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Via alla settimana nazionale della dislessia

È una malattia? Si cura? Esistono tastiere del pc personalizzate? Qui (quasi) tutto quello che devi sapere su questo disturbo dell’apprendimento
Tempo di lettura 6 min lettura
3 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:30

Oggi utilizzare un pc per molti è un’abitudine: il computer e tutti i suoi accessori, come la tastiera e il mouse, sono diventati oggetti di uso quotidiano. Il loro utilizzo, però, non è per tutti semplice allo stesso modo: avere un disturbo come la dislessia, per esempio, rende molto difficile l’uso della tastiera del pc.

La dislessia rappresenta il disturbo di apprendimento più comune e colpisce il 3-7% della popolazione mondiale. Questa, insieme alla disortografia o la disprassia, sono disturbi dell’apprendimento che rendono molto più complicato leggere, scrivere o usare una tastiera. Sono noti come DYS (che significa dyslexia) o DSA, ovvero Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Il disturbo si manifesta da piccoli e quindi gli studenti sono tra quelli che subiscono di più le conseguenze. Esiste però una soluzione, inventata da un giovane di 16 anni, Ryann Dubois: una tastiera per i dislessici. Ma cos’è e come può aiutare?

Che cos’è la dislessia?

Prima di tutto, è importante capire che cos’è la dislessia e quali sono i suoi sintomi.

È un disturbo del neurosviluppo specifico dell’apprendimento, che emerge di solito all’inizio dell’età scolare e incide sulla capacità di leggere, di fare calcoli e di scrivere in modo corretto e fluente. La dislessia non è una malattia, ma una disabilità, una neurodiversità, che caratterizza coloro che hanno un diverso modo di processare le informazioni e hanno quindi una percezione emotiva, sensoriale e cognitiva con l’ambiente differente rispetto agli altri.

Non tutte le dislessie sono uguali, però: per riconoscerle bisogna fare una prima distinzione tra dislessia acquisita e dislessia evolutiva. La dislessia acquisita può presentarsi anche in età avanzata ed è causata da eventi traumatici o patologici (come trauma cranico e ictus) o dall’invecchiamento delle cellule celebrali.

La dislessia evolutiva, invece, è presente fin dalla nascita e non è legata ad alcuna causa ambientale, patologica o socio-educazionale. Le difficoltà nell’apprendimento sono legate a uno sviluppo neurologico diverso senza nessun deficit cognitivo.

Come nel caso degli altri DSA, è difficile definire una causa precisa all’origine della dislessia, gli esperti ritengono che questo disturbo abbia un carattere ereditario. I dislessici hanno alcune carenze specifiche per le quali si potrebbe individuare il disturbo: hanno difficoltà a cogliere le sequenze dei suoni, a riconoscerli all’interno delle parole, a ricordare in modo rapido nomi di oggetti, suoni, lettere e parole in sequenza.

Hanno inoltre dei deficit nei processi visivo-percettivi (come la sensazione che le lettere si affollino o si muovano sul foglio), difficoltà a riconoscere gli stimoli visivi e a seguire le righe dei fogli. È spesso legata ad altri DSA, come la disgrafia o la discalculia: spesso, infatti, il bambino dislessico porta gli errori di lettura anche nella scrittura.

Chi è affetto da questo disturbo è impreciso e lento nella lettura (anche ad alta voce) e nella comprensione del testo; ha difficoltà a memorizzare le lettere dell’alfabeto e le confonde tra loro (in particolare le lettere con caratteristiche visive simili); ha difficoltà a riconoscere parole con suoni simili e a distinguere i sostantivi dalle preposizioni.

Prima dell’età scolare ci sono dei campanelli d’allarme che possono far riconoscere il manifestarsi del disturbo, come per esempio il ritardo nell’imparare a parlare, a pronunciare parole nuove, lunghe e complesse; confusione nel riconoscere il significato di alcune parole; difficoltà nel ricordare oggetti o elementi in ordine; poca coordinazione nei movimenti.

