Ambiente

L’Europa è il continente che si sta surriscaldando di più

A dirlo sono Copernicus e l’Organizzazione meteorologica mondiale nel nuovo rapporto sullo stato del clima: dal calore dei mari all’assenza di neve tanti gli indicatori negativi. C’è però una luce nel buio: le rinnovabili
Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI   

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22 aprile 2024 Aggiornato alle 15:00

Se oggi state pensando “ma che diavolo di freddo fa” quando mancano solo pochi giorni a maggio, e se la settimana scorsa con oltre 30 °C avete esclamato “mio Dio che caldo”, ricordatevi che in tutto questo la crisi del clima innescata dall’uomo ha un suo ormai innegabile peso.

L’estremizzazione del clima, l’aumento di eventi intensi e frequenti, come le ondate di calore e il cambiamento della circolazione atmosferica che porta a radicali abbassamenti o aumenti delle temperature, oppure alle inondazioni, negli anni più caldi della storia (e i dieci mesi consecutivamente più bollenti) nel Pianeta è infatti ormai visibile a occhio nudo.

Se altrove - come in Cina, Stati Uniti, Australia o Africa dove Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno recentemente dichiarato lo stato di emergenza nazionale per la peggiore siccità degli ultimi 40 anni - gli effetti della crisi del clima sono decisamente “ben visibili” da tempo, ormai anche in Europa non possiamo più nascondere come il nuovo clima stia stravolgendo vite, agricoltura, pesca ed economie.

A certificare gli impatti di una Europa dove le inondazioni e le forte ondate di calore sono sempre più diffuse è il nuovo rapporto sullo Stato europeo del clima 2023, che esce in occasione della Giornata Mondiale della Terra ed è realizzato da Copernicus, Servizio per i cambiamenti climatici (C3S), insieme all’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).

Gli scienziati, attraverso le analisi dei dati, ricordano come “nel 2023 gli impatti dei cambiamenti climatici hanno continuato a manifestarsi in tutta Europa, con milioni di persone colpite da eventi meteorologici estremi, rendendo prioritario lo sviluppo di misure di mitigazione e adattamento”.

Punto di partenza dello studio è il fatto che in Europa il 2023 “è stato l’anno più caldo o il secondo più caldo mai registrato, a seconda del set di dati” e “le temperature in Europa sono state superiori alla media per 11 mesi all’anno, compreso il settembre più caldo mai registrato”.

Lo scorso anno c’è stato un numero record di giorni con “stress da caldo estremo” e la mortalità legata al caldo è aumentata di circa il 30% negli ultimi 20 anni (e si stima che i decessi legati al caldo siano aumentati nel 94% delle regioni europee monitorate). Sempre lo scorso anno secondo le stime preliminari per il 2023 dell’International Disaster Database (EM-DAT) in Europa sono purtroppo morte “63 persone a causa di tempeste, 44 per inondazioni e 44 per incendi. Le perdite economiche legate alle condizioni meteorologiche e climatiche nel 2023 sono stimate in oltre 13.4 miliardi di euro”.

Aumentano dunque gli impatti negativi sulla salute dei cittadini del Vecchio Continente a causa degli eventi estremi ma come ricordano da Copernicus oggi “il rischio sanitario e l’adattamento variano da Paese a Paese”.

Questi rischi per la salute sono direttamente connessi alla crisi del clima. Il nostro è il continente che “si sta riscaldando più rapidamente, con un aumento delle temperature pari a circa il doppio della media globale. I tre anni più caldi registrati in Europa si sono tutti verificati a partire dal 2020 e i dieci più caldi dal 2007”, ricordano da Copernicus.

Ancor più chiaramente, sono i mari a parlarci: bisogna sempre ricordarsi che per gli oceani è necessario solitamente molto più tempo per riscaldarsi e raggiungere certe temperature, dato che hanno una resistenza termica differente. Eppure “per l’intero anno, la temperatura superficiale marina media (SST) nell’oceano europeo è stata la più calda mai registrata. Alcune parti del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico nord-orientale hanno registrato la più alta media annuale mai registrata”.A giugno, ricordano gli esperti, l’Oceano Atlantico a ovest dell’Irlanda e intorno al Regno Unito “è stato colpito da un’ondata di calore marino classificata come “estrema” e in alcune aree “oltre l’estremo”, con temperature marine superficiali fino a 5°C sopra la media”.

