Ambiente

Conosci la cosmetica Halal?

Vegani, ecologici e cruelty free: i prodotti di bellezza pensati per il mercato islamico hanno caratteristiche simili a quelle dell’industria beauty green. E proprio per questo potrebbero rappresentare il futuro del settore
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
13 aprile 2022 Aggiornato alle 17:00

Esiste un segmento del settore beauty che ogni anno aumenta la propria fetta di mercato, fa bene anche al Pianeta. Si tratta della cosmetica Halal.

Il termine halal in arabo significa lecito e identifica prodotti consentiti dalla religione islamica e quindi utilizzabili da chi la professa. Questa parola si contrappone a haram, che invece si traduce con proibito.

Un prodotto per essere definito halal non può contenere determinati ingredienti e deve essere realizzato rispettando regole ben precise in ogni momento della filiera produttiva. Solo così, dopo attenti esami da parte di commissioni apposite, ottiene la certificazione ufficiale, che investe ogni categoria merceologica: dal cibo all’abbigliamento, fino appunto alla bellezza.

Secondo lo State of the Global Islamic Economy Report 2020/2021, il mercato muslim friendly nel suo complesso ha fatto spendere alle persone di fede islamica di tutto il mondo 2.000 miliardi di dollari nel 2019. Di questi circa 66 miliardi sono stati indirizzati alla cosmetica Halal. Numeri che secondo il Global Halal Cosmetics Market sono destinati a salire ulteriormente fino ad arrivare a 76 miliardi entro il 2024.

Il primo ingrediente che non deve essere presente in trucchi, profumi e prodotti skincare, per il corpo o per i capelli, è l’alcol, vietatissimo per la religione islamica. Tutto ciò che è destinato alla bellezza di donne e uomini musulmani deve essere anche cruelty free e quindi non contenere ingredienti di origine animale, o entrati in contatto con prodotti derivati da suini o animali non macellati secondo il rituale islamico.

Uno dei precetti di questa fede è il rispetto della vita in ogni sua forma: per questo sono banditi anche siliconi, parabeni, sostanze inebrianti o geneticamente modificate, conservanti e qualunque elemento che possa fare male al corpo umano.

L’Islam è la religione numericamente più diffusa, con circa 1,6 miliardi di fedeli nel mondo. Questo numero elevato traina un mercato florido soprattutto in determinate nazioni, prime tra tutte Indonesia e Malesia, ma che si sta consolidando anche in molti Paesi del vecchio continente come Gran Bretagna, Francia e recentemente anche Italia. Il motivo, oltre alla globalizzazione e alle nuove generazioni di ragazze musulmane che, forse più delle loro madri, scelgono di avvicinarsi al make-up, è che questo tipo di cosmesi, non rispetta solo i precetti religiosi ma anche quelli dell’eco-sostenibilità.

Molte delle regole che rendono lecito un prodotto sono le stesse portate avanti dall’industria beauty green, prediletta dalla Generazione Z che sceglie gli acquisti non solo in base alla qualità ma anche all’impatto che esercitano sul Pianeta. Quello determinato dalla produzione Halal è minimo visto che trucchi, creme e profumi non sono solo privi di ingredienti di origine animale ma anche realizzati prediligendo formule vegan e che necessitino del minor spreco di acqua possibile in fase di produzione.

Senza contare che anche il packaging e la comunicazione di tutto ciò che non sia haram devono essere conformi ai dettami della legge islamica e di conseguenza green. L’uso della plastica è ridotto al minimo e dove possibile addirittura bandito e sostituito con materiali completamente riciclabili, e anche le iniziative di marketing portano avanti temi cardine come il rispetto per la diversità e l’inclusione.

Per quanto riguarda i prodotti la scelta è piuttosto varia e simile a quella della cosmesi tradizionale. Nel make-up il più richiesto è il fondotinta a lunga tenuta, indispensabili per le ragazze che portano il velo e che proprio per evitare di sporcarlo prediligono prodotti no transfert. Non mancano ovviamente i rossetti, purché non in colori troppo vistosi, perché un’altra regola alla quale le musulmane dovrebbero attenersi è di truccarsi senza però esagerare, seguendo uno stile definito modest.

Nonostante il mercato della cosmetica Halal sia in forte ascesa però, i brand tradizionali fanno ancora fatica a stare al passo. Qualche timido esempio di apertura c’è, con Nivea che ha lanciato una linea di creme e deodoranti halal in Indonesia o Estée Lauder che ha ottenuto la certificazione per alcuni prodotti venduti sul mercato mediorientale e asiatico, ma si tratta ancora di esempi sporadici.

Per il resto, le ragazze che anche nel nostro Paese vogliono truccarsi o prendersi cura della propria pelle seguendo i principi dell’Islam devono affidarsi ad aziende indipendenti, i cui prodotti sono reperibili principalmente online, come l’italiana RF Cosmetici oppure Amara Halal Cosmetics, in attesa che i grandi colossi del beauty decidano di fare l’ennesimo passo verso una bellezza davvero sostenibile.

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