Diritti

Antigone, sempre più suicidi nelle carceri: nel 2024 sono già 30

Mentre l’associazione ha pubblicato Nodo alla gola, il ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia, 13 agenti di polizia penitenziaria dell’istituto minorile Beccaria di Milano sono stati arrestati per violenze contro i detenuti
Credit: cottonbro studio
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
23 aprile 2024 Aggiornato alle 18:00

Ieri, lunedì 22 aprile, 13 agenti della polizia penitenziaria sono stati arrestati per violenze e maltrattamenti nei confronti dei detenuti del carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Secondo l’inchiesta della procura di Milano, gli episodi contestati si collocano tra la fine del 2022 e il 19 marzo 2024. Le vittime finora individuate sono 12: uno di loro era tra i detenuti che, il 25 dicembre 2022, avevano approfittato dei lavori in corso per aprire un varco nella recinzione e scavalcare il muro di cinta dell’Istituto Penale Minorile.

Gli indagati sono complessivamente 25, su un totale di una settantina di agenti di polizia penitenziaria in servizio nella struttura; 8 sono stati sospesi dal servizio. Tra le accuse mosse ai poliziotti coinvolti: maltrattamenti a danno di minori, concorso nel reato di tortura, concorso nel reato di lesioni a danno di minori e tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto.

L’associazione Antigone, che ieri ha pubblicato il 20° rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia intitolato Nodo alla gola, da tempo denuncia «tensioni e malfunzionamenti nell’ambito delle carceri minorili». In particolare, spiega Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell’osservatorio minori di Antigone, «avevamo denunciato il clima interno teso di quel carcere (il Cesare Beccaria di Milano, ndr), il sovraffollamento, i lavoro di ristrutturazione che durano da anni e limitano gli spazi per le attività, la carenza di personale educativo e direttori cambiati ripetutamente nel corso di pochi anni».

La risposta a questa indagine, «la prima che riguarda le carceri minorili, è di tornare a ripercorrere il modello educativo e socializzante che era stato impostato negli ultimi trent’anni, messo sotto attacco anche dagli ultimi provvedimenti governativi». Antigone l’aveva già raccontato nel rapporto Prospettive minori, pubblicato a febbraio: «La presa in carico dei ragazzi è sempre più disciplinare e farmacologizzata, con un utilizzo smodato di psicofarmaci, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati che vengono spostati come fossero pacchi da un IPM a un altro a seconda delle esigenze, con una modalità che contribuisce a creare e aumentare le tensioni».

Il “sistema consolidato di violenze” al Cesare Beccaria di Milano

“Mi hanno svegliato e mi hanno picchiato mentre ero in cella con un altro. Mi hanno portato giù in una stanza singola e lì mi hanno ancora picchiato in faccia sul naso che mi faceva tanto male”. Questa è solo una delle testimonianze emerse sulle presunte violenze che sarebbero avvenute dal 2022 all’interno del Cesare Beccaria di Milano.

“Il primo colpo è stato uno schiaffo, il secondo colpo è stato un pugno, il terzo colpo è stato nelle parti intime e da lì ho visto tutto nero. L’ultima cosa che mi ricordo è che mi hanno sputato addosso”. L’indagine parla di un “sistema consolidato di violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni”.

Secondo quanto emerge, le violenze sarebbero avvenute spesso nell’ufficio del “capoposto” o nelle celle d’isolamento, in spazi senza telecamere. Alcuni pestaggi, però, sarebbero stati ripresi: nell’ordinanza, riporta Ansa, si parla di immagini “devastanti” e, nella “sequenza” di violenze, una viene ritenuta “la più grave”, quella nei confronti di un ragazzo che aveva reagito alle molestie sessuali di una delle guardie. In sei (il capoposto Gennaro Mainolfi, Roberto Mastronicola, Federico Masci, Giuseppe di Cerbo, Cristian Meccariello e Raffaele Salzano, tutti ora in carcere) lo avrebbero prima reso inoffensivo con spray al peperoncino spruzzato negli occhi, poi picchiato e portato al piano terra “in una cella di isolamento”. Lì il detenuto sarebbe stato denudato e, sempre con le manette ai polsi, preso a cinghiate fino a farlo sanguinare. L’avrebbero lasciato in quello stato per un’ora.