A livello di piogge l’Europa nel suo complesso ha registrato circa il 7% di precipitazioni in più rispetto alla media e i flussi fluviali sono stati i più alti mai registrati nel mese di dicembre, con flussi “eccezionalmente elevati” in quasi un quarto della rete: un terzo della rete fluviale europea ha registrato flussi superiori alla soglia di alluvione “elevata” e il 16% ha superato la soglia di alluvione “grave”.

In generale gran parte dell’Europa “è stata colpita da ondate di calore durante l’estate prolungata e sia ad agosto che a settembre si sono verificati gravi eventi alluvionali. Al culmine dell’ondata di calore di luglio, il 41% dell’Europa meridionale è stato colpito almeno da “forte stress da caldo”, con potenziali impatti sulla salute”.

Inoltre le inondazioni hanno colpito circa 1.6 milioni di persone in Europa e hanno causato circa l’81% delle perdite economiche dell’anno dovute agli impatti climatici sul continente.

Se le precipitazioni si fanno più impattanti, la neve invece è sempre più scarsa. Come spiegano i ricercatori “gran parte dell’Europa ha registrato un numero di giorni di neve inferiore alla media, in particolare nell’Europa centrale e nelle Alpi durante l’inverno e la primavera. Nel 2023, le Alpi hanno registrato un’eccezionale perdita di ghiaccio nei ghiacciai, legata all’accumulo di neve invernale inferiore alla media e al forte scioglimento estivo dovuto alle ondate di calore. Nel periodo 2022-2023, i ghiacciai delle Alpi hanno perso circa il 10% del loro volume residuo”.

Negative anche le condizioni dell’artico dove i cinque anni più caldi registrati si sono verificati tutti a partire dal 2016.

Al suo massimo annuale a marzo l’estensione mensile del ghiaccio marino artico è stata del 4% al di sotto della media (al quinto posto tra le più basse mai registrate). Al suo minimo annuale a settembre, l’estensione mensile si è classificata al sesto posto, con il 18% in meno rispetto alla media.

Nel frattempo, crescono invece “le emissioni totali di carbonio dovute agli incendi boschivi nelle regioni subartiche e artiche che sono state le seconde più alte mai registrate”.

In questo generale contesto negativo per il clima europeo del 2023, c’è però una luce nel buio. Lo scorso anno infatti in Europa “la percentuale di produzione effettiva di elettricità da fonti rinnovabili è stata record, con il 43%, rispetto al 36% del 2022.

Per il secondo anno consecutivo, la produzione di energia da fonti rinnovabili ha superato quella da combustibili fossili inquinanti”, ricordano gli scienziati.

Anche se non ovunque, il potenziale di produzione di energia idroelettrica fluviale è stato superiore alla media in gran parte dell’Europa per l’intero anno, grazie alle precipitazioni e alla portata dei fiumi superiori alla media, e quello di produzione di energia solare fotovoltaica è stato inferiore alla media nell’Europa nord-occidentale e centrale e superiore alla media nell’Europa sud-occidentale e meridionale.

In un percorso di necessaria transizione energetica, quella per dismettere i combustibili fossili che innescano l’aumento delle emissioni, la possibilità di poter contare sulle rinnovabili in Europa è dunque sempre più importante.

«I dati presentati nello Stato europeo del clima sono allarmanti, ma questa ricerca è anche uno strumento fondamentale per il nostro obiettivo di transizione verso l’energia sostenibile, ridurre le emissioni nette di gas serra e diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050», ha ricordato Mauro Facchini, capo unità per l’osservazione della Terra presso la Direzione generale per l’industria della difesa e lo spazio (DG DEFIS) della Commissione europea.

Per Carlo Buontempo, direttore di Copernicus, «nel 2023 l’Europa è stata testimone del più grande incendio mai registrato, di uno degli anni più piovosi, di gravi ondate di calore marino e di devastanti inondazioni diffuse. Le temperature continuano ad aumentare, rendendo i nostri dati sempre più fondamentali per prepararsi agli impatti del cambiamento climatico».

Infine, Celeste Saulo, segretario Generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale, chiosa ricordando ancora una volta come «la crisi climatica sia la sfida più grande della nostra generazione. Il costo della climate action può sembrare alto, ma il costo dell’inazione è molto più alto. Come dimostra questo rapporto, dobbiamo sfruttare la scienza per fornire soluzioni per il bene della società».

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