Per diagnosticare questo disturbo è necessario rivolgersi a una struttura specialistica.

Come vede le lettere un dislessico?

Sono numerosi i bambini che devono affrontare questi problemi a scuola e devono fare molta più fatica nel raggiungere alcuni obiettivi rispetto ai loro compagni. Secondo i dati del Miur, nell’anno scolastico 2018/2019 187.693 alunni presentavano dislessia, 87.859 disgrafia, 101.744 disortografia e 96.081 discalculia.

Per capire come vede una bambino dislessico e, in generale, come vede le lettere (anche in età adulta), basta immaginare parole e lettere che si muovono e cambiano direzione e orientamento, così da far perdere il segno durante la lettura, saltando parole e righe.

Il problema è riconosciuto anche a livello istituzionale: la legge 170 infatti tutela il diritto allo studio dei ragazzi dislessici e dà alla scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire tutti gli studenti, dando spazio al loro vero potenziale in base alle loro peculiarità.

Un aiuto in questo senso arriva sicuramente dalla tecnologia e dall’utilizzo di software e di esercizi specifici che permettono l’automatizzazione del riconoscimento di gruppi di grafemi sempre più complessi (come le sillabe e poi le parole), che consentono ai dislessici di ottenere aumentare la velocità di lettura, con cicli di trattamento della durata media di 3 mesi.

La dislessia si cura?

La risposta è no perché è una disabilità permanente, non è una malattia, e quindi parlare di terapie e tecniche di trattamento è inesatto. Quello che è assolutamente possibile invece è un miglioramento, con un sostegno appropriato, la persona affetta da dislessia può imparare delle tecniche che lo aiutino nella lettura e nella scrittura.

Oggi, le persone dislessiche possono contare su diversi metodi di supporto che consentono loro di studiare e apprendere indipendentemente dalle difficoltà nella lettura e scrittura. Le strategie di supporto per dislessici consistono in interventi educativi e nell’utilizzo di strumenti tecnologici più o meno avanzati, che prendono il nome di strumenti compensativi e che consentono di leggere e comprendere un testo, connettere ciascuna lettera dell’alfabeto a un suono ben specifico e creare un vocabolario di termini familiari.

Tastiera per dislessici: cos’è e come nasce?

Il sedicenne inglese Ryann Dubois ha inventato una tastiera per computer per gli studenti DYS.

Ryan, al secondo anno di Scienza e Tecnologia dell’Industria in una scuola superiore di Saint-Brieuc (Francia), soffrendo lui stesso di molti disturbi DYS, durante il primo lockdown ha deciso di creare una tastiera a colori per computer per aiutare gli studenti con i suoi stessi problemi. Il giovane, avviata la sua società (R2dtooldys) e il marchio Boulanger, ha accettato di commercializzare la sua tastiera KEYDYS. Da allora, molte accademie come quelle di Parigi, Nizza, Créteil si sono dotate di questo strumento.

Ma cos’è davvero questa tastiera per dislessici? Prima di tutto bisogna dire che, ovviamente, gli studenti con dislessia non possono scrivere alla stessa velocità dei loro coetanei. Generalmente usano un computer per prendere appunti in classe, ma questo non è accettato da tutti.

Ryann ha così consultato un terapista occupazionale che ha utilizzato una tecnica con codici colore per imparare a digitare. Lo studente inglese ha inventato poi una semplice targhetta colorata che si attacca a ciascuno dei tasti. La tastiera viene divisa in 8 parti colorate in modo che il cervello identifichi le lettere con i colori. I colori consentono all’occhio di individuare più rapidamente la lettera cercata. Sono inoltre posizionati in diagonale e un colore corrisponde a un’area di intervento di un solo dito.

La tastiera KEYDYS è disponibile in diverse versioni per adattarsi a Windows, Mac, iPad.

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