Ambiente

L’irriconoscibile montagna, fra cammini chiusi e impianti sospesi

Regge il turismo d’alta quota ma il cambiamento climatico continua a compromettere la quantità di neve sulle cime, così come la stabilità dei ghiacciai
Il Monte Bianco
Il Monte Bianco Credit: Francisco T Santos/Unsplash
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2 agosto 2022 Aggiornato alle 09:00

L’estate difficile della montagna prosegue su binari differenti. Se da una parte ci sono le criticità che riguardano l’alpinismo e l’escursionismo in alta quota, con sempre più cammini, rifugi e passaggi chiusi soprattutto dopo la tragedia della Marmolada e i distacchi per esempio sull’Adamello, dall’altra la “fresca” montagna attira ancora tantissimi turisti - come nel torinese che va verso il pienone - in fuga dalle città bollenti.

Ad oggi è indubbio però che qualcosa, anzi molto, è cambiato sui tetti d’Europa come le Alpi.

La neve - con percentuali in meno anche del 70% - manca praticamente ovunque e lo scioglimento dei ghiacciai continua a preoccupare diverse località turistiche portando alla chiusura dei percorsi classici - dal Monte Bianco al Monte Rosa - battuti dagli escursionisti alpini.

In una estate drammaticamente calda a causa degli impatti della crisi climatica buona parte delle rotte è oggi chiusa oppure soggetta ad allerte e rischi, come la caduta massi.

Almeno una dozzina di vette, tra le quali anche Cervino e Monte Bianco, sono oggi soggette ad avvisi, limiti e chiusure «iniziati già a giugno, quando solitamente si verificano in agosto», ha detto alla AFP il capo dell’Associazione svizzera delle guide alpine, Pierre Mathey.

Stesso concetto ribadito dalle guide alpine italiane che nei vari portali in rete ricordano le condizioni particolarmente delicate di diversi cammini in un’estate dove lo zero termico ha toccato la preoccupante quota di 5000 metri.

Sta anche capitando, in più occasione, che le guide abbiano rifiutato, rimandato o speso tour programmati lungo i vari percorsi, come di recente è accaduto nel cammino per la vetta di Jungfrau in Svizzera.

Chiaramente, per la montagna è un durissimo colpo anche in termini di sopravvivenza.

Secondo l’Associazione Guide Valle D’Aosta le chiusure e le criticità legate al clima, dopo due anni di incertezza legata al Covid, stanno mettendo in seria difficoltà anche gli operatori del settore che oggi devono guardarsi dalle minacce invisibili delle acque di disgelo, dei crolli improvvisi e dalle frane.

Mentre in molti propongono e rilanciano percorsi alternativi, più semplici e meno rischiosi, altri invece devono affrontare le criticità quotidiane e dire addio per esempio allo sci estivo.

Dopo lo Stelvio, chiude infatti anche il Plateau Rosa, due zone amate d’estate per praticare lo sport.

“I forti movimenti del ghiacciaio hanno un impatto sull’attività dei crepacci. Le problematiche relative alla carenza di neve si ripercuotono sulla manutenzione tecnica degli impianti di risalita e sulla preparazione delle piste, attività che diventano sempre più impegnative, facendo sì che al momento non possano essere garantiti gli standard usuali” scrivono dal comprensorio sciistico estivo di Zermatt-Cervinia.

Chiusure “momentanee” nel tentativo di preparare piste e percorsi e garantire, almeno nei prossimi mesi, il regolare svolgimento delle tappe di Coppa del Mondo.

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