Ambiente

Australia: l’Onu chiede di risarcire gli abitanti delle Isole Torres

Secondo le Nazioni Unite, il governo avrebbe violato i diritti delle comunità native. Non proteggendole dagli effetti del cambiamento climatico
Torres Strait islander
Torres Strait islander Credit: REUTERS/ David Gray
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
14 ottobre 2022 Aggiornato alle 07:00

Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha riconosciuto la violazione da parte del governo australiano dei diritti degli abitanti di quattro isole dello Stretto di Torres.

La scorsa settimana, ha infatti stabilito che il Paese non sarebbe riuscito a tutelare le popolazioni autoctone dagli effetti del cambiamento climatico, come l’innalzamento del livello del mare, l’erosione costiera e le inondazioni. Che hanno avuto un impatto devastante sulle comunità isolane.

Yessie Mosby, componente del collettivo Torres Strait Eight che ha presentato la denuncia, ha spiegato a UN News: «Vengo dall’isola di Masig, nella parte centrale dello stretto di Torres, che si trova tra la Papua Nuova Guinea e la punta del Queensland. C’è qualcosa di potente in quest’isola a forma di lacrima. C’è un’aura, che attira le persone in questo luogo, che ci ha protetto per migliaia di anni. Sono connesso attraverso questa terra agli uccelli, al cielo e alle piante che ci circondano. Faccio parte degli insetti, dei mammiferi e della vita marina, e loro fanno parte di me. Ci è stato insegnato a vivere come un tutt’uno con la natura, a proteggerla e preservarla, nel modo in cui ha protetto e preservato noi, la nostra cultura e la nostra tradizione. Abbiamo il diritto di praticare e portare avanti le nostre tradizioni e cultura, e il diritto di trasmettere ciò che ci è stato trasmesso, dai nostri genitori, dai nostri nonni e dai nostri antenati».

Secondo il rapporto, le istituzioni australiane non avrebbero adottato misure di mitigazione e adattamento per combattere gli effetti del cambiamento climatico e non hanno quindi garantito i diritti umani degli abitanti.

La loro terra e la loro cultura sono minacciate dall’innalzamento del livello del mare e dalle mareggiate: l’acqua salata sta distruggendo intere coltivazioni di alimenti tradizionali, come le noci di cocco e stanno consumando luoghi considerati sacri, come i cimiteri.

«Nonostante la serie di azioni australiane – ha spiegato il Comitato - come la costruzione di nuove dighe sulle quattro isole che dovrebbero essere completate entro il 2023, sono necessarie ulteriori misure tempestive e appropriate per scongiurare un rischio per le vite degli gli isolani, poiché senza robusti sforzi nazionali e internazionali, gli effetti del cambiamento climatico possono esporre gli individui a una violazione del loro diritto alla vita ai sensi del Patto».

Come rimedio, il Comitato ha chiesto all’Australia di “risarcire gli indigeni isolani per il danno subito, avviare consultazioni significative con le loro comunità per valutare i loro bisogni e adottare misure per continuare a garantire l’esistenza sicura delle comunità nelle rispettive isole”.

Per l’Australia questo è un problema da non sottovalutare. Il governo ha 180 giorni per rispondere, ma all’indomani della decisione del Comitato, diversi ministri australiani hanno affermato di essere da tempo impegnati a lavorare con gli isolani sul cambiamento climatico.

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