Ambiente

Giuseppe Civati: «Perché non copiare i Paesi del Nord sul fotovoltaico?»

Dall’autonomia energetica fino alle rinnovabili, abbiamo chiesto ai diversi schieramenti politici le iniziative in tema ambientale su cui intendono investire nei prossimi 5 anni. Diamo uno sguardo alle idee di Possibile
Giuseppe Civati nel 2015 in occasione della presentazione del libro "Il Parlamento: biografia non autorizzata" di Giovanni Innamorati
Giuseppe Civati nel 2015 in occasione della presentazione del libro "Il Parlamento: biografia non autorizzata" di Giovanni Innamorati Credit: ANSA/ALESSANDRO DI MEO
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22 settembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Quali azioni per rendere il paese energeticamente più indipendente?

Dobbiamo autorizzare nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e raggiungere i 10 GW di nuove installazioni. Se c’è la volontà politica e gli investimenti in campo energetico vengono diretti sulle rinnovabili è un obiettivo alla portata. Il Piano Energetico Nazionale deve essere ridefinito per incentivare e sviluppare una rete flessibile, composta da fonti energetiche rinnovabili e dalla giusta combinazione delle tecnologie di accumulo, sviluppandole dove non fossero ancora mature. Questo sarebbe anche una fonte di lavoro per tutti: ricercatori e scienziati, installatori e lavoratori coinvolti nella filiera e lo Stato potrebbe essere il primo attore della transizione installando i pannelli solari sugli edifici pubblici: sono già 0,5 GW all’anno. Nel rispetto dei vincoli, abbiamo bisogno però di un quadro autorizzativo semplificato per le richieste di installazione, che ci sono.

Un altro aspetto fondamentale sono le comunità energetiche rinnovabili (CER), che sono state liberalizzate ma attendono ancora i decreti attuativi: rendiamo possibile una produzione di energia più democratica, trasparente e condivisa.

Quali azioni intendete proporre per accelerare la riqualificazione energetica spinta del patrimonio edilizio anche per le fasce povere della popolazione; quali misure per ridurre la dipendenza dal metano e passare alle pompe di calore?

Occorre continuare sulla strada dell’Ecobonus, correggendo però le storture e le deviazioni del Superbonus 110% e di altri bonus edilizi. I mancati controlli e le inidonee misure di prevenzione hanno reso possibile la più grande truffa della storia della Repubblica (5 i miliardi di euro che sono stati trafugati con Bonus Facciate, bonus sisma e superbonus). Come dicevo, lo sviluppo delle comunità energetiche è fondamentale per includere la popolazione con minori capacità di accedere agli incentivi. Nel 2020 l’8% delle famiglie italiane era in povertà energetica, quindi gli incentivi potrebbero essere parametrati alla condizione ISEE, aiutando di più chi è in difficoltà. Occorre sostenere le famiglie in difficoltà con le bollette e al contempo agire per ridurre la povertà, aumentare i salari.

Siete d’accordo con il target del 72% di rinnovabili elettriche al 2030 proposto dal Governo Draghi? Quali iniziative sul fronte autorizzativo per sbloccare la corsa delle rinnovabili elettriche ferme al 38% dei consumi dal 2014?

Il target europeo (RePowerEu e Fitfot55) è 85% di fonti rinnovabili al 2030, quindi adeguiamoci al passo dell’Unione europea e dei Paesi del nord che stanno investendo in fotovoltaico e sono perplessi dalla nostra lentezza. Per sbloccare le autorizzazioni – lo abbiamo scritto nel nostro programma – serve innanzitutto certezza delle norme, poi un certo grado di uniformità e far sì che tutte le Regioni definiscano le aree idonee agli insediamenti di siti destinati alle fonti rinnovabili.

Pensate sia utile tornare a investire sul nucleare e con quali obiettivi temporali?

Il nucleare non è una soluzione, abbiamo dovuto specificarlo oltre ad averne parlato nel programma, perché l’argomento è stato posto con un’insistenza ben organizzata soprattutto in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Il nostro scetticismo non è dogmatico né pregiudiziale ma si basa su parametri tecnici e ambientali, e tiene conto anche di tempi e costi, oltre che dei dati che ci dicono che non è la fonte “perfetta” che viene descritta.

Inoltre, un altro aspetto molto evidente ma sempre ignorato dai suoi sostenitori meno ragionevoli è che se ci concentriamo sul nucleare, nel frattempo c’è tutto l’interesse a farci restare dipendenti dalle fonti fossili. Le rinnovabili sono subito disponibili, a costi inferiori e se organizzate in una rete flessibile non hanno gli inconvenienti che i nuclearisti elencano con grande solerzia.

Siete favorevoli all’obiettivo UE di vietare la vendita di nuove auto a benzina e diesel dal 2035? Quali iniziative per favorire la nostra industria della componentistica auto per convertirsi verso i nuovi scenari elettrici? Cosa farete per accelerare la diffusione della mobilità elettrica, infrastrutture di ricarica, incentivi? Quali obiettivi di potenziamento delle piste ciclabili?

Non è questione di essere d’accordo o meno. Mi sembra che il clima ci stia mandando segnali chiarissimi.

Le città devono progettare una nuova mobilità lungo tre assi: ciclovie, filovie/ferrovie e silicio (per collegare tutti i servizi di trasporto pubblico con un’unica smart card o app), che permettano alla popolazione di muoversi velocemente e in sicurezza ogni giorno. I servizi di prossimità messi in rete possono ridurre la necessità di spostarsi, ma contemporaneamente le reti metropolitane vanno estese, come le linee tramviarie veloci e quelle ferroviarie metropolitane, oltre alle reti ciclabili.

Gli autobus vecchi e inquinanti vanno sostituiti con mezzi elettrici: si può fare in sei anni. I fondi ci sono, molti sono europei e vanno usati.

Per quanto riguarda i trasporti commerciali, ci vuole un piano di uscita dal gasolio entro il 2030, mediante incentivi alla sostituzione dei mezzi. Le auto pubbliche vanno sostituite con la mobilità elettrica. Da quando ho attraversato l’Italia con un furgone elettrico nel 2019, quando non era così di moda e trovando difficoltà enormi, l’infrastruttura di ricarica è migliorata, ma va ancora espansa in modo massiccio, sia per quanto riguarda le stazioni di ricarica pubbliche sia quelle private.

Quali politiche per consentire un rilancio della manifattura nel settore del solare, dell’eolico, delle batterie, di auto e bus elettrici, di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno?

Se investiamo nei punti che abbiamo descritto; se mettiamo ordine nelle norme esistenti, semplificandole dove non si pregiudica sicurezza e tutela; se finalmente le facciamo partire con decreti attuativi e attivazione degli aspetti di competenza di Ministero e Regioni; se usiamo i fondi già stanziati e indirizziamo quelli che possono essere ulteriormente investiti; se li investiamo anche nella ricerca, nell’università e nell’istruzione; se non decidiamo di seguire altre strade costose e di lungo periodo, il rilancio è già alla portata. È necessaria la volontà politica, questo sì. E il voto di ognuno e ognuna di noi, il 25 settembre, può dare a questo futuro una possibilità.

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