L’indagine della Procura di Milano, coordinata dalla Pm di Milano Rosaria Stagnaro, è scattata un anno fa dalla segnalazione del Garante dei detenuti di Milano Francesco Maisto, che aveva ricevuto informazioni dall’ex consigliere comunale David Gentili, che a sua volta era stato contattato da una psicologa e dalla madre di un ex detenuto preoccupate per quel che accadeva all’interno della struttura.

Il procuratore di Milano, Marcello Viola, ha parlato in conferenza stampa di «una vicenda dolorosa e una brutta pagina per le istituzioni, ma vanno assicurati il controllo della legalità e il rispetto della legge». Il procuratore aggiunto di Milano, Letizia Mannella, ha aggiunto che «ciò che ci ha colpito sin dal primo momento è il metodo di queste persone deviate dal sistema, che picchiavano i ragazzi con un metodo tale da non lasciare il segno e i ragazzi si davano pizzicotti per lasciare sulle botte ricevute i lividi». È interesse dello Stato, ha dichiarato Viola, «far luce su questi fatti, che creano desolazione e sconforto, anche in un ambiente penitenziario» martoriato dal «sovraffollamento» e dai suicidi, sempre più frequenti.

Il nuovo rapporto di Antigone

Nodo alla gola, il 20° rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane, ha contato 30 suicidi dall’inizio dell’anno: 1 ogni 3 giorni e mezzo. Nel 2023 almeno 70 persone si sono tolte la vita all’interno di un carcere. Il 2022, che è stato l’anno da record con 85 suicidi accertati, ne ha registrate 20 nel periodo gennaio - aprile. “Se la tendenza di questi primi 4 mesi si confermasse nel resto dell’anno, il 2024 farebbe registrare un altro record negativo e drammatico. In carcere ci si leva la vita ben 18 volte in più rispetto alla società esterna”, spiega Antigone.

“Dalle biografie delle persone che si tolgono la vita emergono in molti casi situazioni di grande marginalità. Molte le persone giovani e giovanissime, molte le persone di origine straniera”, si legge nel report. L’età media tra il 2023 e il 2024 è di 40 anni. Per le persone straniere, che sono meno di un terzo della popolazione detenuta totale (31,3%), i tassi di suicidi sono significativamente maggiori rispetto agli italiani.

Negli istituti in cui sono stati registrati i suicidi si registra una situazione più o meno grave di sovraffollamento. “In 10 Istituti su 13 il livello di sovraffollamento supera la media nazionale, pari - a fine marzo 2024 - al 119,3%. Tra questi svettano Regina Coeli, Verona e Taranto, rispettivamente con un tasso di affollamento pari al 182%, al 173% e al 162%”. Al 31 marzo 2024 erano 61.049 le persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Ma secondo Antigone sarebbero 13.500 le persone in più rispetto al normale. Un tasso di affollamento da record, che cresce di 331 unità al mese. Nei 17 Istituti Penali per Minorenni d’Italia, alla fine di febbraio 2024 erano 532 i giovani reclusi: anche questa è una cifra in rapida crescita (nel 2022 erano 381).

Le cause di questo aumento sono diverse, spiega l’associazione: “maggiore lunghezza delle pene comminate, minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata, introduzione nuove norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi”. Il numero di reati, tuttavia, diminuisce: dal 1° gennaio al 31 luglio 2023 erano stati commessi in Italia 1.228.454 delitti, il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

«La situazione delle carceri italiane, che emerge da un lavoro di monitoraggio che nel 2023 ci ha portato a visitare 99 istituti presenti in Italia, è drammatica», spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. Si sta registrando «il ritorno a livelli di affollamento che non si registravano da oltre 10 anni, cioè da quando l’Italia fu condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati che si verificavano nelle nostre carceri».

Nelle carceri, inoltre, “i numeri della polizia penitenziaria fotografano una situazione connotata da carenze e disomogeneità nel territorio, e rispetto l’anno precedente, da un generale aumento del rapporto medio tra detenuti e agenti - spiega il rapporto - Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero aggiornate al 2024, manca il 16% delle unità previste in pianta organica. In totale il personale effettivamente presente è pari a 31.068. Il rapporto detenuti agente attuale è pari a 1,96 detenuti per ogni agente”.

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