Ambiente

Giornata della Terra: notizie positive ne abbiamo?

Difficile proporre cose non già dette e soprattutto non tragiche. Purtroppo, le notizie sul nostro Pianeta e sul suo clima continuano a essere negative. Ci sono però quattro messaggi su cui puntare per invertire la rotta
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Hatice Baran 

Difficile scrivere sulla Giornata della Terra, oggi 22 aprile 2024, senza dire cose banali, già dette e soprattutto non catastrofiche. Purtroppo, le notizie sul nostro Pianeta restano negative, anzi continuano a peggiorare. Crescono le emissioni, crescono le temperature, crescono gli eventi estremi, si avvicinano i punti di non ritorno, alcuni dei quali, secondo gli scienziati, sono già stati superati.

E mentre tutto questo accade, l’informazione continua a occuparsi di altro, la politica anche e pure gli individui, se è vero che è recente la notizia secondo cui mancano addirittura gli aerei per gli spostamenti dei passeggeri, tanto intensamente sono ripresi gli spostamenti, soprattutto per turismo, della popolazione mondiale più benestante.

Se gli obiettivi si allontanano

Insomma, più che piove sul bagnato, si aggiunge caldo al caldo. L’energia fossile resta ancora la regina incontrastata che alimenta tutte le nostre azioni. Il sistema capitalistico globale è ancora lì, fermo al suo posto, alimentato da una retorica della crescita che, anche se verde, non cambia le carte in tavola. I Paesi ricchi cominciano a essere in difficoltà, i Paesi poveri non sanno come fronteggiare alluvioni e siccità crescente. Buona parte degli obiettivi dell’Agenda 2030 si allontanano, primo tra tutti quello di sconfiggere la fame del mondo. Ma la cosa peggiore è che la situazione attuale non è reversibile, ovvero possiamo peggiorare ma non tornare indietro.

Dall’energia alle città, le cose stanno cambiando

Di fronte a tutto ciò, abbiamo buone notizie per la Terra?

Alcune, sì. L’accelerazione demografica si sta fermando. La popolazione crescerà ancora per effetto di alcuni continenti particolarmente popolosi come l’Africa, ma il picco non è lontano, dopo di che ci sarà solo decelerazione.

L’energia rinnovabile, in particolare eolico e solare, continua la sua corsa e se ancora è minoranza rispetto a quella basata sul fossile la sua impennata ormai è destinata a non fermarsi.

Moltissime città si stanno rendendo conto del proprio ruolo sia rispetto all’inquinamento globale che alla capacità di contrastarlo. Strumento primario in questo senso è la riforestazione urbana, un concetto ormai condiviso da quasi tutte le amministrazioni.

Ancora: lo smart working, nonostante alcune aziende e alcuni amministratori delegati miopi tentino di azzopparlo, continua a crescere anch’esso. Ormai la maggior parte dei giovani che si affacciano nel mondo del lavoro lo esigono e le aziende che lo prevedono in maniera massiccia sono quelle più appetibili.

Cresce infine la consapevolezza che esiste un legame tra alimentazione e salute del Pianeta e nostro. Diminuiscono quindi i consumi di carne, anche se l’aumento dei prezzi non consente invece quella crescita del biologico che sarebbe positiva su tutti i fronti.

L’adattamento è ancora individuale. Ma per poco

In generale, la maggioranza delle persone è preoccupata per il cambiamento climatico che ormai tocca pesantemente con mano. Ne sono consapevoli anche gli abitanti di zone più interne e meno “sviluppate” del nostro Paese, che vedono le loro montagne senza neve e le loro fresche estati diventate torride.

Tutto questo però ancora non si traduce in movimenti di massa, purtroppo, perché permane ancora la ricerca individuale di zone di benessere e di qualità della vita, nonostante la crisi climatica.

Un adattamento individuale, insomma, come la casa col terrazzo, le vacanze al mare o in montagna e con l’aria condizionata. Ma è probabile che tra pochi anni ci si renderà conto che solo agendo collettivamente si potranno realmente cambiare le cose: non basterà più avere uno sfogo privato, personale, anche perché sarà troppo costoso e inaccessibile ai più, visto l’aumentare dell’inflazione e delle diseguaglianze.

I quattro messaggi sul clima che andrebbero dati

Tutto ciò non è molto, purtroppo, ma è già qualcosa. Un qualcosa che indica, a chi di clima si occupa, la linea da seguire e soprattutto i messaggi da comunicare e diffondere il più possibile.

Anzitutto, ovviamente, continuare a divulgare i dati scientifici, ciò che sta accadendo a livello fisico alla Terra e tutte le conseguenze purtroppo nefaste.

Al tempo stesso, spiegare come le scelte in favore dell’ambiente non siano qualcosa per ricchi, ma un modo per far stare meglio tutti (anche se ovviamente per far sì che le riforme ambientali non ricadano sui più poveri servono poi adeguate politiche nazionali, basti pensare alla direttiva europea sulle “case green”). Terzo fronte: la difesa dei beni comuni per tutti va prospettata come l’unica strada per un vero benessere. Più che cercare una spiaggia privata per noi, serve lottare per spiagge pubbliche per tutti. Più cercare un appartamento col terrazzo, serve protestare con forza perché le amministrazioni facciano politiche abitative democratiche e inclusive.

Infine, da ultimo, è fondamentale riflettere e far riflettere sul fatto che ciò che emotivamente ci occorre non sono i soldi, necessari solo in una società diseguale e sbagliata, ma condivisione, relazione, compagnia contro la solitudine: tutti aspetti che non producono emissioni e non danneggiano la Terra.

Questi quattro messaggi, a mio avviso, andrebbero portati avanti con decisione, dai media, dagli attivisti ambientali, dalle associazioni, da tutti coloro che stanno lavorando affinché si inverta la rotta presa finora. Perché è solo cambiando la testa delle persone - e insieme i loro sentimenti - che la nostra Terra avrà qualche possibilità di salvarsi.

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