Futuro

Torneremo a vivere nelle caverne?

Una sonda spaziale della Nasa ha scoperto che esistono alcune zone lunari perennemente in ombra. Dove in futuro potremmo costruire dei campi base da cui esplorare il nostro satellite
Credit: Via Tecnopixel
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10 agosto 2022 Aggiornato alle 09:00

Con i suoi +120 °C diurni e -130 °C notturni vicino all’equatore, la Luna è un luogo tutt’altro che accogliente per la vita umana.

Senza stivali isolanti e tuta speciale, disegnata per riflettere il 90% della luce solare, gli astronauti che hanno passeggiato sul nostro satellite sarebbero sopravvissuti ben poco (vista anche l’assenza di acqua e atmosfera).

Ora sappiamo però che esistono delle zone in cui la temperatura si aggira sempre attorno ai 17 °C: sono le fosse lunari, che secondo quanto scoperto da uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters in alcuni casi condurrebbero a delle caverne, ancora più protette e perfette per costruire in futuro un campo base per gli astronauti in esplorazione.

Le fosse lunari vennero scoperte per la prima volta nel 2009, e da allora sono state oggetto dell’interesse degli scienziati che hanno cercato di capire come esplorarle o utilizzarle come riparo.

I dati raccolti negli ultimi undici anni dalla sonda della Nasa Lunar Reconnaissance Orbiter hanno finalmente permesso di analizzare più a fondo le caratteristiche di una di queste depressioni, nata dal collasso di un tunnel di lava: questa “buca lunare” sorge nel cosiddetto Mare della Tranquillità (la zona dell’emisfero nord dove il 20 luglio di 53 anni fa allunò l’Apollo 11), ed è un cilindro di circa cento metri di diametro. Le zone all’ombra mantengono una temperatura costante di circa 17 °C, mentre la superficie illuminata dal sole sfiora in alcuni momenti i 300 °C.

«Questa fossa sorge nel punto più vicino all’equatore lunare, dunque la parte soleggiata è probabilmente la zona più calda dell’intero satellite», sottolinea Tyler Horvath, coordinatore dello studio.

L’aspetto interessante è che, su circa duecento fosse lunari che punteggiano il nostro satellite, almeno due o tre sembrano condurre a delle caverne, luoghi ancora più protetti e perfetti per installare un eventuale campo base: «Progettare attrezzatture in grado di riscaldare o raffreddare l’ambiente in queste condizioni estreme sarebbe praticamente impossibile», spiegano i ricercatori, che sottolineano come aver (perlomeno teoricamente) risolto laquestione riparo” permette agli scienziati di concentrarsi su altre sfide, come coltivare cibo, rifornire di ossigeno gli astronauti o raccogliere campioni lunari su cui condurre esperimenti.

Oltre a garantire una temperatura stabile durante i lunghi giorni e le lunghe notti lunari (ognuno pari a circa 15 giorni e 15 notti terrestri), le grotte offrono protezione dai raggi cosmici, dalle radiazioni solari e dall’impatto di micrometeoriti.

Per testare il comfort di questo riparo, dovremo però tornare sulla Luna: quando?

La missione più vicina è Artemis, che mira a far allunare la prima donna e il primo uomo di colore nel 2025.

«Ci siamo evoluti sulla Terra vivendo nelle caverne, e alle caverne potremmo ritornare quando un giorno vivremo sulla Luna», conclude David Paige, uno degli autori della ricerca.

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