Diritti

Cosa prevede il Patto europeo su migrazione e asilo?

Secondo la normativa del Parlamento Ue, i migranti saranno trattenuti in hotspot vicino le frontiere per una prima identificazione (con il rischio di essere rimpatriati). «I confini saranno ancora più fortificati», ha spiegato a La Svolta Francesca Bocchini, advocacy manager di Emergency
Credit: EPA/Carlos de Saa
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22 aprile 2024 Aggiornato alle 11:20

Il 2023, quello definito da quasi tutti i Governi europei come “l’anno dei record” degli sbarchi, ha portato sulle nostre coste o nei nostri confini 330.000 migranti irregolari su una popolazione di circa 450 milioni di abitanti. Nonostante la piccola cifra, costruiamo muri (1.000 km in area Ue anche Schengen), facciamo intese con i peggiori autocrati moderni come il turco Erdogan o il tunisino Saied o addirittura con il Governo e la guardia costiera libica, noti al mondo per la detenzione in veri e propri lager dei migranti.

In tema immigrazione, il 10 aprile è stato approvato il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo. Il “Patto fortezza”, come qualcuno l’ha ribattezzato, è, come spiegano tantissimi esperti di diritto, sociologi, rappresentanti della società civile e delle Ong, un arretramento rispetto al passato e mette a serio rischio quei diritti fondamentali dell’essere umano su cui si basa l’esistenza stessa della Ue. Ma ha anche il “merito” di scontentare quasi tutti: partiti e movimenti più progressisti, che ne denunciano la deriva illiberale (anche se una parte consistente dei gruppi di sinistra l’ha votato) e quelli della destra estrema che non vogliono sottostare a un principio di solidarietà e sussidiarietà (per quanto minimale) obbligatorio.

In sostanza i migranti, secondo le nuove normative, saranno trattenuti senza flagranza di reato, e detenuti in hotspot creati ad hoc vicino alle frontiere, per una prima identificazione, con il rischio che poi vengano rimpatriati. In altre parole: molti dei migranti che non hanno possibilità di entrare legalmente in Europa e sono costretti a fare viaggi drammatici durante i quali conoscono violenze di ogni tipo e muoiono (i morti o i dispersi nel Mediterraneo, senza parlare di quelli che muoiono prima di arrivarci, sfiorano i 30.000 dal 2014 a oggi), saranno fermati e molto probabilmente rispediti a casa. Passeranno solo quelli che avranno quelle caratteristiche (sempre più rare) che garantiscano l’asilo.

Inoltre, il disegno di legge non affronta un fattore importante alla base del crescente numero di richieste di asilo, l’assenza, cioè, di percorsi di migrazione legale per i lavoratori qualificati e non qualificati di cui, peraltro, c’è un disperato bisogno in diversi settori europei, tra cui l’edilizia, l’agricoltura e l’industria (la Confindustria veneta e lo stesso governatore Zaia hanno fatto un appello al Governo per un aumento immediato del numero di ingressi legali e si sono offerti di provvedere loro a formazione e accoglienza).

Nel testo, poi, si parla di “principio di solidarietà” che obbligherebbe gli Stati membri a accogliere un certo numero di migranti (pena una multa di 20.000 euro): per molti analisti non è altro che un rinvio di donne, bambini e uomini tra Paesi, senza rispetto per la dignità né le volontà del migrante. Nel frattempo, quello che sarebbe dovuto venire salutato come l’accordo per superare il criticatissimo regolamento di Dublino (ovvero: spetta al Paese di primo ingresso la gestione del migrante), non fa che confermare il regolamento stesso.

Altro tema toccato, è quello dei minori. L’accordo Ue, infatti, “indebolirà significativamente le tutele per i minori che fuggono da guerre, fame, conflitti, violenza, rischiando spesso la morte” chiarisce in una nota Save the Children. L’esito del voto, secondo la nota Ong, non solo minerà il diritto di asilo dei minori e delle famiglie in Europa, ma li metterà anche a rischio di detenzione, respingimenti e violenze alle frontiere.

«Il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo riconferma l’approccio securitario dell’Europa alle migrazioni - spiega Francesca Bocchini, advocacy manager di Emergency, a La Svolta - I confini si fanno ancora più fortificati e sempre meno attenzione viene riservata ai diritti dei migranti. Le procedure accelerate alle frontiere saranno parte integrante delle politiche europee, riducendo gli standard di protezione dei richiedenti asilo e favorendone il trattenimento in strutture di detenzione nelle zone di confine durante la valutazione della domanda. Nemmeno i minori saranno esentati dalle procedure di screening ai nostri confini. Il tanto criticato Regolamento di Dublino rimane invariato nella sostanza. Agli Stati membri sarà però concesso di contribuire finanziariamente sia in supporto ad altri Stati europei sia in Paesi terzi in alternativa all’accoglienza dei migranti sul proprio territorio».

«Una terribile quantificazione del valore della dignità di una vita e un invito a supportare nuove iniziative di esternalizzazione delle frontiere nei Paesi di origine e transito - aggiunge Bocchini - Crediamo che il lavoro dell’Ue si dovrebbe concentrare su ben altro a partire da un’espansione di canali migratori legali e sicuri, il miglioramento dei sistemi di accoglienza e inclusione e una missione navale europea nel Mediterraneo».

«Questo Patto – spiega a La Svolta Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, organizzazione di volontariato di Roma - salutato come un risultato storico è in realtà un compromesso al ribasso che impoverisce il diritto di asilo in Europa. Con questo patto, il Parlamento europeo ha formalizzato quello che da tempo (almeno come orientamento) si è fatto concretamente nei confronti dei richiedenti asilo da anni: un compromesso sulla questione migratoria. Certo la “storia” sarà giudice di quanto si poteva fare in più e in modo diverso per i migranti, soprattutto in chiave di un futuro di pace. Ma attenzione a incolpare di tutto questo l’Europa come fosse un’entità aliena. Il Patto è il risultato della somma di interessi poco lungimiranti di singoli Stati o gruppi di essi che non esprimono una reale politica comunitaria che ponga al centro le persone che migrano. Non possiamo accontentarci di questa visione di Europa».

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