Culture

Benvenutə al Woolf Social Club

A Seoul c’è un locale dedicato a Virgina Woolf, dove ci si incontra per leggere e discutere di femminismo. Un’idea della fondatrice del primo partito delle donne del Paese
Il Woolf Social Club di Seoul, in Corea del Sud
Il Woolf Social Club di Seoul, in Corea del Sud Credit: dal sito greysuitcase.net
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
18 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

Il Woolf Social Club non è una caffetteria come le altre. Lo si capisce subito. Basta posare per un attimo lo sguardo sulle tazze in cui si servono le bevande, decorate dal fumetto di Virginia Woolf. Una versione un po’ pop e sbarazzina della celebre scrittrice inglese, con un lupo famelico disegnato sulla t-shirt.

Tavolini e sgabelli in legno, cd e vinili appesi alle pareti e scaffali colmi di libri, una scritta in grandi caratteri neri sul muro chiaro dietro al bancone che recita in tono provocatorio “More dignity, less bullshit”. Un piccolo angolo accogliente a pochi passi da un outlet di Harley Davidson in un quartiere esclusivo di Seoul (Sud Corea).

Se, poi, si guarda più attentamente si noteranno tra i titoli esposti, molti saggi e testi femministi, da Il secondo sesso di Simone de Beauvoir a The Handmaid’s Tale di Margaret Atwood, romanzo trasposto nell’omonima serie di successo disponibile su Prime Video.

“Volevo dare vita a un luogo di incontro e di conversazione dedicato alle donne” ha raccontato Kim Jina all’Economist.

È lei che 5 anni fa ha fondato la caffetteria. L’ispirazione è nata proprio dal libro Una stanza tutta per sé, in cui la Woolf sostiene che per scrivere una donna avrebbe bisogno di 500 pound all’anno e una stanza con un chiavistello alla porta: in sostanza, l’indipendenza finanziaria e un posto in cui potersi dedicare alle proprie attività.

Secondo il Global Gender Gap Report del 2020, in Corea del Sud il tasso di alfabetizzazione delle donne è equiparabile a quello degli uomini. La percentuale resta pressoché invariata se si considerano i primi gradi di istruzione, mentre subisce un leggero distacco rispetto all’iscrizione all’università.

Se poi si guarda ai crimini sessuali, alla discriminazione di genere nell’ambiente lavorativo e in generale nei rapporti sociali la Corea si colloca al 108° posto su 153.

L’ambito in cui il divario di genere si fa sentire di più è proprio la politica: le donne costituiscono solo il 16.7% dei membri del Parlamento e il 22.2% dei ministri.

Nel 2020, per la prima volta il movimento femminista, il Partito delle Donne, co-fondato proprio da Kim Jina, si è candidato alle elezioni parlamentari. Nonostante i 200mila voti ottenuti, il gruppo non ha vinto alcun seggio.

Anche nella capitale, tutta moda e copertine patinate, il gender gap è una piaga difficile da debellare.

Kim Jina, 47 anni e una carriera politica, ha fondato il locale ispirato a Virginia Woolf nel 2017. Come ha racconto all’Economist, l’uccisione di una donna in un bagno pubblico, a pochi isolati da casa sua, per la sola colpa di aver rifiutato le attenzioni del suo assassino è stato per lei uno shock.

L’anno successivo sono scoppiate violente proteste contro la pratica illegale, ma alquanto diffusa, di nascondere piccole telecamere nei bagni pubblici o negli spogliatoi e riprendere a loro insaputa le donne all’interno.

“Parlavamo sui social, ma ero convinta che sarebbe stato bello avere un luogo fisico in cui farlo”. E ha aggiunto “Se cammini in giro per Seoul, vedi tanti bar frequentati da coppie, in cui le donne sono tutte carine e curate e tengono perennemente la voce bassa. Volevo uno spazio in cui potessero alzarla”.

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