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Verdi e Sinistra: un’alleanza chiara sulla scuola

Continua la serie Valutazione dei programmi elettorali sull’educazione scolastica. Oggi è il turno delle (più o meno condivisibili) proposte di Sinistra Italiana e Europa Verde
Credit: agenzianova.com
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15 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

L’Italia della scuola è il titolo del capitolo dedicato alla scuola di Sinistra Italiana e Europa Verde. Nel programma si leggono 8 proposte principali e sul sito si possono trovare anche i relativi approfondimenti utili all’analisi. Qui ne analizzeremo solo alcune ma, per completezza, riportiamo tutti i punti presenti nel programma:

1) massimo di 15 alunni per classe e il recupero di spazi pubblici per nuove aule;

2) estensione del tempo scuola (tempo pieno e tempo prolungato, a seconda dei diversi ordini) in tutte le scuole del territorio nazionale, affinché sempre meno giovani e adolescenti siano lasciati soli con le proprie difficoltà. Estendere, tra l’altro, l’obbligo scolastico a 18 anni;

3) gratuità dell’istruzione, dal nido all’università, per tutte e tutti, assumendo, cioè, il diritto universale al sapere come carico di una fiscalità generale realmente progressiva e come parte di un patto tra le generazioni;

4) creazione di Zone di educazione prioritaria e solidale - con ulteriori interventi di organico e finanziari - nelle aree di maggiore difficoltà sociale e culturale, ribaltando la logica che premia e rafforza, fuori da ogni logica solidale, solo le realtà più forti e solide;

5) superamento del precariato e sulla formazione dei docenti, serve una riforma che vada in tutt’altra direzione: garantire percorsi lineari e costanti per un lavoro stabile

e una formazione rigorosa, seria e gratuita;

6) investire per garantire un sostegno psicologico permanente nelle scuole;

7) modificare il sistema di valutazione. L’impianto di una valutazione quantitativa e selettiva è un fattore determinante nella cristallizzazione delle diseguaglianze in seno alla scuola perché classifica e non favorisce alcuna reale consapevolezza;

8) educazione sessuale e affettiva dall’ultimo anno della scuola primaria, poi con cadenza biennale dal primo anno della scuola secondaria inferiore.

Partiamo subito con la proposta - condivisibile da chi scrive - dell’estensione del tempo pieno.

Il tempo pieno in Italia è presente nel 60% delle scuole primarie (che si trovano principalmente al Nord) e solo per un 10% nelle secondarie di primo grado (scuola media). La nostra scuola necessita di più tempo soprattutto per andare a contrastare le difficoltà in cui incorrono le studentesse e gli studenti nel passaggio dalle elementari alle medie. È infatti nel passaggio tra la scuola elementare, dove la didattica è incentrata sugli assi fondamentali, e la scuola media, dove si presenta già una forte frammentazione disciplinare, che si innescano quei meccanismi che possono poi portare alla dispersione scolastica. Contemporaneamente diminuisce il tempo scuola e aumentano i compiti a casa. Questo colpisce i gruppi sociali più deboli, ragazze e ragazzi che non possono contare sul sostegno della famiglia.

Per quanto riguarda invece la proposta di ridurre drasticamente il numero degli studenti a “un massimo di 15 alunni per classe” non c’è nessuna evidenza a livello transnazionale che questa strategia sia la strada migliore per innalzare i risultati degli studenti. Secondo Andreas Schleicher, direttore del settore Education and Skills presso OCSE, i sistemi scolastici con i risultati migliori nella scala PISA (Programme for International Student Assessment) “tendono a scegliere come priorità la qualità degli insegnanti rispetto alla dimensioni delle classi; di fronte all’alternativa tra l’opzione di avere classi più piccole e quella di investire nei propri insegnanti, scelgono quest’ultima”. I dati poi dimostrano come l’Italia sia a oggi uno dei Paesi avanzati con classi meno numerose.

Un’altra proposta di Sinistra Italiana e Verdi che si trova solo nella parte degli approfondimenti è quella di “cambiare radicalmente finalità e metodologie degli strumenti INVALSI, rimettendo al centro le scuole, i loro organi collegiali, per il recupero di limiti e ritardi; occorre ribaltare l’impostazione di un Pnrr che riempirebbe di soldi le scuole ‘meritevoli’ e di inutile tutoring le scuole in maggiore difficoltà, invece di garantire organici e finanziamenti.”

Da queste parole pare che, grazie a INVALSI, con il Pnrr si siano destinati fondi alle scuole “meritevoli” piuttosto che a quelle in maggiore difficoltà. Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione (INVALSI) è un ente di ricerca che ogni anno effettua delle verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell’offerta formativa delle istituzioni di istruzione e formazione professionale (c.d. prove Invalsi). Tra le varie attività, studia le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica in riferimento al contesto sociale e alle tipologie dell’offerta formativa. Attraverso l’indicatore ESCS (Economic Social and Cultural Status), che definisce lo status sociale economico e culturale delle famiglie dei ragazzi e delle ragazze che partecipano alle prove, Invalsi misura l’influenza del background familiare e aiuta le singole istituzioni scolastiche a comprendere il contributo del sistema educativo ai risultati degli studenti.

Tornando al Pnrr, il Ministero dell’Istruzione ha adottato il decreto 170 del 24 giugno 2022 con il quale vengono definiti i criteri di riparto delle risorse per le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento 1.4. Intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica nell’ambito della Missione 4 - Componente 1 - del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea - Next Generation EU.

Il decreto prevede i seguenti criteri di ripartizione regionale:

- tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione nella fascia di età 18-24 anni (indice ELET - Early Leavers from Education and Training): 65%;

- numero di studentesse e studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della regione di riferimento: 20%

- tasso di presenza della popolazione straniera: 5%

- tasso di popolazione priva di diploma di scuola secondaria nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni: 5%

- tasso di famiglie con cinque o più componenti: 5%.

Le risorse regionali verranno poi ripartite tra le istituzioni scolastiche statali secondarie di I e di II grado in base ai seguenti criteri:- tasso di fragilità degli apprendimenti, c.d. “dispersione implicita” (percentuale di studenti che in entrambe le materie, italiano e matematica, ha conseguito un risultato molto basso), calcolato dall’Invalsi: 70%;

- numero di studentesse e studenti iscritti nell’istituzione scolastica: 30%.

Questi parametri possono anche non essere condivisi totalmente ma affermare che si siano erogati fondi alle scuole “meritevoli”, facendo intendere che questi siano stati assegnati alle scuole con i risultati Invalsi migliori e, quindi, non a quelle in maggiore difficoltà è del tutto fuorviante.

Un sistema scolastico deve essere capito a fondo prima di essere sottoposto a cambiamenti o miglioramenti. Invalsi ci permette di avere una visione più chiara del nostro sistema educativo, il lavoro che svolge ci permette di conoscere i nostri punti di forza e di debolezza. Non è pensabile cambiare la scuola se prima non la conosciamo in profondità.

Detto ciò, Sinistra Italiana e Verdi nel loro programma affrontano e approfondiscono molte delle problematiche riguardanti il nostro sistema scolastico: al di là delle questioni affrontate in questo articolo, emerge una chiara e ben definita visione di scuola, condivisibile o meno.

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