Ambiente

Eventi meteo estremi: in quali regioni italiane sono più letali?

La ricerca di Enea, che ha preso in esame il periodo 2003-2020, ha stabilito che il 50% delle aree più coinvolte dagli effetti della crisi climatica si trova in montagna
Credit: davide ragusa  

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19 aprile 2024 Aggiornato alle 14:00

Lo stiamo notando, ormai da tempo: il cambiamento climatico coincide con l’aumento degli eventi estremi, i quali hanno a loro volta effetti non sempre prevedibili.

Man mano che questi fenomeni si verificano, gli studi vengono approfonditi e questo consente di comprendere meglio quanto incidono le alluvioni, la siccità o il dissesto idrogeologico, ma soprattutto dove.

Qualche settimana fa, l’Agenzia nazionale per nuove tecnologie, energia e sviluppo economico sostenibile, Enea, ha pubblicato una ricerca sulla rivista internazionale Safety in Extreme Environment per mappare il territorio del nostro Paese.

Il documento prende in esame il periodo 2003-2020 per quanto riguarda i decessi direttamente causati da eventi meteorologici o idrologici estremi (temporali, alluvioni, dissesti, valanghe). Il risultato è che più del 90% dei Comuni italiani sono a rischio di eventi estremi, con oltre 8 milioni di abitanti esposti e una netta prevalenza delle realtà montane.

C’è una classifica che considera il numero di decessi e i comuni coinvolti. Al primo posto della triste graduatoria si posiziona il Trentino-Alto Adige con 73 decessi e 44 comuni coinvolti, seconda la Lombardia sempre con 44 comuni ma 55 decessi, mentre al terzo posto c’è la Sicilia (35 decessi e 10 comuni).

Il Piemonte è quarto, altra regione piuttosto a rischio, con 34 decessi e ben 28 comuni toccati dagli eventi estremi, poco meglio fa il Veneto con 29 decessi e 23 comuni, mentre sesto in graduatoria si trova l’Abruzzo con 24 decessi e 12 comuni.

Sono tutte regioni classificate come “rosse” nella mappa realizzata da Enea, quindi estremamente a rischio e che raccolgono la maggior parte dei 378 decessi totale in quasi vent’anni (e 247 comuni coinvolti).

Seguono, in graduatoria, la Liguria con 19 decessi e 10 comuni coinvolti, la Toscana con 17 decessi per 7 comuni, l’Emilia-Romagna con 14 in 12 comuni, quindi Calabria (12 decessi per 10 comuni), Valle d’Aosta (11 su 8), Friuli Venezia Giulia e Marche (10 su 9), Puglia (10 su 8), Campania (5 decessi in 4 comuni), Sardegna (5 su 2) e Basilicata (3 su 2). L’unica regione a segnare uno zero in entrambi i valori è il Molise.

Il territorio italiano è certamente molto variegato e per questo è anche complicato da controllare. A patire di più, stando alla ricerca di Enea, sono però i comuni di montagna, circa il 50% del totale.

Si nota poi un altro dato da interpretare, perché fra le vittime ci sono 297 uomini e 81 donne. Secondo Claudia Dalmastri, co-autrice dello studio insieme alla ricercatrice di Enea Raffaella Uccelli, «la disparità fra i sessi potrebbe essere collegata, almeno in parte, a diversi stili di vita, alle attività svolte, agli spostamenti casa-lavoro e ai tempi diversi trascorsi all’aperto».

La ricerca di Enea serve a inquadrare il problema, per concentrare le risorse sulla prevenzione nelle aree più a rischio.

In questo senso la mortalità è il dato individuato per comprendere l’impatto diretto sulla popolazione residente. «Gli eventi meteo estremi – ha spiegato Raffaella Uccelli – stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze drammatiche su territori e popolazioni, in particolare over 65, la cui percentuale in Italia è aumentata del 24% in 20 anni».

L’idea, quindi, è indirizzare l’azione dell’amministrazione pubblica verso le considerate più a rischio, non tanto dalla politica quanto dai numeri.

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