Ambiente

Anche l’Italia, nel 2100, sarà un luogo inospitale

Una mappa 3D realizzata dal Berliner Morgenpost ha proposto 4 scenari sulle ripercussioni del climate change sul nostro Pianeta. Il quadro emerso non è per nulla rassicurante
Riccardo Liguori
Riccardo Liguori giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
21 aprile 2022 Aggiornato alle 11:00

Entro fine secolo, gran parte delle aree del Pianeta potrebbe essere decisamente meno ospitale. Il motivo? Lo sappiamo tutti. La crisi climatica.

Ondate di calore, innalzamento dei mari, eventi meteo estremi sempre più frequenti (come gli uragani) e carenza idrica. Questi i principali problemi cui l’umanità potrebbe andare incontro tra neanche 80 anni.

A rappresentarli in modo chiaro e interattivo, c’ha pensato il Berliner Morgenpost, che ha realizzato una mappa 3D, suddivisa in esagoni rappresentanti ciascuno una superficie di 12mila chilometri quadrati, per spiegare quali zone saranno meno abitabili. Tra queste, anche l’Italia.

I territori considerati meno abitabili sono stati proposti in questa rappresentazione misurando l’intensificarsi delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Senza però considerare eventuali interventi antropici per mitigarne gli effetti.

Inoltre, la piattaforma non tiene inoltre conto degli eventuali cambiamenti demografici. Dunque, anche i flussi di persone potenzialmente colpite sono solo ipotetici. E, probabilmente al ribasso, viste le attuali previsioni demografiche.

Le visualizzazioni ipotizzano scenari, in linea alle previsioni del Climate Action Tracker, per i quali il riscaldamento globale raggiungerebbe i +2,5° o +3° entro il 2100, rispetto ai livelli preindustriali.

Quattro le criticità rappresentate dalla mappa.

Nel primo scenario proposto, si apprende che un quarto di tutta la popolazione mondiale sarà sottoposto a uno stress idrico estremo. Attualmente, la maggior parte delle persone colpite vive in Asia e in Africa. Ma entro il 2100 si prevede che 147 milioni di europei saranno esposti allo stesso problema. I più minacciati? Gli italiani (il 62% della popolazione). A seguire, russi, spagnoli, belgi e tedeschi.

Il problema delle ondate di calore, invece, riguarderà il 13% della popolazione mondiale (circa 1,2 miliardi di persone), con India e Africa subsahariana in testa.

Per quanto riguarda l’innalzamento del livello del mare, questo problema potrebbe colpire, sulla base della distribuzione attuale della popolazione, il 2% della popolazione mondiale (oltre 118 milioni di persone). Guardando all’Europa, i cinque Paesi più colpiti saranno, in ordine, Paesi Bassi, Germania, Italia, Polonia e Belgio.

Infine, il problema dei cicloni tropicali, che interesserà circa il 10% della popolazione (920 milioni di persone). Soprattutto nelle aree dell’Asia orientale, centro America e nord Australia

In base alle rappresentazioni della mappa 3D, questi potenti vortici d’aria non necessariamente aumenteranno di numero. Ma di intensità.

A causa dell’aumento della temperatura del mare, infatti i cicloni tropicali avranno modo di incanalare maggiore energia, infrangendosi sulle coste. E sprigionando tutta la loro catastrofica forza.

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