo che l’Europa si è candidata a divenire il primo continente a impatto climatico zero al mondo entro il 2050, ma tenere il passo dagli obiettivi al 2030 a quelli al 2050 con le sole tecnologie attuali sarà sempre più sfidante. Serve la costruzione di un mix energetico basato su tecnologie green, spingendo nel breve periodo sulle rinnovabili per perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello europeo e nazionale. Poi occorrono investimenti per realizzare e adeguare le infrastrutture e installare sistemi di stoccaggio dell’energia, in quanto la gran parte delle rinnovabili non sono programmabili, ed è, inoltre, necessario lavorare sul tema dell’accettabilità e della consapevolezza sociale.

Quali sono le principali criticità presenti da superare?

Se vogliamo realmente cambiare passo dobbiamo superare alcune criticità. Vi è una barriera di carattere normativo-regolatorio, ossia le difficoltà e i tempi necessari per superare con successo l’iter autorizzativo all’installazione di nuove rinnovabili. Ma ne esiste anche una di sostenibilità economica dipendente dall’incertezza dell’andamento futuro dei prezzi delle materie prime. Un’altra categoria di barriere è legata infine al sistema elettrico nel suo complesso, ossia alla necessità di adeguare la rete a una capacità di penetrazione sempre più significativa delle fonti energetiche rinnovabili, da cui il tema delle smart grid. Non bisogna dimenticare il tema dell’accettabilità e consapevolezza sociale. Nonostante la tendenza al 2021 ci mostri che il passo delle nuove installazioni si sia allungato, resta ancora troppo lento. Bisogna cambiare marcia.

E ora che transizione ecologica è sparita dal nome del Ministero, si aspetta che il percorso per superare tali barriere sia maggiormente in salita?

La strategia nazionale è tracciata dal Pnrr che prevede misure, interventi e investimenti significativi nel settore della rivoluzione verde, ossia energie rinnovabili e idrogeno, dell’efficienza energetica e della digitalizzazione. Le azioni sono in corso, anche se rafforzare i meccanismi di governance e avere una maggiore attenzione a una semplificazione burocratica sono certamente azioni da perseguire.

Dobbiamo andare verso modelli di sviluppo sostenibili, in linea con i target previsti dalle strategie e agende europee (Green New Deal, RePowerEU, etc.), declinando la sostenibilità nell’uso e gestione delle risorse e in funzione degli scenari futuri.

Quindi il percorso è tracciato, è così?

Esatto, e aggiungo: non si torna indietro, le traiettorie a livello comunitario sono ben definite. È un percorso complesso e articolato, che intercetta aspetti tecnologici, finanziari, economici, regolatori, sociali, culturali, etc., e investe la società nel suo complesso. Richiede il superamento di sfide, ma genererà opportunità di crescita e sviluppo economico. Dobbiamo essere bravi a coglierle anche in termini di nuova occupazione e accrescimento della competitività internazionale delle nostre filiere produttive e manifatturiere.

Quali sono allora le principali innovazioni tecnologiche da aspettarsi nel contesto italiano?

L’Italia è il Paese del sole. Dobbiamo spingere sulle rinnovabili, aumentando il numero delle installazioni se vogliamo raggiungere l’obiettivo al 2030 che richiede una potenza installata totale di rinnovabili tra i 125-130GW.

Insieme alle rinnovabili bisogna investire su altre tecnologie e nuovi vettori, tra cui l’idrogeno, la Ccs, l’uso delle biomasse, produzione di calore da rinnovabili, etc… Si stanno anche studiando impianti nucleari di quarta generazione e su una prospettiva più lunga, la fusione nucleare. Serve inoltre investire sulle tecnologie per lo storage energetico per la gestione ottimale delle rinnovabili e per garantire l’accumulo stagionale in una prospettiva di abbandono del gas naturale. La soluzione alla quale si guarda è l’idrogeno.

C’è, inoltre, bisogno delle reti elettriche “intelligenti” e digitalizzate, ossia le Smart Grid.

Tutto ciò secondo un approccio di mix energetico per garantire, adeguatezza, flessibilità e resilienza del sistema energetico e ridurre significativamente la dipendenza in termini di approvvigionamento.

Nel sabato che chiude la prima settimana di Cop27, quali punti di attenzione porterà nel suo intervento a Biennale Tecnologia?

Oltre alla necessità di avviare un cambio di passo sull’installazione di fonti rinnovabili, mi premerà evidenziare il bisogno di investire nelle tecnologie per l’accumulo, Ict e per la digitalizzazione al fine realizzare sistemi energetici interconnessi, resilienti e flessibili che superino i tradizionali confini tra domanda e offerta.

Parlerò del bisogno di realizzare le infrastrutture e le riforme previste dal Pnrr che risultano essenziali per generare ricadute positive e trasformare le risorse economiche e finanziarie previste in contributo al Pil nazionale. Infine, porrò l’accento sull’importanza di fare ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico e della conoscenza, e della necessità di costruire oggi percorsi formativi per creare le nuove figure professionali che la transizione ecologica e il mercato ci chiederanno, sia su un orizzonte di breve sia di lungo periodo.

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